Benvenuti Watt su Music.it! Per rompere il ghiaccio iniziamo subito con il chiedervi di raccontarci un aneddoto legato a voi, o alla musica in generale, che ricordate con piacere.
Grazie! C’è un breve aneddoto che ci ha fatto capire quanto, a volte, le cose belle arrivano quando meno te le aspetti. La nostra voglia di suonare, spaccare il più possibile, ci ha portati ad iscriverci a tutti i concorsi di cui siamo venuti a conoscenza. Un giorno vediamo un cartellone pubblicitario di un concorso creato da Davide Van De Sfroos chiamato “Cresciuti In Oratorio”. In sostanza dava a tre band la possibilità di aprire il suo concerto allo stadio San Siro. Noi ovviamente ci siamo iscritti, come a tutti i concorsi, senza aspettative. Dopo circa un mese, quando ormai ci eravamo completamente dimenticati, anche perché le aspettative erano praticamente inesistenti, ci è arrivata la grande notizia, i Watt erano tra le band che sarebbero salite su uno dei palchi più prestigiosi d’Italia. Immaginate il giro di chiamate che ci siamo fatti tra di noi per scambiarci la notizia.
Oggi siamo qui anche per parlare del vostro nuovo singolo, “Na Na Na (la Testa)”. Come nasce questo brano?
Un giorno Vita (Luca Vitariello, ndr), il nostro produttore e chitarrista, ha tirato fuori un provino musicale che sembrava stranissimo ma molto accattivante. Non c’erano ancora le parole, ma un’orribile linea vocale cantata da lui che faceva solo “na na na”. Allora chiudendoci in studio abbiamo deciso di scrivere una canzone “scialla” che raccontasse di come a volte ci piaccia liberare la mente da ogni pensiero e goderci la vita. La cosa divertente è che quel “na na na” è rimasto, a simboleggiare la stessa spensieratezza di quando si canta sotto la doccia.
“Na Na Na (la Testa)” dei Watt ha davvero l’energia dentro, una spensierata e gioviale anticipazione dell’estate. Però questo Coronavirus sta bloccando tutto. Come avete vissuto questo periodo che vi ha tenuto distanti, come band?
Come per tutti, non è stato facile. Abbiamo dovuto annullare concerti e prove, ma ci siamo arrangiati. Abbiamo fatto molte session di scrittura di brani via Skype e addirittura dei video live dove suonavamo ognuno nella rispettiva casa. In periodi come questo è importante sapersi adattare, non abbattersi e continuare a impegnarsi.
Voi siete giovanissimi, ma l’esperienza non vi manca. Quanto vi hanno lasciato, in dote, le vostre esibizioni su palchi di tutto rispetto come quello di San Siro o dell’Alcatraz di Milano?
In questi anni passati a suonare in giro abbiamo imparato tantissimo. Sia dai concerti grandi come quelli a San Siro, Alcatraz e Piazzale Roma di Riccione, che da quelli piccoli in oratorio o piccole feste di paese. Da quelli grandi abbiamo appreso la professionalità e la gestione della tensione, con quelli piccoli ci siamo fatti le ossa e abbiamo imparato che la musica è sempre importante, davanti a 5000 persone come davanti a 20.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che siete una bella rivelazione, già da un paio di anni. Se concedessero ai Watt, come gruppo, di esprimere un desiderio da realizzare entro il 2030, cosa chiederebbero?
Nel 2017, grazie alla vittoria di un concorso, abbiamo aperto il concerto di Davide Van De Sfroos allo stadio San Siro. Il nostro più grande sogno è di tornare lì, ma come headliners.
La voce femminile dei Watt ha solo 16 anni, la bravissima Greta Rampoldi, e gli altri tre ragazzi non arrivano a 22. Buon per voi, non conoscete altro che l’era digitale, essendoci nati e cresciuti. Pensate di aver avuto quella visibilità in più che prima era difficile avere, con così tanta rapidità, senza Internet?
C’è da dire che quest’era digitale ha i suoi pregi e difetti. Chiunque faccia musica può accedere ad un’alta visibilità apparentemente semplice, ma la saturazione del mercato che si è creata non sempre aiuta. E’ quindi sempre importante avere un buon prodotto. A noi ha aiutato molto, molto più che prima.
Il sound gradevole e fresco dei vostri brani lascia un sorriso sui volti di chi vi ascolta. Ma se foste voi stessi ad ascoltarvi per la prima volta, cosa, dei Watt, vi colpirebbe di più sotto l’aspetto artistico?
Ultimamente la musica suonata sta perdendo di popolarità, ci colpirebbe più di tutto l’idea di portare la musica suonata in una chiave aggiornata e contemporanea.
In questo periodo di lockdown ed il conseguente blocco di tutte le manifestazioni live, avete avuto modo di pensare alla realizzazione di un album completo?
Non abbiamo pensato ad un album, ma abbiamo scritto tantissimi nuovi brani. Quello che ci importa ora è tirare fuori tutto quello che abbiamo in testa e trasformarlo in bellissime canzoni.
Siete in quattro, nell’attuale formazione dei Watt, ma chi di voi si occupa maggiormente della composizione della parte strumentale e del testo dei vostri brani?
Vita, che oltre ad essere il chitarrista è un produttore e studia composizione. Di solito lui crea dei provini ed insieme li sviluppiamo e finalizziamo.
Grazie ragazzi, le nostre domande sono terminate. Lasciamo a voi lo spazio per aggiungere ciò che volete e, magari, per fare un saluto ai vostri fan e alle persone che seguono Music.it!
Grazie a voi! Vorremmo cogliere l’occasione per ricordare a tutti quanto la musica sia importante e parte delle nostre vite. Soprattutto ci rivolgiamo ai lettori musicisti. Avete e abbiamo in mano un patrimonio e un’arte fantastica, che è capace di trasferire emozioni forti a tutti. Valorizzarla, studiarla e condividerla col mondo è importantissimo. W la Musica!