FLO: "L’arte si sforza, ma per arrivare alla gente ha bisogno di una politica seria!"
La cantautrice Flo.
La cantautrice Flo.

FLO: “L’arte si sforza, ma per arrivare alla gente ha bisogno di una politica seria!”

Ben arrivata Flo su Music.it. Partiamo subito e cacciamo via la timidezza. Qual è stato un momento particolarmente divertente o imbarazzante della tua carriera che ricordi con più affetto? 

Grazie dell’invito. Via la timidezza! Ho moltissimi ricordi stravaganti legati al lavoro. Uno dei più teneri risale al 2014, durante le riprese del videoclip di “ça ne tient pas la route”. Giravamo all’aperto, tra le stradine e le scalinate del quartiere Petraio a Napoli: un vero e proprio presepe. Ad un tratto un uomo da un balcone mi chiede di avvicinarmi e, calando un cesto con dentro una rosa, fa: “Signorina, se fosse passata di qui trent’anni fa, gliel’avrei portata di persona, ma sto in sedia a rotelle e non posso scendere. Ai miei tempi così si corteggiavano le ragazze.” Non lo dimenticherò mai. E poi due anni fa, prima di un concerto, arrivò in camerino una bambina con sua madre. Avevano fatto 300 km per venire. Ero il regalo per la promozione in prima media. Durante il concerto la invitai sul palco a cantare con me. Fu bellissimo.

Flo, sei una cantautrice, una attrice teatrale e una entertainer versatile. Da dove è nato questo mix esplosivo, da dove sei partita?

In verità la mia vita è sempre stata la musica. Poi nel 2018 fui scelta per un importantissimo spettacolo teatrale, “ ‘A Sciaveca” – prima di allora in teatro avevo fatto un musical – e così sperimentai la bellezza di comunicare anche con il corpo e con la parola. Da allora la mia ricerca umana, prima ancora che professionale, è indirizzata verso un tipo di comunicazione più ampia, che passa per la ricerca, la scrittura, il movimento, il dialogo col pubblico e infine il canto.

Lo scorso 11 settembre è finalmente uscito il tuo nuovo singolo “L’uomo normale” che anticipa l’album di inediti “31SALVITUTTI” in arrivo a novembre. La produzione artistica è stata curata da Sebastien Martel. Cosa ha significato dal punto di vista artistico lavorare fuori dai confini italiani?

In Italia abbiamo dei musicisti bravissimi, ma al nostro lavoro manca il riconoscimento professionale e dunque ognuno cerca di gestirsi come può. Questo comporta che molto spesso i musicisti, per proteggersi dalle fregature, non si lascino andare, non si vivano l’avventura che c’è dietro alla realizzazione di un disco. In Francia questo non accade. Seb è venuto a Napoli per conoscermi, parlare con me, incontrare i miei musicisti; e questo è avvenuto ancor prima di parlare di contratti. Bisognerebbe lavorare sempre così, se si vuole autenticità. Poi lui è geniale, ma questo lo sanno tutti.

Torniamo al singolo. “L’Uomo Normale” è una presa di coscienza, una ammissione di colpe e responsabilità che dovremmo fare tutti. Hai affrontato temi cruciali del nostro tempo come la violenza di genere, il razzismo, il sistema di poteri sbilanciato e scorretto. Non hai avuto la presunzione di cantarne le risposte, ma la forza di mostrare il problema. Da dove dovremmo partire?

Non ho cantato le risposte perché non le conosco. Due giorni fa ho visto una persona lanciare una lattina vuota dal finestrino e ho pensato che siamo senza speranza. Poi scrivo canzoni e quindi intimamente la speranza non l’ho perduta. Non ghettizzare le persone nello squallore di quartieri degradati, impegnarsi contro la dispersione scolastica e smetterla di bombardare la popolazione di trash, sarebbe già una cosa.

È altrettanto interessante il videoclip che accompagna “L’Uomo Normale” dove tutte le immagini passano attraverso una televisione. Qual è la funzione che sta avendo oggi la tv, o il cinema, o l’arte in genere?

La tv, a parte qualche isola felice, è la vera epidemia: il cervello si mette completamente in  stand-by e delega ad altri l’impegno sociale, lo spirito critico e le decisioni. L’arte si sforza, ma senza una politica seria, non riesce ad arrivare alla gente, resta un privilegio per pochi eletti.  Del resto gran parte dei nostri politici si fa vedere a La Scala di Milano una volta all’anno, ma del nostro lavoro, del potenziale economico che ha e dei suoi aspetti strutturali, non sa nulla.

Cosa ci sarà dopo “L’Uomo Normale” e soprattutto dopo “31SALVITUTTI”? Magari un tour appena l’emergenza sanitaria lo permetterà?

Credo e spero di sì. Lavorare in studio è bello, ma per me non c’è paragone con il live. Per adesso possiamo annunciare il concerto di presentazione dell’album il 22 novembre a Napoli, al Teatro Trianon e incrociamo le dita.

Flo, la nostra chiacchierata finisce qua, è stato bellissimo ascoltarti e confrontarsi con te. Per ringraziarti di averci tenuto compagnia, ti lasciamo quest’ultimo spazio da utilizzare come meglio credi. A presto!

Vorrei dire a tutti di cercarsi la musica: il web è pieno di meraviglie che nemmeno immaginiamo. Musica meravigliosa e artisti straordinari che non aspettano altro che essere scovati. La musica rende migliori le nostre giornate e ci allena a tenere sempre il cuore aperto. Non accontentiamoci di quello che ci portano le onde del mare, ma ogni tanto facciamolo noi un tuffo.