Ciao ragazzi! Vi do il benvenuto sulle pagine di Music.it! Cominciamo subito: ce l’avete un aneddoto particolare che vi lega non solo alla musica, ma anche al nome che avete scelto, Zero?
Ciao a tutti e grazie mille per ospitarci!
Il nome Zero non deriva tanto da un aneddoto quanto piuttosto dal fatto che, agli albori del progetto, eravamo interessati a suonare un genere non esattamente mainstream. Per noi era semplicemente divertente, indipendentemente da ciò che ne dicevano le persone attorno a noi. Abbiamo quindi pensato di chiamare il progetto con un nome che rappresentasse appieno questa idea, ovvero Zero F**** Given, che abbiamo usato a lungo.
Qual è stato il monito della vostra fenice? Parlateci di questa rinascita.
Abbiamo iniziato a suonare e scelto quel nome quando eravamo tutti alle superiori: con il passare del tempo noi siamo inevitabilmente cambiati e alcuni membri hanno dovuto abbandonare il progetto. Giunti a un certo punto sentivamo che il vecchio nome non rispecchiava più a pieno le trasformazioni che il progetto aveva subito. Pertanto abbiamo deciso di cambiarlo utilizzando il semplice Zero, più facile da memorizzare e che molti usavano già come diminutivo del nome precedente. La scelta aveva senso anche nell’ottica di rilasciare un album, poiché la parola f**** ci aveva dato in passato problemi con il rilascio di alcuni brani.
La vostra è una formazione veneta. Mi domando se l’ambiente culturale e musicale in cui siete cresciuti abbia influenzato particolarmente il vostro incontro con la musica. Ce ne parlate?
Sicuramente nelle nostre zone abbiamo sempre avuto la fortuna di avere molte persone estremamente capaci dal punto di vista musicale ma anche organizzativo. Questo ci ha permesso di crescere all’interno di una scena ricca di ogni genere di proposte. Ora la situazione è un po’ peggiorata, ma qualche anno fa alcuni locali molto vicini a noi proponevano a cadenza fissa serate con personaggi molto di rilievo in molti campi, soprattutto nella scena metal e indie. Grazie ai collegamenti abbastanza decenti con il resto del paese anche eventi o festival che si tenevano a Treviso, Mestre o Milano non sono mai stati troppo difficili da raggiungere. Questo ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nelle nostre influenze ma anche nella nostra apertura mentale: quasi tutti noi abbiamo infatti anche altri progetti musicali che esulano dal metal.
Mi ha incuriosita il fatto che sul vostro profilo Facebook ci sia scritto «For Fans of ERRA, Invent Animate». Capisco da me che sono parte delle vostre influenze, ma perché specificarlo nella vostra descrizione?
Noi abbiamo aggiunto questi artisti nella sezione influenze della nostra pagina Facebook perché sono artisti a cui ci siamo ispirati durante la composizione dell’ultimo lavoro, e perché crediamo che chi apprezza i loro brani possa trovarsi a suo agio ascoltando i nostri. Immaginando che una persona venga a dare un’occhiata alla nostra pagina, crediamo sia importante capisca fin da subito che cosa può aspettarsi dalla nostra musica, ancora prima di trovare i link ai nostri lavori. Abbiamo pertanto pensato di aggiungerli anche alla descrizione, in modo da interessare anche coloro che non conoscono la nostra musica ma sono fan di questi artisti, invitandoli a darci una possibilità.
Passiamo a “Waves of Griefs, Seas of Regrets”. Cosa potete raccontarci della gestazione di questo vostro primo full-length?
Mentre i nostri primi lavori sono stati scritti in sala prove a partire da contributi dei vari membri, il processo creativo che ha portato a “Waves of Griefs, Seas of Regrets” è stato radicalmente diverso, anche perché differente era la situazione globale. Se prima avevamo a disposizione più tempo per comporre e provare tutti assieme, con l’aumentare degli impegni di studio e di lavoro è risultato sempre più difficile trovarsi come in passato. Molte delle linee strumentali sono state scritte dal nostro batterista e poi integrate e modificate dagli altri. Avendo registrato noi stessi le linee di chitarra e vocali, abbiamo potuto aggiustarle e modificarle anche in corso di registrazione. Una cosa che sarebbe stata molto difficile se ci fossimo affidati ad uno studio esterno. Va sottolineato, però, che procedere in questo modo ha richiesto più tempo di quanto non richieda la registrazione di un album nel metodo usuale.
Questo titolo sta agli antipodi della famigerata “Nessun rimpianto, nessun rimorso” degli 883. Quella era una canzone e qui non ci interessa. Il vostro album invece sì. È davvero nutrito da dolore e rimpianti?
Nei testi dell’album ci siamo concentrati nel cercare di descrivere cosa significhi essere parte di una generazione i cui valori cozzano con quelli ereditati dalla precedente. Dunque, della frattura etica che investe due generazioni. Se quella attuale è impreparata ad affrontare la realtà, quella vecchia non ha i mezzi per comprenderla così come oggi si concretizza.
In questo contesto, sembra che l’unica cosa da fare sia cercare di farsi strada da sé. Anche rischiando, coscienti che il proprio agire possa portare a grandi rimorsi. Nelle grafiche del disco abbiamo scelto il mare in tempesta perché ci sembrava potesse rappresentare appieno questa sensazione di smarrimento, che se però è affrontata, si può superare. L’obiettivo è analizzare queste afflizioni, nel tentativo di indicare una possibilità che possa trasformare il dolore in occasione di miglioramento. In quest’ottica, più che di un album intriso di dolore, si tratta di un lavoro di speranza.
Domanda a cui tengo particolarmente ma che a voi porrò al rovescio: un concerto che sconsigliate assolutamente di andare a vedere.
Uno dei punti di forza della musica è il suo essere qualcosa di estremamente vario, pertanto ci risulta difficile concepire un’esibizione di qualsiasi tipo che lasci assolutamente indifferenti tutti coloro che vi assistono. Non ci sentiamo pertanto di sconsigliare qualcosa solamente perché potrebbe non piacere a noi. Viceversa per le stesse ragioni non possiamo che consigliare di cercare di superare i propri pregiudizi e assistere a più concerti possibile, soprattutto underground, dove spesso si possono scoprire perle difficili da scovare altrimenti.
Il futuro prevede un tour di sostegno per l’uscita dell’album oppure tornerete subito in studio?
Abbiamo rilasciato questo disco tramite una collaborazione con la nostra etichetta Ghost Label Records, e ora ci stiamo dedicando a cercare di suonarlo il più possibile in giro. Sicuramente esistono regioni dell’Europ,a anche non troppo lontane dall’Italia, dove generi come il nostro hanno maggiore risposta da parte del pubblico. Stiamo infatti cercando di organizzare qualche data al di fuori dei nostri confini, anche se per ora alcuni imprevisti ci hanno ostacolato. Contiamo di riuscirci nel 2019, incrociando le dita.
Abbiamo finito. Mi piacerebbe che le ultime battute le scriveste voi e che magari riusciste a riempirle degli 1 di cui ogni 0 ha bisogno nel suo personale sistema binario. Grazie!
Sicuramente per noi essere riusciti a portare a termine, anche se con sacrificio, un progetto di cui possiamo dirci orgogliosi è stato un grande risultato e una soddisfazione. Crediamo che dedicarsi alle proprie passioni sia un buon modo per riempire i vuoti che inevitabilmente ognuno ha dentro, indipendentemente da quali siano poi i risultati.