Vasco Rossi e Cesare Cremonini hanno avuto uno scambio di battute sulle pagine di Vanity Fair Italia. Il rocker di Zocca, per rispondere all’ex Luna Pop ha scelto di inviare una lettere aperta dove ha fatto il punto della sua vita, ripercorrendo la sua carriera e cogliendo l’occasione per parlare del nuovo disco in uscita.
Vasco Rossi, la sua vita tra eccessi e rock
Nella lettera Vasco Rossi si definisce un sopravvissuto. Parlando della sua adolescenza a Zocca il cantante ha detto:
«Sono sopravvissuto alla “noia”. Vivendo a Zocca sapevo che da lì bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare. Il mio treno si è chiamato Punto Radio. Una delle prime radio “pirata” o “libere”, che negli anni ’70 fondai con il mio gruppo di amici storici e che ebbe un successo enorme. L’abbiamo portata avanti a suon di buona musica rock e cantautori, finché abbiamo potuto. Poi, quando è arrivato il momento di scegliere tra diventare commerciali o fallire, abbiamo preferito vendere perché eravamo dei puri»
I ricordi di Vasco Rossi si sono poi spostati agli anni ’70 e ’80, tra gli Anni di Piombo e gli eccessi e le “cazzate” combinate negli anni di “Colpa d’Alfredo”:
«Sono sopravvissuto agli anni ’70. Quando c’erano gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua e Potere Operaio (che poi, si sa come sono finiti, tutti a lavorare per i Berlusconi, bene o male). Sono sopravvissuto alla femminista che mi massacrava di parole, sincerità e dialogo nella coppia innanzitutto, e poi alla mia prima confessione di tradimento mi ha mollato.
Poi sono sopravvissuto agli anni ’80, gli anni “da bere” e dell’edonismo. Sono sopravvissuto alla droga e agli eccessi di quegli anni. Ne ho combinate di cazzate, ma le ho anche pagate tutte. Gli anni ’80, quelli più stupidi del secolo ma anche i più belli e divertenti e, per me, gli anni irriverenti di ‘Colpa d’Alfredo’, di ‘Ogni volta’, ‘Vita spericolata’ e di ‘Bollicine’. I favolosi e più fantastici anni dopo gli anni ’70. Sono sopravvissuto facendo del rock»
Vasco Rossi, gli anni ’90 e la pandemia in corso
Negli anni ’90, Vasco Rossi era al punto più alto della sua famiglia, e il rocker ha iniziato a mettere in discussione la sua vita tra le trasgressioni che l’hanno reso famoso e l’esigenza di avere un figlio.
«Sono sopravvissuto agli anni ’90, quando all’apice di una carriera ho voluto fare una famiglia, avere un figlio. La scelta più trasgressiva che avrebbe potuto fare una rockstar e per di più affermata: costruire una famiglia, uscire dallo “Stupido Hotel”. Sono riuscito a tenere in piedi quella famiglia!»
Gli anni 2000 tra il ritiro “temporaneo” dalla scene e il suo sbarco sui social hanno significato per Vasco Rossi uno dei momenti più complessi della sua vita. E quando tutto sembrava tranquillo è arrivato il coronavirus e il lockdown, che hanno segnato un altro dei momenti più duri nella vita dell’artista ma, allo stesso tempo sono diventati una nuova occasione di rinascita e un nuovo inno alla sopravvivenza.
«Poi sono sopravvissuto al 2000! Al ‘millennium bug’ con una canzone a cui sono molto affezionato: ‘La fine del millennio’. Quando gli amici hanno cominciato a morire intorno, Lolli, Massimo, Marietto. E sono andato in depressione.
Ecco, sono sopravvissuto anche a quella depressione lì.
Ah, sono anche sopravvissuto a tre malattie mortali, nel 2011, quando sono andato in coma per tre o quattro volte. Preso per un pelo, eh, sono sopravvissuto anche a questo.
Questo Covid del cazzo. Ecco, io penso che sopravvivrò anche a questo. O forse, però, sai cosa c’è? C’è che morirò di noia per il lockdown»
Ovviamente durante il lockdown Vasco Rossi non se ne è stato con le mani in mano e ha iniziato a lavorare a del nuovo materiale che potremmo ascoltare finalmente il prossimo anno. Per il rocker di Zocca, come per molti suoi colleghi, il 2021 sarà l’anno della rinascita e del ritorno alla normalità; l’anno in cui potremmo tornare sotto a un palco e abbracciarci di nuovo.