Primordiale e selvaggio, sospeso e senza tempo. “To Be ImperfecTrio” è il primo disco dell’Imperfect Trio, che vede protagonisti Roberto Gatto, Marcello Allulli e Pierpaolo Ranieri. Tra i più grandi nomi del panorama jazzistico nazionale, i tre musicisti danno alla luce un album che affonda le proprie radici in un tempo lontano, nel caos, nel disordine da cui tutto ha avuto origine. Con imponenti colpi di tamburi “Mopti”, personalissima rilettura del brano di Don Cherry, si apre l’album: una riscoperta intima e personale dei lati più reconditi del proprio essere. L’Imperfect Trio nasce come esigenza, ricerca minuziosa e attenta all’improvvisazione jazz contemporanea; è la passione per la sperimentazione che ha fatto incontrare i tre artisti.
Tutto parte da un’idea di Roberto Gatto e dalla stretta collaborazione con Pierpaolo Ranieri, con cui diede vita, diversi anni fa, al Perfect Trio; con il sassofonista romano Marcello Allulli, nasce questo nuovo e miscellaneo progetto. Infatti, in “To Be ImperfecTrio” l’elettronica si fonde con una coraggiosa e moderna concezione del Jazz, lasciando liberi di vagare suoni e rumori in un caos ordinato e meditato. Rituale e primitivo, l’Imperfect Trio presenta brani originali ed altri standard della tradizione jazz letti in una chiave assolutamente personale in sintonia con il mood dell’album. In “To Be ImperfecTrio” ascoltiamo, dunque, autori come Thelonious Monk (“Monk’s Mood”) e Duke Ellington (“The Mooche”); ma in realtà ciò che resta di loro è l’essenza, l’idea di fondo che viene analizzata e spogliata, per poi essere riproposta con una veste nuova e poliedrica.
“To Be ImperfecTrio” è il primo disco dell’Imperfect Trio: una riscoperta intima e personale dei lati più reconditi del proprio essere.
A sorprendere, però, sono i tre brani inediti composti dai musicisti: “Bonanza” di Roberto Gatto, “Black” di Pierpaolo Ranieri e “Cesira” di Marcello Allulli. Il secondo brano dell’album, “Bonanza”, dal ritmo sprizzante e dinamico, in opposizione con “Mopti”, presenta una melodia elastica anch’essa frizzante, quasi scattosa, sempre controllata. Reboante, dal passo felpato e accomodante è il brano “Black”; dal ritmo deciso, la melodia rimane sospesa e in attesa di qualcosa che forse cambierà; dall’atmosfera ombrosa che oscura la vista, lentamente, fuoriesce una luce sempre più presente, più luminosa, sicura.
È nel buio delle proprie oscurità che ritroviamo le più profonde verità. Pacata, silenziosa e imprevedibile è “Cesira”: brano che inizia lentamente per poi evolvere in una dinamica ricerca di immagini e sensazioni; come un vortice che avvolge e confonde, un gioco di specchi senza via d’uscita. Piccola altra perla di “To Be ImperfecTrio” è il brano “How Deep Is Your Love” dei Bee Gees, arrangiato e pensato con l’idea di mantenere quell’atmosfera primordiale che riporta alle origini, all’alba primigenia, al caos iniziale dove tutto era perfettamente disordinato. Prendete tempo e concedetevi questo cerebrale viaggio con l’Imperfect Trio alla ricerca delle vostre imperfette verità.