Ci sono personaggi del panorama musicale che hanno il coraggio di prendere una posizione su questioni che esulano dal mondo della musica. Oggi è stata la volta di Achille Lauro, che si è pronunciato sul caso Open Arms, il battello con a bordo 134 persone fermo ormai da 15 giorni nel Canale di Sicilia, alle porte di Lampedusa. Ogni qualvolta il caso lo richieda vengono evacuati migranti in precarie condizioni mediche. Il trapper romano aveva già espresso solidarietà nei confronti Claudio Baglioni che aveva espresso il suo dissenso per la gestione del caso Sea Watch. Le considerava di ‘semplice buonsenso’. Stavolta fa molto di più. Condivide sulle sue storie un post di Antonio Di Martino, un cantautore della scenda indie pop meno noto di Achille Lauro.
Nella storia finale di Instagram c’è la dichiarazione che rivela un pensiero sulla contemporaneità dell’autore di “Rolls Royce”
Antonio Di Martino non è alla sua prima dichiarazione pubblica sul tema della migrazione. Già all’approvazione del decreto “Sicurezza bis” aveva scritto su Instagram «E lo stato ha chiuso l’amore in un decreto ministeriale». Nel post ricondiviso da Achille Lauro denuncia la notte del 14 agosto:
«Ci sono 147 persone in mezzo al mare da 13 giorni. Mentre sulle spiagge italiane questa notte si accenderanno i falò queste persone saranno in balia di onde alte due metri soltanto per uno stupido ricatto politico di cui probabilmente neanche loro sono coscienti. Con la chiusura dei porti da parte della Spagna, l’Europa di oggi sta dimostrando di non essere, ancora una volta, all’altezza della cultura che le è appartenuta».
Non sono meno piene di indignazione e critica le parole di Achille Lauro: «Tra il 1861 e il 1985 gli italiani emigrati all’estero sono stati circa 29 milioni. Stiamo parlando dei vostri genitori, dei vostri nonni, delle mamme e i papà dei vostri nonni. Immaginate vostra madre e vostro padre morirvi davanti annegati perché nessuno vi aiuta. Questo sta succedendo. Ci sono dei video in giro spaventosi. stiamo parlando di poveretti costretti a scappare dalle guerre. Lasciare morire così le persone è vergognoso».
La chiusa della storia di Achille Lauro è un appello sentito e urlato
«DOBBIAMO RINGRAZIARE DIO DI ESSERE NATI IN ITALIA. Noi pensiamo a come comprare la macchina nuova, noi non abbiamo idea di cosa sia la guerra… QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NON È SOLO IGNORARE LA GENTE CHE HA UN DISPERATO BISOGNO DI AIUTO. QUELLO CHE STA SUCCEDENDO È ESSERE COMPLICI DEI DELITTI. È UN’UMANITÀ SENZA UMANITÀ». Per un artista è rischioso prendere posizione su un tema di attualità politica, ancor più se bruciante come quello dell’immigrazione. Ma Achille Lauro, nonostante la giovane età, dimostra di fregarsene del consenso dell’opinione pubblica, rivelando sfumature di un’anima punk che serpeggia nella sua composizione.