Da quando Luca Guadagnino annunciò la pre-produzione del remake di “Suspiria” di Dario Argento, l’opinione pubblica sulla questione sin da subito si è posta in contrasto, reputando intoccabile e inarrivabile il cult del 1977 del Maestro del Brivido. Dopo l’uscita del suo ultimo film candidato agli Oscar, “Call Me By Your Name”, Luca Guadagnino ha guadagnato (forse esageratamente) alto prestigio, venendo più volte considerato uno dei pochi eredi del cinema italiano d’autore. Con l’annuncio della sua partecipazione in concorso alla 75^ Mostra del Cinema di Venezia, e dal rilascio del primo trailer, questa nuovo remake di “Suspiria” è entrato ufficialmente nelle grazie di molti, considerando anche il potentissimo cast tutto al femminile composto, da Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth e Chloe Grace Moretz.
Valutando il tutto, per Luca Guadagnino il rischio di incappare in qualche errore irrimediabile era abbastanza elevato, ma non è questo il caso. Il suo “Suspiria” non solo è avvolto di un nuovo fascino tutto personale ma riesce comunque e inesorabilmente in quanto film horror a donare uno straordinario vigore al genere. Il regista abbandona tutto l’immaginario di Dario Argento, non fa un lavoro iconoclasta, frammentando il film in semplici citazionismi o in scialbi rimandi all’opera del 1977.
Nulla è come sembra o come potremmo aspettarcelo, e, anche nelle sequenze più legate all’originale, Luca Guadagnino, da bravo regista cinefilo, sa come turbare lo spettatore e tormentarlo.
Attingendo da diversi apparati intertestuali come la danza contemporanea e le atmosfere del nuovo cinema polacco (Andrzej Żuławski tanto per citarne uno), e convergendo il tutto con la musica lisergica di Thom Yorke, “Suspiria” appare come un qualcosa di raramente visto. Anche nel modo in cui segue il soggetto originale di Dario Argento e di Daria Nicolodi, snaturandone ampiamente la caratterizzazione dei personaggi principali, porta lo spettatore a non prendere la trama con scontentezza. Nulla è come sembra o come potremmo aspettarcelo, e, anche nelle sequenze più legate all’originale, Luca Guadagnino, da bravo regista cinefilo, sa come turbare lo spettatore e tormentarlo.
Con “Suspiria” questa edizione del Festival si appresta a essere ricordata come una di quelle con le migliori performance attoriali femminili. Come nel caso del film di Yorgos Lanthimos, una triade, in questo caso composta da Dakota Johnson, Tilda Swinton e Mia Goth, eleva il prestigio della pellicola. Luca Guadagnino quindi ha dimostrato come fare un buon remake di livello, in un’epoca dove l’andare a rispolverare vecchie pellicole sembra divenuto un’operazione all’ordine del giorno. Spesso con risultati alquanto scadenti. Non solo, il regista ha dato prova di quanto un genere come l’horror possa ancora brillare di sensazionalismo, riuscendo a gareggiare in uno dei Festival cinematografici internazionali più importanti.
Il “Suspiria” di Luca Guadagnino non solo è avvolto di un nuovo fascino tutto personale ma riesce comunque e inesorabilmente in quanto film horror a donare uno straordinario vigore al genere.
L’unica nota dolente potrebbe apparire la sua scelta di immergere il film nei fatti storici di Berlino del 1977, come gli eventi legati alla RAF, che risulta ai fini della trama un semplice contorno contenitivo. Di film perfetti ce ne sono pochi, e davanti alle grandi doti che detiene un film come “Suspiria”, potremmo chiudere un occhio e goderci l’operazione di Luca Guadagnino, che ha dato nuova linfa alla famelica Mater Suspiriorum.