Ciao! Noi di Music.it iniziamo le nostre interviste sempre con la stessa richiesta, un diverso modo di rompere il ghiaccio. Allora, hai qualcosa di divertente, imbarazzante successo durante le tue esibizioni?
Ciao a tutti, grazie e un saluto a tutti i lettori! Di aneddoti imbarazzanti ce ne sono davvero tanti a dir la verità, attingendo a più di dieci anni di esperienza sui palchi della Capitale e non…
Per esempio?
Mi viene in mente il 2011, suonavo sul palco del Jailbreak a Roma, in versione rock, con il mio trio dell’epoca. Stavo facendo un’assolo sul palco e mi sono gettato a terra per farlo, preso dal momento. Un mio amico ha pensato bene da sotto il palco di avvicinarsi con una bottiglia di whisky , per farmi bere mentre facevo l’assolo, peccato che ha sbagliato mira e il whisky invece di versarmelo in bocca me l’ha versato nell’occhio…. Un bruciore! Volevo scappare, mi stava esplodendo l’occhio dal bruciore. Però “the show must go on”; ho concluso la canzone. E appena finita sono corso nel bagno del backstage dietro il palco per annaffiarmi con l’acqua…
Romano, di San Giovanni, ti definisci un cantautore. Se dovessi usare tre aggettivi per descriverti artisticamente quali useresti?
Istintivo, autentico, poliedrico.
Ti sei esibito in diversi locali e piazze di Roma. Quanto conta la dimensione locale della musica, il sentirsi parte di un quartiere?
Tantissimo. Qualcuno anni fa, mi ha “affibbiato” il nome di “cantautore di quartiere”, proprio perché sono molto legato alle storie di quartiere, alle vite che si avvicendano in esso, come se fossero realtà, città dentro la città. Anche se io non mi sento parte di nessun quartiere in particolare, e con l’ultimo album sto scrivendo proprio di questo, del veleggiare verso la libertà, lontano dalla routine di tutti i giorni e non sentirsi legati necessariamente a nessun posto in particolare.
Concluso il lockdown, hai pensato di creare un format dal titolo “Cantautore a domicilio”. Basta inviare una mail e tu arriverai a casa delle persone per suonare. Sei già stato ospite in qualche terrazza?
Si, sono stato ospite una settimana in Puglia, oltre che su diverse terrazze romane! È stata un’esperienza meravigliosa e adesso continua. Si chiama, questo tour, #cantautoreadomicilio e sarò presto ospite su una barca a vela ad Ancona, in qualche agriturismo umbro ecc ecc. Il tour prosegue e devo dire che arrivano ogni giorno richieste ed adesioni. È una dimensione meravigliosa, il format prevede eventi sia più intimi e privati, sia concerti in situazioni più istituzionali. Ad esempio, in Puglia, è stato esattamente così: durante quella settimana ho suonato sia in masseria, in un palazzo storico su inviti privati, ovviamente rispettando tutte le normative anti-covid. Ho cercato di alternare momenti “domestici” a momenti più pubblici, quindi festival, concerti di piazza, o locali ecc.
“Voce” è il tuo terzo lavoro, un EP composto da 4 tracce. Il singolo di lancio dell’EP è “C’eri tu”, una canzone che rincorre le sensazioni positive e spensierate e allontana la pesantezza di questo periodo. Se dovessi accoppiare questo tuo pezzo ad una canzone che usi ascoltare nei momenti di contentezza, che brano diresti?
La prima, istintivamente, che mi viene in mente , è una delle mie canzoni preferite in assoluto: “The passenger” di Iggy Pop, mi da sempre una grande sensazione di libertà, legata a un particolare ricordo e momento che ho avuto con me stesso, una sensazione di volare, di sentirsi liberi, di viaggiare.
Tra le varie esperienze ho trovato molto interessante l’incontro con lo IED- Istituto Europeo di Design. Due tuoi brani sono stati selezionati come oggetto di studio per il corso di SOUND DESIGN. Quanto la cura e la tecnica musicale sono fondamentali per la creazione di un prodotto musicale?
È fondamentale. Nel mio caso poi, dove, a detta di tutti, rendo tantissimo dal vivo, come sensazioni,emozioni ecc, cristallizzare una canzone in un prodotto discografico è ancora più difficile. Cercare di trasmettere da una voce e una chitarra , le stesse sensazioni, emozioni, la stesso “pathos” in un disco è difficilissimo, e molto dipende dal produttore artistico, fonico ecc. Il vestito, per la canzone, è fondamentale. Ovviamente amo portarla spesso in giro così nuda e cruda.
Mitologia e musica antica si fondono nel singolo “Il volto della maga” nel tuo album di esordio “Lithos”. Come è nata la scelta di lasciarsi ispirare da un mito per la scrittura di una canzone?
È stata la maga Circe che mi ha ispirato direttamente e non ho avuto scelta. Racconto sempre il momento di come è nata la canzone: tornavo dal mare in uno degli stabilimenti di Sabaudia, salendo le scale nere di legno che si trovano in mezzo alle dune, e girandomi verso destra, ho fissato la sagoma della montagna del Circeo, che dicono essere appunto , il volto della maga Circe, per la sua particolare conformazione. Da li, sono stato letteralmente investito dall’ispirazione, le parole sono entrate nella mia testa e ho dovuto subito appuntarle su un taccuino per non perdere il momento. Da quelle poche righe è nato tutto il resto. In ogni caso la mitologia ha sempre esercitato su di me un grande fascino, soprattutto la figura tormentata di Odisseo.
Bene. L’intervista si è conclusa. Ora puoi chiedere qualsiasi cosa al nostro pubblico o salutarci con tuo personale e libero messaggio.
Vi invito a sognare insieme, non smettete mai di farlo. Non costa niente, lasciatevi trascinare dalle sensazioni e dalle emozioni e perché no? Credo che con la mia musica si possa veleggiare insieme verso porti e rotte inesplorate. Vi aspetto in giro per l’Italia e vi invito ad ascoltare ed acquistare la mia musica su tutte le piattaforme digitali e non solo, per sostenere l’arte in un momento così difficile.
Ah! Ovviamente, se volete aderire al format #cantautoreadomicilio, scrivetemi a giuliovocepressoffice@gmail.com. Grazie a tutti, a vele spiegate.