Ciao Xavier Pompelmo, benvenuto su Music.it! Qui c’è una tradizione: non si comincia un’intervista senza che l’artista ci riveli un segreto su se stesso. Quindi raccontaci un aneddoto che non hai mai rivelato a nessuno, e che abbia come tema la musica.
Questa non la sa nessuno. Il 17 Agosto del 1977 fui rapito dagli alieni. Era notte fonda e avevo passato l’intera giornata a tentare di imparare il giro di Do Maggiore sulla mia chitarra classica appena comprata. Sconfitto ed esausto ho chiuso gli occhi per un attimo. Li ho riaperti. Di fronte a me l’incredibile: un bagliore diffuso e accecante, dal quale emerse una sagoma nera in controluce, con un ciuffo di capelli in su e pantaloni a zampa. Il bagliore diminuì, di fronte a me c’era Elvis Presley in persona. Mi guardò per un istante, poi disse: «Ti insegno io Xavier». Prese la sua chitarra, caricò il braccio e con forza lanciò un accordo che entrò nelle orecchie svegliandomi. Mi svegliai di soprassalto, ero nudo, la mia chitarra era sparita, dalla finestra aperta vidi distintamente strane luci allontanarsi nel cielo.
Alienante!
Il giorno dopo andai a ricomprare una chitarra classica e, nel provarla, il miracolo. Le mani viaggiavano da sole, scale, accordi, fingerpicking. Sapevo suonare. Che Elvis Presley era morto il giorno prima l’avrei saputo poco dopo.
Xavier Pompelmo è un nome composto da un accostamento decisamente bizzarro. Ci illumini sul significato?
Cercavo un nome che potesse risultare ambiguo. Opposto. Complesso.
Xavier è tragico, mesto, grigio. Mi serviva un contrappeso che gli desse delle sfumature grottesche a tratti comiche. Il pompelmo è un frutto che ancora non ho ben capito. Mi piace? Non mi piace? È strano? È lontano parente del limone o dell’arancia? Storco la bocca appena lo mangio, ma subito dopo mi abituo e quasi ne sono assuefatto.
Quando è stato e qual è stato il tuo primo approccio con la musica?
Ero piccolo, e mio padre mi suonava canzoni con la chitarra. Io lo interrompevo sempre, chissà perché poi. Sembrava quasi mi desse fastidio. Ma evidentemente mi disturbava solo l’idea di avere le mani troppo piccole per emularlo. Adesso, col senno di poi, non posso far altro che ringraziarlo.
Prima di Elvis Presley evidentemente è stato merito suo
“Nebulosa” è il primo singolo firmato da Xavier Pompelmo. L’ho trovato un brano molto intimo. Voglio la tua personale parafrasi.
Lo è. L’amore lo è. Quando mi sono deciso di condividerlo è stato imbarazzante e bello allo stesso tempo. Racconta di quanto per me l’amore sia ancora inafferrabile come concetto. Talmente soggettivo da non poterlo imparare, emulare, afferrare. È materia stellare fatto di gas e polveri che ruota intorno all’organo cuore. Promesse, aspettative, desideri, fascinazione. Il niente. I medici non ne sanno ancora molto a riguardo.
Il video di “Nebulosa” sembra essere diviso in due parti, entrambe però sono accomunate dal fluire del tempo. Di chi è stata l’idea?
Il soggetto è di Davide Bastanimotion, il regista del video. Un bravo ragazzo. L’idea l’abbiamo trovata insieme, con l’aiuto del buon Bucha, con cui collaboro ormai da un anno. Pensa, che vedo più lui di mia madre! (Ride).
Il video racconta la fine di un rapporto, e di quanto il tempo si congela nei ricordi. Le cose belle sono difficili da superare, creano assuefazione e una volta finite, l’eco ti perseguita.
“Nebulosa” è un brano in cui risuona il pop dei primi anni 2000. Mi chiedo da che visione della musica contemporanea scaturisca il sapore vintage che emana.
Sto cercando di capirlo anche io. Le mie produzioni sorvolano diversi tipi di sonorità e per ora avete una visione parziale. Un pezzo solo non basta.
C’è un concerto a cui assolutamente non puoi mancare?
Sono contrario ai concerti in generale. Preferisco la musica ascoltata in solitudine, quando le valvole emotive sono più aperte e meno soggette alle maschere sociali. Ma se proprio mi andasse di fare un po’ di struscio andrei a sentire Pop X.
È giunto il momento dei saluti. Usa le ultime righe a piacere. Un pensiero da Xavier Pompelmo per i lettori di Music.it. Ciao!
Di seguito le ultime righe trovate su un biglietto che Xavier Pompelmo lasciò nella sua stanza prima di svanire nel nulla: «Ora che non ci sono più, rendete pubbliche le mie canzoni. Sono nel PC, nella cartella canzoni per persone sensibili. La password del pc è “cipollino 96”. Addio».