I quattro componenti dei Van Der Rohe.
I quattro componenti dei Van Der Rohe.

VAN DER ROHE: “Stiamo registrando un secondo disco”

Van Der Rohe, iniziamo parlando del nome della band. Da cosa nasce l’idea di prendere ispirazione da un pioniere del movimento architettonico e tramutarla in musica?

Quando abbiamo iniziato a concretizzare i primi pezzi e le prime idee, ci siamo trovati nella situazione di dare il nome alla nostra nuova creatura. Abbiamo cercato qualcosa che ci accomunasse oltre la musica. Siamo tutti architetti, a parte Simona. Non è stato possibile scegliere altro. Tra l’altro Van Der Rohe è una parte d’arte del nome di Mies che in realtà si chiamava solo Mies. Infine, per chiudere il discorso, non avevamo intenzione di prendere ispirazione da lui, è solo una questione di suono nel pronunciare quel nome. Ci piaceva e ancora ci piace.

Nonostante il gruppo sia in attivo da poco più di un anno avete suonato in diversi club di Roma e provincia. C’è un ricordo o momento che vorreste condividere con i lettori?

Effettivamente abbiamo suonato moltissimo, anche poco rispetto alle proposte che abbiamo avuto, e abbiamo provato anche ad andare a suonare un po’ fuori e forse effettivamente era troppo presto. Il momento che più lo conoscono in pochi e meglio è, appunto è quello.
Ci siamo trovati in una situazione drammatica, con gli strumenti in mezzo ad un parco di Torino, di notte, in pieno inverno, senza un posto dove andare, dopo 700 km di furgone, dopo aver dato tutto sul palco e dopo aver bevuto tutto quello che in genere beviamo durante i concerti. Insomma, la prima trasferta è andata male. Andrà meglio.

Tutti voi avete percorso strade differenti nella vostra formazione musicale. Chi sono state le maggiori fonti di ispirazioine? E qual è il filo conduttore?

Ascoltiamo davvero di tutto, da Robert Johnson in poi, amiamo i Grateful Dead, Van Morrison, Fabrizio De André, Elvis Presley, Johnny Cash, Tim Buckley, Jeff Buckley, molta musica italiana degli anni ’60 e ’70, l’elenco sarebbe davvero troppo lungo. Il nostro filo conduttore è la buona musica rock. Tutti noi in particolare, siamo affascinati dagli anni ’60 e ’70 e per questioni generazionali siamo cresciuti con gli anni ’90, e quindi i nomi delle maggiori fonti di ispirazione sono i nomi che ti citerebbe chiunque, Dai Beatles ai Pearl Jam, dai Led Zeppelin ai Queens of the Stone Age e così via. Oggi la buona musica c’è ancora, ma difficilmente oggi un musicista può dare una svolta epocale alla musica tanto da poterti dare addirittura ispirazione, e anche i nostri musicisti preferiti di oggi in realtà propongono cose che potevano tranquillamente essere proposte 40 e addirittura 50 anni fa, e ovviamente vale anche per noi. L’ultima grande rivoluzione forse l’hanno fatta i Nirvana e forse sono gli ultimi a cui dobbiamo davvero qualcosa anche noi.

Nel 2016 è uscito l’album “Da domani in poi” contenente 11 brani. Cari Van Der Rohe, pensate di essere riusciti a raggiungere, citando dalla vostra biografia, il “centro dell’immaginario di chi ascolta“?

Per chi davvero ascolta con attenzione la nostra musica, probabilmente sì. I nostri testi sono semplicissimi e diretti. Il disco però è un disco autoprodotto, a tratti realizzato materialmente in casa: ci hanno aiutato due nostri cari amici e per tutta una serie di motivi. e soprattutto per come lo abbiamo suonato noi, non suona come avremmo voluto. Oggi quei brani avrebbero preso un’altra piega e forse, con la dinamica del live, con i piani e i forti e l’espressività che cerchiamo di raggiungere, probabilmente avremmo raggiunto il centro dell’immaginario di qualche ascoltatore in più.

“Il cantico della scatola” è il singolo estratto al quale avete dedicato un videoclip. In fase di scrittura speravate nell’effetto pugno allo stomaco o l’atmosfera malinconica si è evoluta con la canzone? Perché avete scelto quel brano?

In quel momento era il brano che pensavamo potesse essere adatto alla presentazione di tutto l’album. In realtà è il brano meno ragionato, lo abbiamo registrato senza averlo mai provato prima.

State attualmente registrando il secondo album presso lo Yeah Basement Studio dopo neanche un anno dall’uscita del primo. Sembra quasi incredibile. Per essere solo 4 componenti siete davvero prolifici. La musica ha monopolizzato le vostre vite?

Sì, stiamo registrando un secondo disco e siamo già a buon punto. La scrittura dei brani è quasi terminata e più della metà del disco è stata già completata e registrata. Ci siamo rinchiusi per due giorni al Terminal 2 e abbiamo registrato in presa diretta metà dell’album. Faremo lo stesso per l’ultima parte del disco. Abbiamo deciso di affidare la produzione artistica dell’album a Pierfrancesco Aliotta , e siamo contentissimi del lavoro che sta facendo, mentre il mastering e il missaggio finale saranno a cura di Giovanni Istrioni sempre dello Yeah Basement Studio. La musica è da sempre al centro delle nostre vite, purtroppo però non possiamo fare solo quello.

Tra quanto potremo ascoltarlo? Ci saranno cambi radicali o resterete sempre gli stessi?

In teoria già avremmo voluto farvelo ascoltare ma per una serie di circostanze abbiamo dovuto smettere di lavorarci per un paio di mesi e quindi abbiamo dovuto rimandarne l’uscita. Non sappiamo ancora dirvi quando. Sarà un disco molto diverso ma sarà comunque la naturale evoluzione del primo disco. Sarà un disco molto più curato nei suoni e negli arrangiamenti e nonostante tutto sarà un disco più sporco e potente. Semplicemente diciamo che sarà un disco più maturo e più fedele alla nostra dimensione live . Ci sarà infine anche il contributo di un grande musicista, che stimiamo molto, su uno dei brani del disco, ma per ora non possiamo dirvi altro.

Van Der Rohe, vi ringrazio per avermi aiutato nell’innalzamento di questo piccolo ma importante palazzo tra le pagine di Music.it. Se volete aggiungere qualcosa, i nostri lettori gradiranno di certo.

Vi ringraziamo tantissimo per questo spazio e speriamo ti tornare prestissimo a parlare concretamente del prossimo album, magari dopo avervelo fatto ascoltare.

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