STEFANO FILIPPONI: "Non abbiate mai paura di mostrarvi così come siete"
Il cantautore Stefano Filipponi in uno scatto promozionale
Il cantautore Stefano Filipponi in uno scatto promozionale

STEFANO FILIPPONI: “Non abbiate mai paura di mostrarvi così come siete”

Benvenuto Stefano Filipponi sulle pagine di Music.it! Sono felice di intervistarti. Iniziamo con la nostra domanda di rito: ci racconti un episodio legato alla musica, per te particolarmente significativo? Vedila come una confessione che faresti a un amico.

Uno degli episodi più significativi per me è stato quando, a Istria, interpretai alcuni brani di Mia Martini, tra cui “E non finisce mica il cielo” di fronte alla sorella, Leda Bertè, che mi fece molti complimenti. Quel giorno cantai anche “Vivrò”, l’inedito che scrisse per me Maurizio Fabrizio, autore di “Almeno tu nell’universo”. Ci sono stati parecchi episodi e strane coincidenze che mi legano a Mimì. È come se mi sentissi protetto, in qualche modo.

Avere Mia Martini come angelo custode della musica dev’essere un gran privilegio! Sei noto per aver partecipato alla quarta edizione di X Factor. Come ricordi quell’esperienza? A distanza di anni, cosa ti è rimasto?

Devo essere sincero, per me quell’esperienza è stata davvero traumatica e, forse, è arrivata prematuramente. Non avevo le spalle abbastanza larghe per affrontare una simile pressione. Mi ci è voluto parecchio tempo per metabolizzare quei tre lunghi mesi, per comprenderne i benefici. Sia a livello umano che artistico sono cresciuto molto, anche grazie ad X Factor. Mi ha buttato prepotentemente fuori dalla mia zona di comfort e mi ha fatto capire che se si vuole far sentire la propria voce, bisogna lottare. Di X Factor ho pochissimi ricordi, del palco e delle esibizioni ho rimosso quasi tutto. Come fossero dei flashback di una vita passata. Unico pro: nel loft dove eravamo reclusi ci si poteva abbuffare di qualsiasi tipo di cibo, come essere in crociera!

C’è qualcuno, dei concorrenti di quella edizione, con cui hai sviluppato un rapporto di amicizia o lavorativo che si è mantenuto negli anni?

Io sono uno di quelli che andava d’accordo con tutti, da Nathalie a Davide Mogavero, eravamo molto legati. Dopo X Factor ci siamo un po’ persi e dispersi. Forse non è stata un’esperienza difficile solo per me. Mi piacerebbe molto rincontrarli e vedere come siamo cresciuti in questi anni, sono tutti delle persone super carine!

Il tuo ultimo lavoro discografico, “Manifesto”, è uscito nel 2017. Quali sono i brani dell’EP che meglio rappresentano la tua musica?

Tutti i brani sono emblematici del mio approccio emotivo, forse infantile, ma sempre autentico alla musica. “Tutto quello che ho” è quello che parla più di me.

Il 2017 ha segnato anche la nascita ufficiale del tuo personaggio drag, Arcadia. Qual è il suo stile? Ritieni che il drag faciliti le tue esigenze espressive?

Arcadia non ha uno stile estetico ben definito e, sinceramente, ancora lo deve mettere a fuoco. Con precisione, invece, sa bene cosa e come comunicare attraverso la musica.
Parlando in terza persona come i tronisti di “Uomini e Donne”: Arcadia è nata proprio per facilitare la mia comunicazione sul palco. Indossando una maschera ci si sente meno nudi, si percepisce di meno il peso della propria vulnerabilità, è come avere una corazza addosso e, allo stesso tempo, puoi comunque essere te stesso al cento per cento.
Non ho scelto di creare Arcadia per l’esigenza di vestire dei panni femminili, ma per creare un mondo immaginario legato alla libertà e alla fantasia, in cui rifugiarmi quando ne ho bisogno.

Ti senti più a tuo agio nei panni di Stefano Filipponi o nei panni di Arcadia?

Sul palco nei panni di Arcadia. Fuori dal palco nei panni di Stefano.

Sul web è molto nota la tua cover di “A me me piace ‘a Nutella”, del Piccolo Lucio. Devo proprio chiedertelo… Come ti è venuto in mente di realizzarla? La adoro, detto tra noi.

L’idea di fare la cover di questo brano mi è venuta ad una cena con i miei amici. Parlavamo di questo fenomeno napoletano e mi è venuta un’epifania sulla drammaticità di una canzone così apparentemente divertente: il cibo viene visto come un’ossessione. Non nego di avere un rapporto abbastanza conflittuale con esso e ho avuto dei disturbi alimentari in passato. Così mi sono detto, ora la faccio a modo mio, come una poesia, al pianoforte, con tanto di fiori e mare, simboli dicotomici di mutabilità e costanza.

Quali sono le tue prospettive per il futuro? Hai in cantiere un nuovo disco?

Per il futuro intendo continuare quello che sto facendo ora: comunicare in ogni modo possibile, attraverso la musica e l’arte. Sto lavorando a un nuovo progetto musicale, per ora sono alla scrittura delle bozze al piano – la parte che preferisco, è un’operazione catartica e liberatoria. Spero di farlo uscire entro l’estate, anche perché l’esigenza di esprimermi con la musica è più forte che mai.

Se la tua musica fosse un odore, quale sarebbe? E un sapore? E un colore?

L’odore sarebbe quello dell’incenso alla fragola, qualora esistesse. Saprebbe, invece, di pizza diavola piccante, perché è il cibo delle forti emozioni. Il colore è super gothic black.

Grazie mille a Stefano Filipponi per il tempo che ci ha dedicato. Vuoi aggiungere qualcosa?

A tutti i balbuzienti e quelli che hanno paura di parlare, spesso mi scrivete sui social per qualche consiglio. Ve lo ripeto anche qui, non abbiate mai paura di mostrarvi così come siete e cercate ogni modo possibile per comunicare, sempre!

https://youtu.be/HbiAmaiLUWM