Ciao Ulula & LaForesta, benvenuto su Music.it! Rompiamo subito il ghiaccio e racconta un storia, un aneddoto legato al tuo trascorso musicale.
Ulula: Durante le riprese per il video de “Lacerba”, tratto dal primo EP, abbiamo letteralmente fatto fuori tre macchine. Le tre con cui siamo arrivati nell’arco della giornata sono state portate via dal carro attrezzi, una dopo l’altra. Siamo tornati con i mezzi pubblici, muti e increduli. Perché va bene la fatalità, ma qui…
Quali sono le esperienze che hanno formato di più Ulula & LaForesta dal punto di vista musicale?
Abbiamo tutti suonato molto, sin da ragazzini. Io personalmente ho suonato parecchi generi e mi sono “formato” come chitarrista e quello avrei voluto fare. Maximilian Agostini ha suonato come tastierista per Eugenio Finardi e assieme ad Andrea Mandelli (basso), erano parte della band del musical “Musica Ribelle”, sempre di Eugenio Finardi. Filippo Chiarini nonostante la sua natura rock ha militato per diverso tempo, alla batteria, in una big band jazz e lì non si scherza. Simone Carradori invece ha suonato per anni come chitarrista in un’orchestra che ha girato per tutto il nord Italia con tantissime date, quando era molto giovane. Alessio Profeti è sempre stato un batterista, ha suonato in molti progetti ed ora sta studiando percussioni con Alex Pacho Rossi.
Nel tuo nuovo singolo “Sulle spalle dei giganti” mi sembra di percepire influenze di artisti come Motta e The Zen Circus, è così? Parla degli artisti che ti piacciono e che ti ispirano.
Mi piace molto la scena rock italiana. Motta in particolare credo abbia portato nel panorama italiano qualcosa di mai sentito: un suono, oltretutto, internazionale. È intriso di sonorità esotiche a me molto vicine per i generi che ho sempre ascoltato e suonato prima di cominciare a scrivere. In ogni caso se cresci con grandi gruppi della storia del rock, sentire che anche qui c’è qualcosa che non ha nulla da invidiare ad artisti britannici o d’oltre oceano ti fa attraccare anche inconsapevolmente a quello splendido porto che hanno costruito nella penisola; ora Motta, The Zen Circus, ma prima di loro tanti altri. Non ho artisti di riferimento nello specifico e “vado molto a periodi”. Il resto dei pezzi del nuovo disco sono molto diversi tra loro, difficilmente riconducibili, credo. Poi LaForesta mette il suo, quindi si perdono completamente le tracce. O forse no!
Cosa vuoi che passi a chi ascolta “Sulle spalle dei giganti”? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Vorrei passasse un fiume. Quando scrivo forse non sono nemmeno io a scrivere. È il risultato di tante cose e persone che incontro che vivo e ad un certo punto strizzo la spugna, traggo conclusioni. Credo di essere, se pur piccolo, un mezzo che dà un po’ di voce a chi non ce l’ha. Penso che “Sulle spalle dei giganti” sia la voce di tante e tanti. Un fiume di parole e di suoni. Senza ritorni e senza fermate. Per una volta si inizia e si finisce senza intoppi.
Racconta di come “La Strada dei Fiumi”, il viaggio che hai compiuto in sella ad una bici, ha contribuito a plasmare l’idea che sta alla base del brano.
Ho pedalato in solitaria per 3.500km, dalle coste dell’Atlantico francesi all’Ungheria. Attraversando l’Europa da ovest a est: io e la bici, una tenda, tutti e nessuno. La canzone credo sia un riassunto, un esame di coscienza arrivato dopo più di un mese dal mio rientro in Italia. Sul fiume c’è vita, c’è forza, c’è incontro e scambio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? State lavorando a del nuovo materiale?
Stiamo lavorando al nuovo disco. Sicuramente uscirà un altro singolo, se non due. Per il disco attenderemo il momento più opportuno. Per noi ha senso avere un disco in mano se nell’altra abbiamo la possibilità di suonarlo live. Intanto continuiamo a scrivere e arrangiare.
Ringraziamo Ulula & LaForesta per essere stato nostro ospite su Music.it. Questo spazio e tutto tuo! Puoi rispondere a tutte quelle domande che non ti ho fatto e che avresti voluto ti fossero poste.
Ho notato questo: la differenza tra gli artisti in Italia e quelli in Ungheria o nell’ Europa dell’est in generale è che qui, l’affitto, la maggior parte delle volte per un bel po’ di tempo lo paga il papà, là se lo pagano loro.