BLACK SHEEPS: "Terni ha bisogno dell’arte, solo che ancora non lo sa"
Le Black Sheeps, duo di artiste ternane, in uno scatto promozionale.
Le Black Sheeps, duo di artiste ternane, in uno scatto promozionale.

BLACK SHEEPS: “Terni ha bisogno dell’arte, solo che ancora non lo sa”

Ciao Black Sheeps, Music.it è lieta di ospitarvi sulle sue pagine! Rompiamo subito il ghiaccio con un vostro ricordo: raccontateci un aneddoto particolarmente imbarazzante accaduto durante la vostra carriera musicale.

Episodi imbarazzanti? Potremmo scriverci un libro, da quella volta che Claudia sbagliò il nome del locale a fine serata per ringraziarli, dal fantomatico produttore che voleva farci diventare una suoneria per un telefono o anche la volta che Ilaria si rese conto di avere la macchina out ed eravamo a 200km da casa… A voi la scelta!

«La musica non è una cosa seria, ma è tutto ciò che conta». Cosa significa per voi scrivere canzoni e fare musica? E quanto tempo riuscite a dedicargli durante la giornata?

La musica è ispirazione, scrivere canzoni non è un “lavoro” che si possa fare a comando, ci sono delle giornate che non ti permettono di staccarti dallo strumento perché il bisogno di dire quella cosa che si ha in fondo allo stomaco, è più forte di tutto il resto… poi magari si passano delle giornate nelle quali non si suona affatto. Crediamo che il segreto sia proprio questo, non trattarlo come un lavoro al quale dedicare forzatamente un certo tempo durante la giornata, ma un insieme di stimoli che arrivano da tutte le parti. A volte è utile guardare un film o leggere un libro per solleticare la propria ispirazione, il nostro brano “L’ultimo giro” per esempio, arriva dall’ennesima volta che si vedeva “Dal tramonto all’alba”.

Quanto spazio viene dato all’arte nella vostra città? Quanto credete sia importante fare musica e stimolare all’arte in una provincia come Terni?

Terni è una delle pochissime città senza un teatro che si rispetti, dove alcuni gestori di locali fanno i salti mortali per poter alimentare la cultura e la musica, ma sono lasciati soli e a tratti ostacolati. La cultura è quasi ghettizzata, relegata a poche realtà sparse qua e la sul territorio ed è per questo che creare qualcosa di unitario e con radici forti è molto difficile. Terni ha bisogno dell’arte, solo che ancora non lo sa.

Ora parliamo del vostro nuovo singolo “Spina”: quali sono state le fasi di scrittura di questo brano? Chi ha scritto la musica e chi le parole?

“Spina”, nasce di notte, dal piano di Ilaria. In genere una di noi due crea lo scheletro del pezzo, melodia e parole, e poi insieme si procede alla limatura e alla sistemazione. Musica e parole vengono da entrambe, sempre… e poi, quando il tutto ci convince, si passa a Riccardo (Ciaramellari ndr) che dà anima a quello che abbiamo scritto con i suoi arrangiamenti.

Provate a definire la vostra musica con un colore e spiegateci il motivo della scelta.

Bianco, non da considerarsi nella sua accezione di purezza, tra l’altro il vestito Rock che abbiamo sembra porci molto lontano da questo colore, ma il bianco per noi è sintesi del tutto. Nei nostri brani cerchiamo di abbracciare un grande numero di situazioni e sensazioni, cerchiamo di affrontare tanti temi diversi, per sviscerarli anche in noi. L’obiettivo è essere molteplici proprio come lo sono le emozioni e le situazioni della vita, rimanendo però sempre fedeli al nostro stile.

Argomento musica e tecnologia: quale è il vostro rapporto con i social e cosa ne pensate di questa forma di intrattenimento e veicolo di pubblicità per la musica?

I social sono un po’ la nostra croce e la nostra delizia… siamo molto attive e cerchiamo di utilizzarli come veicolo per la nostra musica, ma con quella leggerezza che si addice al mezzo “social”! È comunque un altro lavoro, pensare e creare i contenuti che siano originali ma specifici, far crescere i canali, le interazioni… è un’occupazione che ci impegna non poco, ma non credo che potremmo sottrarci.

Avete a disposizione due biglietti di solo andata, uno per tornare indietro nel tempo ed uno per saltare immediatamente nel futuro. Quale scegliete? Perché? Parlateci del vostro rapporto con il tempo.

Un biglietto di sola andata già è un sogno in un cassetto.
Scegliamo il passato, per capirlo ancora di più, per immergerci negli anni 70 dove la musica diventa per noi “arte”, dove i riff di chitarra fanno la storia e dove l’espressione è libertà.
Con qualche ruga sul viso, accogliamo la nostra musica con la consapevolezza di non avere più l’energia di due ventenni.

Cosa bolle in pentola? Buoni propositi per il nuovo anno?

Abbiamo in mente un progetto molto complesso e lungo.
Abbiamo creato una squadra di lavoro (musicisti, grafici, video maker) che ci supporterà in questa nuova avventura che ci spaventa ma ci stimola tantissimo. Noi ci buttiamo! Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non abbiamo mai fatto, buttiamo il cuore oltre l’ostacolo e ce lo andiamo a riprendere, sempre… e così faremo anche questa volta. La situazione nella quale si trova la musica oggi, senza possibilità di movimento (fisico), ci costringe a trovare strade alternative, perché non ce la facciamo proprio a rimanere ferme. D’altra parte qualcuno più in gamba di noi diceva che «l’unica cosa permanente in questa dimensione della realtà è l’impermanenza. Ciò che non cambia, ristagna» (Alejandro Jodorowsky) e noi non abbiamo nessuna intenzione di restare ferme ad aspettare per vedere che succede.

Come continuerete a stupire i vostri ascoltatori?

Abbiamo scritto la maggior parte dei pezzi del prossimo album durante il lockdown di marzo. Seguire la strada tradizionale significava darsi un tempo lungo per arrangiamenti, registrazioni, grafiche e missaggi fino all’unico prodotto finale; ma in questo momento abbiamo pensato che fare un percorso diverso da condividere, passo dopo passo, con tutte le persone che ci seguono sui social, fosse la scelta migliore anche per noi… quindi non un unico prodotto finale, ma tanti piccoli prodotti che diventeranno tasselli di un puzzle che solo alla fine rivelerà il progetto nella sua totalità. È un’idea ambiziosa, che richiede molta costanza e rimanere sempre sul pezzo; sicuramente possiamo contare su un gruppo di lavoro davvero forte, che ci da sostegno in ogni modo.

Black Sheeps, vi ringrazio per essere state con noi. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a voi: lanciate un messaggio a tutte le donne che come voi, con grinta e determinazione, portano avanti le loro passioni! Ciao e a presto!

Noi possiamo fare ed essere qualunque cosa vogliamo, in quanto esseri umani. È vero, per una donna spesso è più difficile essere presa sul serio, ma non datevi scuse, non mollate neanche un secondo, anche quando tutte le porte sembrano chiudersi; se credete davvero a quello che fate, continuate a farlo con costanza e determinazione.

Non esiste la strada per raggiungere i vostri obiettivi? Costruitela!!!