BLACK YET FULL OF STARS: "A quanto pare ci siamo riusciti!" • MUSIC.IT
L'attuale formazione dei Black yet Full of Stars.
L'attuale formazione dei Black yet Full of Stars.

BLACK YET FULL OF STARS: “A quanto pare ci siamo riusciti!”

Cari lettori, l’ascolto di questi ragazzi sarà la causa del vostro dolore cervicale. Black yet Full of Stars è il nome del vostro progetto. Raccontateci, per iniziare, un evento curioso, particolare, accaduto durante il vostro percorso musicale. A patto che sia nero, ma senza stelle.

Ciao Music.it, grazie dell’intervista! Un evento nero ma senza stelle non è difficile da trovare, nel periodo in cui decidemmo di finalizzare il disco ce ne capitarono di tutte i colori. Da parte mia, ricordo quanto siamo stati fortunati la settimana prima di entrare in studio, quando il mio computer decise di morire. Avevo perso tutto quanto! Tutta la settimana la dedicai a ritirare giù le parti d’orchestra dalle pre-produzioni, e due giorni prima di partire per Roma arrivò il colpo di grazia quando il bassista con cui eravamo in contatto mi chiamò, per dare forfait. E’ stato snervante ma siamo sopravvissuti!

Vi siete avvicinati alla musica sin da quando eravate molti piccoli e da ciò che ho ascoltato mi azzarderei a dire che le vostre influenze arrivano dalla scena metal anni ’80/’90, sbaglio? Svelatemi i vostri idoli!

Penso che sia vero. Abbiamo cercato di mantenere il più possibile una filosofia in grado di assecondare i gusti musicali di tutti noi. David e Marco devono molto agli artisti di quel periodo. Qua e la sono finiti il cantato alla Ronnie James Dio, la plettrata alla James Hetfield quando il riff lo permetteva e via dicendo. Quindi penso che quando si parla di idoli la lista potrebbe potenzialmente essere molto lunga! David ha una conoscenza del rock impressionante, Marco conosce anche il brano metal più dimenticato del mondo, Pericle ascolta ogni sorta di genere e io sono un po’ quello più ignorante tra tutti noi. Nelle recensioni siamo stati paragonati anche a band importanti che non avevo quasi mai sentito nominare!

Il vostro gruppo vanta diverse nazionalità tra i membri. Mi viene difficile credere che l’incontro sia avvenuto casualmente in un pub. Come è andata davvero?

Io e Marco suonavamo già insieme da un anno quando abbiamo deciso di creare qualcosa di nostro. Con Pericle invece, ebbene si, l’incontro è praticamente avvenuto casualmente in un pub. Studiava Farmacia nella nostra stessa città, lo abbiamo conosciuto tramite amici e abbiamo cominciato a suonare insieme! Dave è stato un colpo di fortuna. Abbiamo speso davvero molto tempo cercando una voce che ci piacesse. Abbiamo sentito ogni sorta di cantanti e ho ancora diverse mail con le loro take. Andare su internet cercando annunci di cantanti era diventato quasi uno sport! Dave mi capitò di incrociarlo in un sito che addirittura ora non esiste più, aveva solo una foto in mutande, il suo contatto mail e una cover di “Fortune in Lies” dei Dream Theater. Fu amore a prima vista.

Il progetto nasce nel 2012, ma c’è voluto diverso tempo per renderlo completo. Quali sono state le maggiori complicazioni incontrate? In che modo l’arrivo di David al microfono, ha convinto tutti a dare il via alle registrazioni?

Non avevamo un posto dove provare, Pericle suonava la batteria solo quando aveva lezione perché non poteva farlo nel suo appartamento all’università, Marco aveva orari assurdi al lavoro e via dicendo, quindi prepararci per lo studio ha richiesto molto tempo. Chiaramente eravamo tutti d’accordo col non cominciare finché non avremmo avuto un cantante! Appena Dave ha accettato e ci ha confermato di poter venire in Italia per le registrazioni, abbiamo chiamato Stefano e cominciato a lavorare.

L’album narra una storia, un viaggio. Partendo da “Lightborn” fino a “Tempesta”, raccontante la crescita interiore da bambino a uomo. Parla di un generico individuo o anche di voi e delle vostre difficoltà incontrate?

Nel disco sono finite tante cose personali da ognuno di noi, ma puntavamo a parlare a più persone. Fidandosi delle recensioni che non discutono solo il nostro aspetto musicale, a quanto pare ci siamo riusciti!

Se non sbaglio il vostro disco è in vendita anche al Carousel Music situato in South Carolina. Quali differenze avete riscontrato tra il mercato discografico italiano e quello oltre oceano?

Gli ascolti in digitale stanno andando benone ovunque. Per quanto riguarda le vendite fisiche il CD sembra stare andando molto meglio in America. Non saprei dirti un motivo. Da quello che sento raccontare da Dave, esiste molto di più il ragionamento del: “mi piace quindi devo averlo originale.

Il viaggio continuerà? Potremmo ascoltare altro dopo la Tempesta?

Il viaggio continuerà e sta continuando, sono già a buon punto e sto scrivendo veramente tanta musica. Vogliamo raccontare ancora tante storie, facendo tesoro di quello che abbiamo imparato e delle critiche che abbiamo ricevuto. Abbiamo un’idea molto più chiara dello stile che vogliamo avere e di come strutturare le canzoni. Non vedo l’ora di registrarlo!

Vi ringrazio per essere stati con noi. Da oggi in poi quando vedrò un cielo stellato, penserò di certo a voi! Se volete dire ancora qualcosa le ultime righe sono tutte vostre!

Grazie a voi dell’opportunità, e grazie a tutti quelli che ci seguono!