Vinicio Capossela in concerto al Teatro Comunale di Modena per i 32 anni di carriera
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Vinicio Capossela in concerto al Teatro Comunale di Modena per i 32 anni di carriera

Il festival ‘l’Altro Suono’, del Teatro Comunale di Modena, l’1 giugno (alle 21) ospiterà il nuovo progetto di Vinicio Capossela: ‘Round One Thirty Five 1990 – 2020, Personal Standards’.

Sarà accompagnato da Zeno De Rossi alla batteria, Giancarlo Bianchetti alla chitarra, Enrico Lazzarini al contrabbasso e dal sassofonista Antonio Marangolo. Nel concerto Capossela ripercorre i brani dei primi album divenuti dei veri e propri classici della canzone italiana.

La storia di Vinicio Capossela in un concerto

Il primo disco uscì il 12 ottobre di 32 anni fa. L’album vinse la Targa Tenco e segnò l’inizio di un felice percorso artistico. All’una e trentacinque circa il Pjazza Club di Bellaria Igea Marina si svuotava e diventava la culla dei nottambuli e dei lunatici, quelli che non si arrendono mai e, se si arrendono, lo fanno in grande stile. Erano loro il primo pubblico delle canzoni di questo disco, registrate su una cassetta in un pomeriggio d’agosto del 1989.

Pochi mesi più tardi la cassetta finì nello stereo di Francesco Guccini in via Paolo Fabbri 43, e da lì nelle mani di Renzo Fantini, manager e produttore dello stesso Guccini e di Paolo Conte.

Alla fine dell’estate 1990, una sera, nel locale “Il posto di Verona” c’era anche Enrico De Angelis, che segnalò Capossela ad Amilcare Rambaldi per invitarlo al Premio Tenco di quell’anno.

Infatti proprio nel 1991 il disco fu premiato con la Targa Tenco per la migliore opera prima.

Il viaggio dura 32 anni

Così quell’orario di esibizione si è trasformato in un disco odoroso di pioggia e moquette. Lampi biografici, canzoni scritte ad anticipare la vita quando ancora ci si faceva pace. Asfalto, lamieroni, locali epifanici come l’Escandalo o il Corallo. Istantanee disarmanti che rendono epico il viaggio. Viaggio in cui è il suono, più che il senso delle parole, a dare corpo al mondo. «I suoni fanno da sfondo a un mondo immaginario. Un mondo pieno di guai, affollato di guitti stralunati, strade chiassose e vecchie macchine».

I suoni sono quelli di Antonio Marangolo, Jimmy Villotti, Ellade Bandini, Enrico Lazzarini. Tutto è partito da una melodia al pianoforte che ricordava una canzone di Dylan, “I Was Young When I Left Home”. Le parole ce le ha messe la vita con le sue fratture, e quel soffio ha allargato tutta la geografia. È l’epica del pianobar.

Dopo i primi dischi “pre-biografici”, come Modì (1992) e Camera a sud (1994), arrivava Il ballo di San Vito (1996) e nel 1998 il primo live con Kocani Orkesta, Liveinvolvo. e, nel 2000, Canzoni a Manovella. E via via fino al 2019, prima della pandemia, quando Capossela è stato impegnato nel tour americano “Ballate per poveri cristi”, che approdò a Washington, Chicago e Detroit