“Tracoma” è il disco d’esordio dei Collars con cui presto potranno sconvolgere le menti dell’underground italiano. Già dai primi minuti l’ascolto di quest’opera ha rappresentato una vera e propria sorpresa per le mie orecchie. “Tracoma” non è solo una raccolta di tracce ma piuttosto un’esperienza onirica della durata di tre quarti d’ora dove l’ascoltatore viene gettato all’interno di una vecchia pellicola cinematografica, tra sagome ed ombre. I lunghi crescendo, le esplosioni ma anche le continue ripetizioni, tutti questi sono elementi musicali che entrano in sincronia con la nostra esperienza visiva. Di punto in bianco tutto diventa etereo e ciò che resta è la simbolicità dei suoni.
I Collars sono una formazione italiana che prende vita circa due anni fa, nel 2018. Una squadra composta rispettivamente da Davide Gherardi, Enrico Baraldi, Michele Malaguti e Alberto Balboni. L’idea nasce dalla collaborazione di alcuni membri di due diverse band, gli Ornaments e i Nadsat. Ciò che accomuna i due progetti è sicuramente la passione per la ricerca delle sonorità post-rock e della dinamica. A supervisionare il lavoro è stato Enrico Baraldi. Il tutto si è svolto presso il Vacuum Studio di Bruno Germano, un vecchio casolare nella campagna bolognese riorganizzato come studio di registrazione. “Tracoma” è il primo figlio di questa prospera collaborazione tra artisti, che intrepido attende di vedere la luce.
“Tracoma” dei Collars è un disco onirico capace di gettarci in un limbo a metà strada tra sogno ed incubo
Il disco si compone di sei tracce che vanno dai 6 ai 9 minuti di durata. La disposizione dinamica ci fa percepire il tutto come un flusso continuativo, in cui ogni passaggio è concatenato a quello precedente nel medesimo discorso. “Tracoma” è inoltre un disco privo di ogni tipo di elemento vocale, in cui la musica assoluta torna ad essere la protagonista. L’organico è composto da quattro elementi fondamentali, due chitarre, un basso e una batteria, in netta controtendenza rispetto agli standard odierni. E forse è proprio questa semplicità organica che mette in risalto la complessità espressiva dei Collars sublimata nei contrasti dinamici e armonici.
I nomi delle tracce si richiamano a singoli elementi simbolici che evocano in noi un immaginario didascalico. “Osmio”, “Vertebra”, “Spira”, “Livido”, “Cumoli” e per concludere “Lautréamont”. Lo stesso nome del disco, “Tracoma” fa riferimento ad una malattia degli occhi che ha come conseguenza l’offuscamento della vista. Oltre all’ispirazione puramente cinematografica i Collars si rifanno molto a band estere di derivazione post-rock. Molti dei loro suoni mi hanno ricordato i Godspeed You! Black Emperor o anche gruppi come If These Trees Could Talk. Resta il fatto che “Tracoma” è un prodotto dall’evidente complessità artistica e anche una vera e propria novità in Italia.