I Warmhouse in una foto promozionale.
I Warmhouse in una foto promozionale.

WARMHOUSE e l’EP d’esordio: 1984, viaggio negli anni ’80

Il 22 maggio è arrivato il primo Ep dei Warmhouse, gruppo indie pugliese. Il titolo è “1984”, un titolo parlante che richiama le atmosfere distopiche del romanzo di George Orwell. 4 tracce vicine al mondo anglosassone, che ricordano Arctic Monkeys, The Strokes, Interpol, Joy Division.

Tra rock, indie-rock e new-wave, i Warmhouse iniziano il loro viaggio mostrando un biglietto da visita tra Regno Unito e Stati Uniti d’America. 4 tracce che funzionano un po’ come un album di fotografie, ricordi di Patrick R., ricordi confusionari che raccontano più sensazioni che vere storie.

La confusione, però, non si respira assolutamente nel silenzio tra una traccia e l’altra di questo EP. I Warmhouse scelgono il loro panorama di riferimento e non lo mollano un attimo. E trattandosi di un EP d’esordio, il dato non è per nulla scontato, anzi.

Nel retro di qualche classica casa inglese, sotto un cielo grigio, tra i mattoni rossi del classico cortiletto in cemento, pantaloni a sigaretta e una camicia abbottonata fino all’ultimo bottone: mi immagino così la scrittura di questo Ep. Seppur, invece, si tratta di una band pugliese.

Si respira ricerca, studio, e soprattutto accortezza dei Warmhouse nella costruzione di questo “1984”

Scordatevi, in parte, questo attuale 2020, e tornate indietro di qualche anno. Precisamente gli anni 80. Aprite Spotify, che ancora non c’era ma con l’immaginazione tutto si può, e perdetevi tra chitarra, batteria e voce che hanno veramente poco di amatoriale, tirato a indovinare.

Ogni testo, in inglese ovviamente, è costruito come una poesia dove metrica e musica si fondono così bene che quasi viene da pensare che questa band non sia italiana. “1984”, “Molko Monday”, “Marble” e infine “Pearl Moon” suonano tutte come una “minaccia”.

E la “minaccia” in questione è che i Warmhouse non hanno programmato questo EP per una gitarella fuori porta ma per un lungo viaggio, costruito sull’impegno. Si respira ricerca, studio, e soprattutto accortezza nella costruzione di questo EP.

A conferma di questa costanza, c’è il video di “1984”, uscito il 25 aprile, in pieno lockdown, filmato con un telefono e con una didascalia che invita a lasciare il senso di solitudine e immobilità fuori dalle nostre case. L’approccio è sempre libero e vero come lo è la danza del protagonista del video. Infine, l’attitudine cruda, senza incertezze, decisa e chiara si riflette nella stessa copertina dell’ EP. Insomma, scordatevi arrampicate sugli specchi.

 

 

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