Coloro che come me, o come 4Est,hanno vissuto a pieno gli anni ’80 e ’90, oggi si trovano probabilmente ad affrontare un grave problema. Questo problema è la realtà. Quella realtà che ci era stata promessa nei film, nei telefilm e nelle pubblicità. Quel futuro che stiamo effettivamente vivendo, ma ci sfugge tra le mani perché forse troppo liquido. Insomma, io sto aspettando ancora le macchine volanti, i cloni, l’overboard di “Ritorno al Futuro”. E intanto non ci rendiamo conto di quanto davvero la tecnologia sia avanzata.
Perché questa premessa? Perché il principio su cui si basa l’EP di 4Est è proprio la vaporwave, che è anche il nome del lavoro e vede la produzione di Pier Paolo Polcari. La vaporwave è un movimento recente, che si sviluppa intorno al 2010 e, per farvela breve, prevede la sintetizzazione di generi come lo smooth jazz, reinterpretato con accelerazioni o rallentamenti. Da qui l’affiancarsi di temi, video e immagini tipici della cultura pop anni ’80 e ’90 che tanto ci ha influenzato.
“Alieni”, prima traccia di “Vaporwave” si potrebbe definire come brano traghettatore
La prima traccia del lavoro è “Alieni”, di cui esce anche un video particolarmente suggestivo. Tocca le corde giuste e presenta bene il lavoro, anche se forse riprende troppo i toni dei primi Subsonica. Non che questo sia un difetto, anzi, il brano regge bene ci riporta indietro di qualche anno. La prima traccia però non è che uno specchietto per le allodole, uno specchietto che forse fa troppo bene il suo lavoro, alzando troppo le aspettative per le tre canzoni successive.
Segue quindi “Frankenstein”, seconda traccia dell’EP. Il brano in questo caso cambia rotta, sia sotto il punto di vista delle melodie che dell’atmosfera. Ci sono gli ovvi riferimenti alla cultura horror di Frankenstein e Dracula e qui esce quella parte più moderna e pop del disco, che da questo punto in poi sarà protagonista sempre di più, rubando la scena a tutto il resto. Il brano tiene un ottimo ritmo e trasporta l’ascoltatore nel mondo di 4Est. Un mondo moderno in cui le vicissitudini giornaliere vengono mitizzate.
Un Ep che nonostante la produzione, non riesce a mantenere lo stesso carattere per tutta la sua durata
“Error 404” non riesce ad essere all’altezza dei brani precedenti. Ottima la produzione, ma la comunicazione non è efficace come lo è stata fin’ora. Risulta quasi banale nelle figure retoriche ormai risicate dal mercato musicale da anni fino all’osso. Rimane comunque però spiccata l’ironia che il campano riesce ad inserire nei testi. Un brano comunque che non presente imperfezioni e può piacere come no, dipendentemente dall’ascoltatore. È “Vaporwave, l’ultima traccia del lavoro che non riesce a convincere. Sembra quasi che a questo punto per 4Est non sia rimasto molta da dire. E quando rimane poco da dire lo stile cambia rotta andando a infognarsi in una mezza trap che lascia l’amaro in bocca alla fine del lavoro.
Per tirare le somme: “Vaporwave” è sicuramente un EP di ottima produzione, che parte bene ma non riesce a mantenere il carattere iniziale. E questa amarezza finale deriva forse solo dall’ultima traccia, che non riesce a trasmettere né un attaccamento allo stile più classico, ma neanche un solido tentativo di innovazione. Nonostante ciò vale la pena ascoltare tutte le tracce del lavoro e seguire un’artista che potrebbe regalare qualche sorpresa in futuro. Sorpresa che potrebbe arrivare seguendo la strada giusta senza doversi legare necessariamente alle dinamiche musicali più attuali, che non si sposano bene con il lavoro stilistico fatto.