In foto il cantautore ternano Vinyasa
In foto il cantautore ternano Vinyasa.

VINYASA: “Vivi il presente, conosci te stesso e realizza i tuoi sogni, questo è il motivo per il quale vivo”

Vinyasa, benvenuto su Music.it! Ogni nostra intervista inizia con un aneddoto dell’artista: racconta ai lettori qualcosa di imbarazzante legato alla tua carriera musicale!

Ciao, e grazie! Mi sembra una buona idea, allora: qualche anno fa, durante il periodo delle prime serate live, prima di salire sul palco ero così agitato che mi sono messo a correre fuori dal locale e a fare dei piegamenti sulle braccia per scaricare la tensione. Funziona!!!

Vinyasa è un termine legato alla pratica dello yoga. Spiegaci la scelta di questo nome d’arte in rapporto alla tua musica.

Sì, Vinyasa è un termine che viene dal sanscrito e che è associato anche ad un particolare tipo di yoga. Ha molti significati in realtà, ma in italiano si potrebbe tradurre con “le cose che cambiano attraverso un processo”. Ho scelto di adottarlo come nome d’arte perché, oltre ad essere un nome molto musicale, mi piaceva molto e mi affascinava il concetto che esprime, poi io sono molto legato alla filosofia dello yoga, lo pratico da molti anni e nel 2018 sono diventato insegnante, quindi mi sembrava il modo adatto di unire due mie grandi passioni.

Parliamo della tua formazione musicale: quali sono gli artisti o i gruppi musicali da cui hai preso e continui a prendere ispirazione?

La mia più grande fonte di ispirazione è sempre stata mia sorella maggiore, Irene, dalla quale ho sempre preso spunto musicalmente. Come artisti citerei sicuramente Neffa, Fabri Fibra, Colle der Fomento e Frankie hi-nrg mc, ma negli anni ho allargato i miei ascolti a vari generi musicali, tra cui su tutti hip hop, reggae e blues/funk, che sono i generi nei quali mi rappresento di più. Il mio primo cd in assoluto è stato “Rosso Relativo” di Tiziano Ferro, quindi entra di diritto negli artisti che mi hanno formato.

Il tuo territorio di origine quanto ha influito sulla tua scrittura?

Inizialmente poco, ho sempre prediletto uno stile introspettivo nella stesura dei testi delle mie canzoni. Poi è arrivata la voglia di parlare della mia città e di utilizzarne il dialetto. Dall’uscita di “A pippa de coccu” in poi questo stile mi ha caratterizzato abbastanza diventando anche argomento della mia tesi di laurea; rimango comunque aperto anche ad altri temi nei miei testi.

Come nasce l’idea dei Vinyasa & The Motherfunkers? Parlaci di questo nuovo progetto, dei professionisti che ne fanno parte e della vostra fusione musicale.

L’idea dei Vinyasa & The Motherfunkers nasce dalla voglia di tornare a condividere il palco con dei musicisti, dopo due-tre anni da solista. Credo che ci sia una differenza abissale tra la musica suonata live e l’utilizzo di un computer per riprodurre delle basi, cosa che ho sempre ritenuto limitante nel mondo dell’hip hop: c’è un’energia completamente diversa, sia per gli artisti che si esibiscono che per il pubblico che assiste. Così ho contattato quelli che a mio gusto personale sono tra i migliori musicisti ternani: Massimo Colabella alla chitarra, Matteo Fabrizi al basso e Gabriele Tudisco alla batteria. L’altra voce del gruppo è Leonardo Sciò Andrade, un mio caro amico con il quale già ho collaborato negli anni. L’idea di base è quella di unire diverse influenze musicali, principalmente hip hop e funk.

Durante questo periodo di quarantena avete realizzato la cover di un brano di Neffa “Cambierà”, arrangiandone le strofe. Come vi siete organizzati per la lavorazione di questo pezzo?

Ho proposto agli altri la realizzazione di questa cover perché è un brano al quale sono particolarmente legato. Poco dopo l’inizio della quarantena mi è capitato di scriverci due strofe quasi per caso una sera mentre suonavo la chitarra; così, accordandoci a distanza, abbiamo arrangiato il pezzo, registrando ognuno da casa con mezzi più o meno improvvisati, il tutto, infine, è stato mixato da Massimo Colabella.

Quale è il messaggio che volete trasmettere con il brano “Cambierà”? 

Il messaggio del brano è sicuramente un messaggio di positività, di speranza, di riuscire a vedere il sole anche attraverso le nuvole più scure. «Come un messaggio pieno d’amore, in un momento che fa paura, quando i pensieri fan troppo rumore e questa vita ti sembra un po’ dura», questa è la frase che più mi piace del brano, perché rappresenta esattamente quello che vorrei trasmettere: troppo spesso non riusciamo a guardare oltre i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni e quindi ci ritroviamo intrappolati in una prigione che però siamo noi stessi a costruire. In un momento particolare come quello che stiamo vivendo, per alcuni può essere difficile non farsi assalire da pensieri e preoccupazioni, questa canzone è quindi un messaggio che spero possa cogliere chi ne ha veramente bisogno.

Vinyasa & The Motherfunkers è un progetto ancora molto giovane. Svelateci i vostri obiettivi: state già lavorando su nuovi brani? Cosa bolle in pentola?

Prima della quarantena stavamo lavorando al nostro album d’esordio che puntavamo a completare per l’estate, poi per cause di forza maggiore i lavori sono andati in stand by. Adesso comunque ci stiamo riorganizzando per continuare anche a distanza e per terminare al più presto. I progetti per il futuro sono sicuramente la realizzazione appunto dell’album, che sarà composto da pezzi inediti e qualche riarrangiamento di alcuni miei vecchi brani, poi, appena sarà possibile, l’organizzazione di qualche serata.

Vinyasa, purtroppo siamo arrivati ai saluti, ma il finale spetta a te. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!!!

«Vivi il presente, focalizzandoti sul tuo respiro. Conosci te stesso, realizza i tuoi sogni, questo è il motivo per il quale vivo» (da “Il tempo”, una mia canzone). Penso che il modo migliore nel quale possiamo sfruttare questo periodo di isolamento è guardando dentro noi stessi, per conoscerci meglio ed osservarci, così da poter ricominciare con una nuova consapevolezza, una volta che tutto questo sarà passato. Grazie mille, a presto!

 

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