ROSSO MALPELO: "Voglio raccontare ciò che vivo" • MUSIC.IT
Il cantautore Niccolò Garro, in arte Rosso Malpelo.
Il cantautore Niccolò Garro, in arte Rosso Malpelo.

ROSSO MALPELO: “Voglio raccontare ciò che vivo”

Diamo il benvenuto a Rosso Malpelo sulle nostre pagine. Per iniziare voglio chiederti, seguendo la nostra tradizione, di raccontarmi un aneddoto divertente che ricordi con piacere della tua storia musicale.

Ciao, grazie mille dello spazio che mi avete concesso. L’aneddoto più divertente che ricordo è di tre settimane fa al release party del mio EP “Prologo”, che presentavo prima del concerto dei Pinguini Tattici Nucleari. A un certo punto, mentre scherzavo col pubblico tra una canzone e l’altra ho dichiarato: “Non avete capito, non sono io che apro ai Pinguini, sono loro che mi chiudono!”, il pubblico ha apprezzato la battuta e si è divertito ancora di più. Gran bella serata!

In attività da poco più di due anni, sei un artista relativamente giovane. Dicci quali sono le colonne portanti della tua musica. C’è qualche artista in particolare che ti ha ispirato durante la scrittura delle tue canzoni?

Sì, il progetto è iniziato nel 2015, dove ho iniziato a comporre e scrivere le canzoni che poi avrebbero composto il mio EP. Il 2016 è stato dedicato al lavoro in studio mentre nel 2017 ho iniziato a fare qualche concerto in acustico nella provincia di Cuneo e concludere il lavoro, per poi promuoverlo da questo agosto in poi. Le mie colonne portanti sono sostanzialmente tre: Johnny Cash, George EzraThe Clash.

Vai col primo.

Di Cash ho sempre adorato la sua voce, i suoi testi e i messaggi che voleva lanciare, inoltre è stato cantando una sua canzone – “Ring of Fire” che ho scoperto questa mia voce più baritonale, quindi ho iniziato a prendere lezioni di chitarra e canto e smettere di urlare al microfono (prima cantavo in una band punk-rock). George Ezra l’ho scoperto quando un giorno passarono in radio Budapest, da quel momento me ne sono innamorato. Un mio coetaneo con quella voce! Poi, essendo un amante del pop, ho sempre trovato geniale il suo modo di comporre: pezzi molto semplici dal punto di vista armonico ma arrangiati in modo da non essere mai ripetitivi e noiosi. Incredibile!

Ne manca uno.

Poi ci sono loro, The Clash! Band che conoscevo da anni essendo amante del punk, ma di cui ho approfondito e studiato i brani solo negli ultimi due anni, e ne sono rimasto folgorato: un’energia incredibile in brani pazzeschi, sia sul piano strumentale che dei testi, mai scontati, e non si sono mai limitati al puro punk. Una delle migliori rock band mai esistite. Quindi Rosso Malpelo vuol essere questo: un lavoro di composizione e arrangiamento come Ezra, con dei testi che seguono la scuola di Cash e che in live porta la grinta dei The Clash!

Parliamo della scena underground italiana. Sono diversi i gruppi e gli artisti di piccole città che alla fine sono riusciti a farsi strada nel mondo della musica. Credi che siano abbastanza supportati dall’industria musicale o che forse sia meglio migrare verso mete più promettenti?

L’underground italiano è molto vario e, al contrario di quel che si dice, non è morto, anzi è più vivo che mai. Non sto dicendo che è semplice, ma noto che grazie al successo della musica indie italiana (di cui non sono un grande fan, anche se teoricamente ne faccio parte) e all’autoproduzione, molti gruppi stanno trovando il modo di far conoscere e finanziare la propria musica. Qui a Cuneo abbiamo l’esempio dei Marlene Kuntz, che sono una delle band più importanti del rock italiano, ma basti anche guardare solo gli Eugenio in Via Di Gioia di Torino, che sono riusciti ad emergere e farsi conoscere in tutta la penisola. Personalmente non so quanto si è supportati dall’industria e dalle etichette, anche da quelle più piccole. È un periodo difficile questo, quindi investire in band è diventato un rischio, più che una scommessa. Secondo me bisogna prima fare un po’ di gavetta ed essere i finanziatori di se stessi, e successivamente cercare un aiuto e un supporto.

Parlami del tuo EP, da poco uscito, “Prologo”. Tracce che sembrano ispirate per la maggior parte da esperienze personali, o che raccontano comunque metafore di quelle che sono esperienze reali di vita. Qual è il tuo punto di vista, e perché questa scelta? Come è nata l’idea?

Mi è sempre piaciuto raccontare di me e di ciò che mi circonda attraverso la musica, infatti la scelta di Rosso Malpelo come nome non è casuale e dovuta solo al mio colore di capelli. Esattamente come nel racconto di Verga, voglio raccontare ciò che vivo quotidianamente, nella mia vita, come in “Barcellona”, ma anche parlare di ciò che vedo. Verga racconta della situazione dei lavoratori nel sud d’Italia, io in “Ninna Nanna” racconto dei conflitti, visti dagli occhi di una madre che deve tranquillizzare la figlia. Questo penso sia un mio punto a favore nel lavoro, dove comunque mi metto a nudo e mi racconto. Mi espongo. Una delle cose che viene più apprezzata delle mie canzoni è per l’appunto la loro umanità.

Il nome stesso dell’EP fa pensare che ovviamente questo sia solo l’inizio della tua carriera. Ci sono già idee per un futuro disco? Pensi che ti lascerai influenzare da nuovi generi?

È il mio primo lavoro, e avendo un nome che ha un riferimento letterario, e narrando nelle mie canzoni la mia vita, mi sembrava il nome più azzeccato per iniziare. Idee, ma soprattutto canzoni, ce ne sono, ma mi mancano le risorse economiche per entrare nuovamente in studio. Quindi il programma che vorrei seguire è il seguente: diffondere ancora di più la mia musica (l’EP sta andando veramente bene e sta girando pian piano l’Italia) e il mio nome, in modo da riuscire a fare più esibizioni dal vivo e iniziare a mettere qualcosa da parte grazie ai cachet e alle copie fisiche vendute, finire di scrivere le canzoni nuove, e tornare in studio per incidere il mio primo disco. Non sarà facile, ma sono fiducioso e incoraggiato dai risultati per ora raggiunti che, ad essere sincero, sono stati davvero inaspettati. Per il genere continuerò a fare come ho fatto fino ad adesso: mischierò un po’ di tutto tenendo come punto fermo il cantautorato. Non mi piace limitarmi e definirmi. Se penso che per un brano o per un testo vadano bene determinate sonorità le metto, senza farmi troppi problemi.

Ti ringrazio per avermi prestato il tuo tempo, e ti lascio un po’ di spazio per dire quello che vuoi qui sotto.

Grazie mille a voi dell’opportunità e dello spazio offerto! A tutti coloro che leggeranno questa intervista (e si spera che non siano solo mia madre e la mia fidanzata) dico che spero di avervi incuriositi, e se volete vi invito ad andare a sentire il mio EP “Prologo” su Spotify, e a supportare la mia musica e il mio progetto con il passaparola sui social e a voce tra i vostri conoscenti. Sembra una stupidaggine, ma è così che la musica va avanti. Può darsi che poi passerò a suonare da voi un giorno! Grazie mille a tutti voi! Ci vediamo presto! Supportiamo la musica emergente!