GARBATO - Anima sensoriale (Album) • Recensione su MUSIC.IT
Un frame di "Stretti in un'anima", singolo dei Garbato.
Un frame di "Stretti in un'anima", singolo dei Garbato.

GARBATO – Anima sensoriale (Album)

“Riflessioni” si apre con un incipit strong, quasi inaspettato, in cui a contrappuntarsi vicendevolmente sono la chitarra e il basso. Le riflessioni escono fuori al placarsi degli strumenti. Il quattro quarti è scandito e accelerato gradualmente dalla cassa, mentre il flauto accompagna dolcemente l’andamento della strofa, una scelta stilistica che ho apprezzato particolarmente. Nel ritornello si riaffronta lo stesso tema del preludio, ed è impossibile non pensare alla struttura ad incastro delle migliori tracce prog. L’utilizzo del flauto e al genere non può non richiamare i Jethro Tull, e non impropriamente.

“Donna dei tarocchi” è un titolo che incuriosisce, e al contempo getta l’ascoltatore in una dimensione di cantautorato decisamente accomodante. Tutta la canzone si costruisce su un arpeggio semplice ed evocativo. A partire dalla seconda strofa c’è un’apertura alla sezione ritmica, che dà una stabilità conciliante all’atmosfera misticheggiante della prima. Un’escamotage che è sufficiente a farli transitare da sonorità e ritmi indie-pop al blues. “Stretti in un’anima”, singolo di lancio di “Anima sensoriale” è un brano sostanzialmente blues in cui ad essere predominante è la linea vocale.

Per questo resta comunque un brano affiliato al cantautorato d’amore, un po’ particolare per il modo in cui emerge la sezione ritmica. Apprezzabile l’intermezzo di passaggio tra il ritornello e la nuova strofa con chitarra e un dolcissimo flauto che risuona in modo quasi fiabesco. Insospettabile il riff di chitarra sulla chiusa finale, coronata dalla riproposizione del duetto di intermezzo tra chitarra e flauto, stavolta in distorsione. “Sento”: si apre con accordi semplicissimi ed elementari, contornati da una gradevole psichedelia anni ’80. Il secondo movimento è difficile da descrivere, va semplicemente ascoltato in tutte le sue componenti, un incastro di suoni e linee melodiche tanto complesse quanto godibili grazie ad un mixaggio davvero magistrale.

Una pizzicata di corde dissonanti tra loro che sfocia in un arpeggio molto sentimentale è l’incipit di “Lei non c’è”, una ballata nello stile degli Extreme, un pop-rock decisamente meno impegnativo rispetto alle scelte stilistiche e tecniche delle tracce precendenti. “Voci dalle finestre” si apre con un arpeggio al pianoforte, inseguito da un riff di chitarra che introduce alla voce. Impossibile non notare lo stridore misurato delle sei corde rispetto alla linea melodica di basso e pianoforte, un attrito che si riflette sulla lirica, che prende corpo intorno all’amore, alla paura, alle convenzioni, alle ipocrisie. “100 all’ora” è un brano che tende all’heavy. È stata una piacevole sorpresa appurare che il cantate riesca ad affrontare con successo anche tonalità più scure.

“Anima sensoriale” è un album strano. Ho apprezzato particolarmente l’ordine compositivo a cui non rinunciano in nessuno dei 7 brani. I Garbato, infatti, difficilmente lasciano sovrapporre fino a confondersi linea melodica e linea canora, quasi creare una schizofrenia nell’attenzione dell’ascoltatore, demandando a lui la possibilità di concentrarsi su una parte piuttosto che sull’altra.

 

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GARBATO

Anima sensoriale

27 aprile 2018

(R)esisto

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La copertina di "Anima Sensoriale" dei Garbato.
La copertina di “Anima Sensoriale” dei Garbato.

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