Benvenuti ai Genus Ordinis Dei su Music.it! Per rompere il ghiaccio iniziamo questa intervista chiedendovi un aneddoto curioso legato alla vostra carriera o alla musica in generale. Raccontatecene uno!
Ciao a tutti! Va bene, è giunto il momento di rivelare una cosa mai raccontata. Nel 2015 stavamo suonando in un locale della nostra zona, nello specifico la canzone “Battlefield Gardener” (The Middle). Qualcosa è andato storto sulla seconda strofa e ci siamo ritrovati tutti completamente girati sulla struttura. Richard Meiz, il nostro batterista, ha stoppato le sequenze e abbiamo suonato circa 1 minuto di cavalcata a random per poi chiudere la “canzone” fingendo un problema tecnico sulla chitarra di Tommy Mastermind. Lo show poi è ripartito e tutto è andato liscio. Tommy il giorno dopo ci ha confessato che in quel momento era talmente in panico che stava per fingere uno svenimento pur di finire la canzone. Oggi non suoniamo più quel pezzo dal vivo, e ogni tanto facciamo una scenetta “nostra” sul palco mentre ci guardiamo che ci ricorda quel momento. Ora lo sapete!
Il vostro progetto musicale parte nel 2011, e per arrivare al primo album avete lavorato duro per un paio di anni. “The Middle” rappresenta il tassello centrale di una trilogia. Quindi vi chiediamo: “Great Olden Dynasty”, il vostro ultimo album, è il primo o il terzo capitolo della trilogia?
Non esattamente. Sia “Great Olden Dynasty” che il nostro self-titled EP sono degli spin off della trilogia principale. Sono storie comunque collegate che vanno a descrivere una ambientazione più ampia. I dischi della trilogia saranno ovviamente solo tre. Tutti gli altri saranno storie parallele o complementari che potranno permettere di comprendere al meglio il concept centrale dei Genus Ordinis Dei.
È appena uscito il nuovo singolo dei Genus Ordinis Dei, “Nemesis”, in cui troviamo la splendida Melissa VanFleet come guest vocalist. Come è avvenuto l’incontro con l’artista americana?
L’abbiamo conosciuta mentre era in Italia per produrre il suo disco “Ode To The Dark” insieme a Marco Coti Zelati dei Lacuna Coil. La sua voce ci è piaciuta subito e siamo rimasti in contatto grazie a Serena di PressThis (nostro ufficio stampa, e anche di Melissa). Da li abbiamo deciso di fare questa collaborazione!
Sono chiare le differenze tra lo stile vocale della VanFleet e quello di Nick Key. È stato difficile trovare un punto d’incontro tra la voce più melodiosa di Melissa e il growl di Nick?
In realtà no! Come dici tu, le due voci sono completamente opposte, quindi abbiamo deciso da subito di lavorare sui contrasti, creando parti molto crude e violente, e altre più melodiose ed ariose. Anche a livello di testo abbiamo creato sostanzialmente due “parti” e due personaggi agli opposti.
Le vostre collaborazioni sono sempre molto importanti, pensiamo ad esempio a Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, che troviamo come voce ospite in “Salem”. Come inizia il featuring tra i Genus Ordinis Dei e la band milanese, arrivando ad aprire alcuni dei loro concerti?
Tutto è cominciato tra il 2014 e il 2015, quando Marco Coti Zelati ha lavorato come produttore per il nostro EP. Da li è nata una splendida amicizia, prima con lui e poi con il resto della band. I ragazzi dei Lacuna Coil sono stati fantastici con noi perché hanno capito che volevamo fare sul serio e ci hanno dato delle opportunità enormi. Prima il featuring con Cristina Scabbia, poi il tour europeo nel 2016 e ad oggi anche Andrea “Andy” Ferro ci segue nella parte manageriale della band.
Avete altro materiale su cui state lavorando, o vi dedicherete ancora alla promozione di “Great Olden Dynasty”, nei prossimi mesi?
Sicuramente ci dedicheremo prima di tutto alla promozione del nuovo singolo “Nemesis”. Dopodiché in realtà stiamo già scrivendo il prossimo disco, e siamo più che a buon punto! Non sappiamo ancora una data di release, anche perché probabilmente faremo una cosa molto particolare che però non possiamo ancora anticipare!
Il metal in Italia resta abbastanza seguito. Come giudicate il livello attuale del panorama musicale italiano, per questo settore?
Resta comunque un genere “di nicchia” in realtà. Ad oggi il metal ancora non arriva alle grandi distribuzioni nel nostro paese; ma la cosa positiva è che pian piano ottiene sempre più riconoscimento! In Italia abbiamo tantissime band molto valide e che cercano di emergere gradino dopo gradino (come noi), ma resta in ogni caso un cammino molto duro e con un sacco di scogli.
Ci piace conoscere i nostri ospiti anche sotto aspetti che vanno oltre la musica. Quali sono, se ci sono, gli interessi che i membri dei Genus Ordinis Dei coltivano al di fuori del proprio ambito musicale?
Beh per quanto riguarda Nick e Tommy, amano lo sport (anche se non ne praticano più) di ogni tipo. Possono passare ore a guardare calcio o NFL e non è raro vedere Tommy in tour che guarda qualche partita di qualche sport sconosciuto! Steven (F. Olda, il bassista, ndr) ama andare in palestra perché “lo rilassa” oppure a cavallo o in bicicletta… insomma, stare all’aperto. Ha girato l’Italia in bicicletta un anno, e ha tutta la nostra stima. Richard invece è l’opposto. Ama il buon vino, adora cucinare e lo fa molto bene, passa i weekend facendo queste due cose fondamentalmente. E qualche giro sul lago o sulle colline a cercare vini buoni o qualche prodotto strano.
Potendo utilizzare una macchina del tempo, su quale palco di un’altra epoca scegliereste di essere trasportati per esibirvi dal vivo?
Live AID 1985 al Wembley Stadium di Londra. Non credo ci sia da aggiungere qualcosa.
Le nostre domande sono terminate, vi salutiamo e ringraziamo per averci concesso un po’ del vostro tempo. Lascio a voi lo spazio per aggiungere ciò che volete e, magari, per fare un saluto ai vostri fan e alle persone che seguono Music.it.
Grazie mille per la bellissima intervista e grazie a tutti i lettori di Music.it! State sintonizzati, perché abbiamo un sacco di novità per voi!!! Hail!