La ricezione popolare della sofoclea “Edipo Re” è mediata dal padre della psicanalisi. L’esistenza di meme virali a sfondo freudiano ne è la prova. Al di là del “Se somiglia a tu madre è quella giusta”, purtroppo la vicenda di Edipo è spesso ricordata solo per il risvolto psicologico. Neanche sempre vero, peraltro. Non mi stancherò mai di dire che i classici sono considerati tali per la capacità di valere nonostante il passare dei secoli. “Tiranno Edipo!”, versione del mito rappresentata al Teatro India, con la drammaturgia e la regia di Giorgio Barberio Corsetti, è perfetta. O molto vicina alla perfezione. Il testo originale non è rimaneggiato molto. La regia si mette nei panni del pubblico contemporaneo e sceglie di metterlo in condizione di innamorarsi, di emozionarsi. Perché, diciamola tutta, il testo originale è un copione inadatto per i nostri canoni estetici e teatrali.
Poiché Edipo è l’archetipo di uomo figlio del fato spregiudicato, tutti sul palco sono Edipo, uomini e donne indistintamente.
La simbologia scelta non prevede viaggi nel tempo per il fruitore. La comprensione dei contenuti è, quindi, immediata e corretta. Per farlo sono attuati sui palchi diversi escamotage registici che annullano la pedanteria di Sofocle nel rispettare le tre unità aristoteliche. Il primo elemento ad essere depennato da una tragedia greca è, di solito, la parte corale. In “Tiranno Edipo!” questa mutilazione non avviene. Restituendo musica e danza alle liriche del coro attico, immagine della collettività, si amplifica la potenza dei versi di supplica, di monito e di biasimo. Strizzando l’occhio al musical, la Compagnia dell’Accademia Silvio D’Amico ha compiuto una magia. Con scenografie che oscillano tra l’iperrealismo e il modernismo, ogni elemento sul palco è un tassello che dà al pubblico un’unica chiave di lettura del dramma. Non sono mancate videoproiezioni sensazionalistiche, parole chiave o eventi cruciali per lo sviluppo dell’intreccio.
“Tiranno Edipo!” è una rappresentazione magistrale che merita almeno una visione, un vero e proprio capolavoro di arte scenica.
Poiché Edipo è l’archetipo di uomo figlio del fato spregiudicato, tutti sul palco sono Edipo, uomini e donne indistintamente. Come tante sono le Giocasta alternatesi nel ruolo di moglie e madre. Almeno due sono gli attori ad essere Creonte. Ogni scambio di ruolo è fluido e senza veli, sotto gli occhi del pubblico. Gli attori si passano il testimone come staffettisti. Il ritmo della narrazione non lascia respiro e l’attenzione è sempre viva. La riconquista di un’identità propria da parte di ogni attore è completa nella scena finale. Finalmente ognuno è riconoscibile nei propri caratteri distintivi. La liceale che è in me ha amato tanto il tocco di pedanteria sul proscenio. Forse una traslitterazione in caratteri latini permetterebbe a chi non conosce il greco antico di cercare il significato a fine spettacolo.
Per il resto, “Tiranno Edipo!” è una rappresentazione magistrale che merita almeno una visione. Anzitutto, devono essere fatti i dovuti ringraziamenti alla nutrita équipe di professionisti. L’impegno e la passione sono palpabili perché rendono “Tiranno Edipo!” un vero e proprio capolavoro di arte scenica. È resa vera la millantata catarsi di aristotelica memoria. In nome di tutte quelle volte che abbiamo fatto del male senza saperlo, Sofocle ci ricorda di sentirci responsabili. Perché “Sfugge solo ciò che si trascura”.