È ADELE l'ennesima vittima della 'dittatura del politicamente corretto'?
Adele durante il 59° Grammy Adwards – Los Angeles, 12 febbraio 2017.
Adele durante il 59° Grammy Adwards – Los Angeles, 12 febbraio 2017.

È ADELE l’ennesima vittima della ‘dittatura del politicamente corretto’?

L’ultimo giorno di agosto Londra, in particolare Notting Hill, si anima di musiche caraibiche. Il Carnevale Giamaicano è ricreato in grande stile per essere festeggiato dagli originari del centr’America anche da lontano, nella metropoli multietnica. Ovviamente la pandemia ha reso impossibile celebrare la ricorrenza come di consuetudine. Tuttavia, proprio quest’anno ha oltrepassato i confini della capitale della Gran Bretagna per spopolare su tutti i social. Il motivo scatenante è la foto pubblicata da Adele sui social. Direttamente dal suo giardino di casa, la voce di “Someone like you” ha segnalato la sua partecipazione attraverso uno scatto che ha scatenato le facili ire del web. In bikini con la bandiera giamaicana, ha i capelli intrecciati secondo gli usi locali.

 

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Happy what would be Notting Hill Carnival my beloved London ????

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È davvero ‘appropriazione culturale’ la colpa di cui si è macchiata Adele?

In Italia si scrollano le spalle a riguardo. Le minoranze etniche radicate da secoli sul territorio nazionale sono custodi di un patrimonio antichissimo, che solo in parte si è fuso con il sostrato culturale locale. Per non parlare di quanto si fatichi ad affrontare il capitolo del colonialismo, anche a livello accademico. L’America e l’Inghilterra negli anni stanno imparando a fare i conti con gli effetti dell’imperialismo Ottocentesco, ma in generale con la politica di potenza adottata anche nell’ultimo secolo. Dunque il tema dell’appropriazione culturale, cui si sta scontrando Adele nelle ultime ore, è davvero molto sentito a livello accademico.

Per appropriazione culturale si intende la messa in uso di una consuetudine di una popolazione colonizzata da parte della cultura dominante. Nella storia della musica è qualcosa che è accaduto con incredibile frequenza, soprattutto nell’ultimo secolo. Pensiamo a come il jazz e il blues siano transitati dalle bettole di New Orleans ai circoli privati di persone benestanti. Pensiamo a come anche il rap sia passato da una forma di ‘poesia popolare’ a fenomeno di massa. Più o meno in questa direzione andavano le accuse di Skin alle produzioni musicali, soprattutto quelle mainstream, dello scorso agosto. Il clima della querelle tra cultura dominante e identità minoritarie in America è estremamente teso, in linea con le proteste ‘Black Lives Matters’.

Ma non sarà che Adele, Beyoncé e Katy Perry siano vittime di un ‘politically correct’ a tutti i costi?

L’appropriazione culturale è piuttosto un processo che dura generazioni. Non è di certo un videoclip con un kimono, quello di Katy Perry, a snaturare la cultura giapponese. Il sahari di Beyoncé non snatura il modo in cui viene vestito e vissuto nelle immense differenze del continente indiano. Le treccine di Adele non ledono lo spirito del Carnevale di Notting Hill, che peraltro è segnalato come uno degli eventi pop imperdibili di Londra. Dunque, è stato già reso negli anni un evento il cui spirito è stato gonfiato da logiche di marketing. Prima che Adele decidesse di aderirvi facendosi un’acconciatura.

[N.D.R. La ‘dittatura del politicamente corretto’ non esiste. Esistono, semmai, eventi che riescono a infiammare oltremodo (e a ragione) l’opinione pubblica, inevitabilmente influenzata dagli eventi di cronaca e dalla soggettiva capacità critica di ricezione dell’informazione.]