Oggi un caloroso benvenuto sulle nostre pagine agli Zuma! Iniziamo subito con qualcosa di piccante abbattendo i muri della riservatezza. Raccontatemi quale è il ricordo più imbarazzante che avete di un vostro live!
Un saluto a voi e grazie per averci concesso questa intervista! Di episodi ce ne sarebbero tanti ma, quello che ricordiamo in particolare, risale alla serata del 7 Giugno al Defrag di Roma: Dixon, la nostra cantante, in preda all’emozione è inciampata tra la batteria ed il bassista Alessio, cadendo rovinosamente a terra davanti al pubblico.
Siete un gruppo decisamente eterogeneo. Di chi è stata l’idea di portare avanti questo progetto? Come nascono gli Zuma?
L’idea nasce tra il 2015 ed il 2018 quando Catone (batterista) e Wes (chitarra) decidono di voler fondare un nuovo guppo, dal sound stoner/desert con voce femminile, sulla base di alcune bozze di tracce da loro composte. Dopo diversi provini di musicisti, si arriva alla formazione definitiva che vede Alessio al basso e Dixon alla voce. Il gruppo sia come età sia come influenze musicali è appunto molto vario ed eterogeneo ma, forse, è proprio questa la nostra forza: mescoliamo le nostre influenze senza sovrastarci. Il nome della band è stato scelto da Catone prendendo ispirazione dal cane di Dixon che si chiama, appunto, Zuma.
Oggi non è facile portare avanti un tipo di sound come il vostro, specialmente nei confronti di un pubblico giovane che ormai vira verso altre mete musicali. Come vivete quest’alienazione? In Italia vale ancora la pena portare avanti questo genere?
Diciamo che non ci facciamo influenzare troppo dalle nuove correnti di pensiero, facciamo musica per divertirci e divertire il pubblico che ci segue. Non la viviamo proprio come un’alienazione: siamo consapevoli di suonare un genere di nicchia, specie in Italia, ma l’apprezzamento da parte del pubblico c’è stato sin da subito e questo ci fa enormemente piacere.
So che a marzo entrerete in studio per registrare il vostro primo singolo. Potete anticiparci qualcosa?
Per ora preferiamo non anticipare nulla, siamo ancora in fase organizzativa. Ne sentirete delle belle!
Al momento le produzioni discografiche si stanno riducendo notevolmente, preferendo le pubblicazioni di soli singoli piuttosto che di interi album. Credete che dopo la registrazione potrete pensare a pubblicare un intero album?
Siamo un po’ all’antica e vorremmo procedere per gradi, lavorando per bene prima ad un singolo e successivamente ad un breve EP. Sicuramente, se le cose andranno sempre per il meglio, nel corso degli anni penseremo ad ampliare la nostra produzione e, perché no, penseremo a produrre un disco.
Parliamo un po’ della band. C’è un artista che vi accomuna tutti quanti, dal quale prendete ispirazione, oppure vi lasciate contaminare l’uno dall’altro senza rischiare di prendervi per i capelli ogni volta?
Dato che tra di noi i capelli scarseggiano, questo rischio non c’è (ridono)! Tornando seri, i nostri brani nascono naturalmente in sala prove, da qualche idea che abbiamo già in mente o improvvisando jam. Sicuramente ogni componente riversa all’interno le proprie influenze però cerchiamo sempre di mantenere un sound di base comune. Prendiamo principalmente ispirazione da suoni Stoner/Sludge/Desert.
Quale è la canzone che gli Zuma avrebbero voluto scrivere tra tutte quelle pubblicate nella storia della musica?
“Hand of doom” o “Hole in the sky” dei Black Sabbath.
Qual è invece quella che non porterebbero mai su un palco?
Qualsiasi cosa di Gigi D’alessio (ridono)!
Ok, per ora dobbiamo salutarci, ma spero che potremo fare una nuova chiacchierata al più presto, magari parlando del vostro album. Le prossime righe sono per voi, scrivete ciò che volete!
Volevamo ringraziare tutti quelli che ci sostengono e soprattutto voi di Music.it per averci concesso questo spazio per raccontarci. Alla prossima!