BEHIND THE GREAT DISGUISE, gli YATRA fanno la loro comparsa
Il quintetto Yatra in una foto promozionale.
Il quintetto Yatra in una foto promozionale.

BEHIND THE GREAT DISGUISE, gli YATRA fanno la loro comparsa

Yatra - Behind The Great DisguiseGli Yatra vanno forte. Nati solo nel 2017, l’anno scorso hanno cominciato una intensa attività live, culminata nella vittoria della Battle of the Bands in Toscana, organizzata da Virgin Radio, e del Ganesh Music Contest di Bologna. Con già un singolo all’attivo, “Twist of Fate”, ora rilasciano il loro primo album intero, “Behind The Great Disguise”.

Si tratta di un album pienamente rock, che alterna momenti di ruvidezza a tracce più riflessive, in modo non particolarmente nuovo, ma decisamente ben eseguito. La cura del comparto strumentale, ricco di soluzioni e cambi di ritmo, e il carisma della cantante Denise Pellacani rendono coinvolgente una formula collaudata. Il tema centrale dell’album, il materialismo della società moderna, è perfetto controcanto per il nome filosofico/ spirituale della band, Yatra, ovvero “viaggio”, “pellegrinaggio”.

Gli Yatra rendono coinvolgente una formula collaudata, grazie a una notevole capacità espressiva e compositiva

La doppia anima dell’album, sospeso tra riflessione e scudisciate rock, è evidente fin dalle prime tracce. “Unworthy”, caratterizzata da un ritornello rock fatto apposta per il pogo, è seguita da “Ego Illusion” e “Struggle”. Queste rallentano il ritmo su un tono intimo, malinconico, che si solleva soltanto nei ritornelli. “Awakening” ritorna a rockeggiare forte, per poi sfociare in “Reborn Rebuilt”, pezzo che forse sintetizza perfettamente un giusto mezzo tra le due tensioni. “Disguise you built so well” e Paving the Path to your Downfall” sono due brani rock duri e puri. La prima martellante, grazie a un ritornello nevrotico, che ti si pianta nel cranio, la seconda (traccia da cui è stato tratto il video dell’album) più progressive rock, lenta e ragionata.

“Behind the Great Disguise” è sospeso a metà tra rock duro e riflessione, in un contrasto continuo, alternato

“Everlasting” chiude il lavoro con una ballad tenera, che scorre forse un po’ troppo lunga per i miei gusti, mancando dell’inventiva delle tracce precedenti e non aggiungendo molto all’album. Cosa che non inficia l’impressione positiva che mi ha fatto l’album di inizio carriera degli Yatra. Certamente una band con potenzialità, che spero continuerà a sperimentare e a giocare con la propria musica. Li consiglio decisamente ai fan dell’hard rock.