Benvenuti a Gli Ultimi! Ragazzi, solitamente chiediamo un ricordo dell’artista, legato alla musica. Da voi invece vorrei sapere quale avvenimento è stato più significativo per la scrittura del vostro ultimo album, del quale parleremo più avanti.
Ciao Emanuele, un saluto a Music.it. Abbiamo composto e registrato il disco a ritmi serrati ma stimolanti per esigenze di pubblicazione. In un modus già intrapreso in “Anime Corsare”, abbiamo lavorato su riff scarni costruendone il corpo tutti insieme, non senza musi duri e discrepanze varie. I temi del disco ci sono piovuti addosso. L’appesantirsi della situazione del lavoro, della repressione, il tarlo di trovarsi a cavallo di una transizione allo stesso tempo storica ed esistenziale, hanno indotto delle riflessioni sulla nostra generazione, sullo sfruttamento che la costringe e sulla costante malinconia che ci riporta al passato. Questi sentimenti hanno generato “Tre Volte Dieci”, ed è stata probabilmente la scrittura più dolorosa e sentita di tutta la nostra produzione.
Dal 2011 al 2014 siete stati particolarmente attivi, con registrazioni e tour. Cosa ha lasciato in voi questo periodo?
Nel 2011 stavamo ossessivamente finendo di scrivere “Storie da un posto qualunque”. Ricordiamo che erano giorni incasinati, ma usciti dalle registrazioni, oltretutto in presa diretta, 12 ore in 5 metri cubi, e stampato il disco abbiamo avuto periodi straordinari. Eravamo sempre in giro tra live, presentazioni, interviste radio. Una sera a Ravenna parlando coi Plakkaggio HC parte la stronzata di fare un disco alla “BYO Split Series”, una collana di dischetti americani in cui due punk band registrano l’una i pezzi dell’altra. E così è stato: senza parlarne abbiamo anche trovato il modo di farci la parodia. Dietro il palco del Questa è Roma Festival nel 2014 ci mettiamo a parlare con i Klaxon. Loro sono stati per noi una leggenda, un faro di stile e songwriting che ha influenzato buona parte della nostra storia, e ora ci chiedono di fare un disco insieme. “Anime Corsare” è stato rilasciato nel novembre dello stesso anno, un disco fantastico, ci piace chiamarlo condiviso, in cui, nei limiti, siamo stati nello stesso studio cercando di collaborare in qualche brano, nelle grafiche e nel sound .
Suoni sporchi e testi diretti sono il vostro punto di forza. Quali artisti vi hanno ispirato fino ad oggi, e quali attualmente in attività ritenete degni di nota?
I nostri suoni risultano sporchi per chi viene dal rock, ma ti assicuriamo che siamo considerati a volte poco ruvidi nel circuito punk/hardcore. Ci piace quello che una volta veniva chiamato real punk, cioè un punk rock che parla della vita di tutti i giorni, che sta a livello-strada, meno incline alla provocazione artistica e più dentro alla cultura popolare. Tra anni ’80 e ’90 in italia gruppi come: Klaxon, The Stab, AUT AUT e Banda Bassotti ci hanno mostrato che tutto questo era possibile, e abbiamo provato a saldarlo con la passione che abbiamo per il punk rock americano moderno, da The Bouncing Souls agli Street Dogs, poi Rancid, Social Distortion, U.S. Bombs e ovviamente in UK The Clash. Oggi in Italia vediamo con gioia l’inarrestabile ascesa dei Bull Brigade, mentre il cuore ci porta ai Gavroche, ai Razzapparte, ai Dalton, ai Plakkaggio HC.
Secondo Gli Ultimi qual è il futuro del punk in Italia?
Punk in Italia è una parola grossa. Noi personalmente apparteniamo a una scena punk/hardcore/rap/metal che cerca di fare della solidarietà, della passione e del “Do It Yourself” le proprie fondamenta. Il futuro di questa scena è come il suo passato, una fitta rete di contatti, una forte microeconomia, e la passione prima dei soldi e della gloria. Il resto del cosiddetto punk non ci appartiene, noi non siamo punk, ma dei ragazzi di provincia con la passione della musica di strada.
Veniamo al vostro ultimo album, “Tre Volte Dieci”, prodotto dall’etichetta Hellnation Recordstore. Questa collaborazione ha cambiato il vostro approccio alla musica? Se sì, come?
L’album è stato interamente prodotto da Roberto Gagliardi di Hellnation Recordstore, ed è il quarto disco sotto la sua etichetta/distribuzione. La collaborazione ha dato alla nostra band un certo pragmatismo, non era più solo suonare ma avere delle responsabilità e delle scadenze da rispettare verso chi investe anche economicamente su di noi. Adesso sappiamo che abbiamo delle tempistiche per realizzare un disco, sappiamo come fare, e tutto questo ci sta insegnando molto, anche se a livello di gestione dei fondi siamo sempre i soliti bambocci. Dovremmo essere più economi ma ci piace pure “da magnà e beve”. Con Roberto d’altro canto è anche un matrimonio felice: siamo molto amici, prima che produttore e band .
State attualmente promuovendo il vostro album. Ascoltandolo ho avuto come l’impressione che un capitolo della vostra vita si fosse concluso, anche se in maniera nostalgica per certi versi. Sbaglio?
Assolutamente no, è esattamente il senso che volevamo dare al disco. “Tre Volte Dieci”. I primi tre decenni della vita di tutti sono i più soggetti al cambiamento. Nelle canzoni c’è lo sguardo a un passato percepito come straordinario ed irripetibile, vissuto in zone molto lontane dal presente, in provincia, a un presente difficile, barcamenati come tutti tra occupazioni precarie e/o alienanti, manciate di minuti euforici, passioni consumate con violenza tra il venerdì e la domenica, gioia e passione, solitudine, a un futuro nebbioso, su cui c’è quasi il timore di pronunciarsi. La frenetica e folle preparazione del disco ha fatto sì che, ascoltandolo, noi stessi ricevessimo indietro parte di quest’atmosfera, cosa molto rara per una band.
Molte delle vostre tracce, ricalcano scene di vita vissuta, che possono sembrare poco importanti, ma che in voi hanno lasciato un segno. Come vivete, o a questo punto avete vissuto, la realtà della provincia?
Siamo orgogliosi che la band sia nata in provincia. “Le luci e le tenebre” racconta con precisione il contesto in cui siamo cresciuti, non sempre facile. In provincia se vuoi sentire un gruppo punk te lo fai , se vuoi un concerto punk te lo fai, e così anche una fanzine o qualsiasi altra cosa suscitasse il nostro interesse. Provavamo in una sala prove autogestita, che ragazzi prima di noi avevano costruito con le proprie mani. Gli Ultimi nascevano da una comitiva di molti ragazzi, quindi Gli Ultimi stavano insieme sul palco, per strada, al bar, dappertutto. Abbiamo esordito nel luglio del 2008 in un concerto punk/hardcore organizzato da noi stessi in riva al lago di Bracciano, cinque canzoni davanti agli amici di sempre, gente di paese, gente di tutti i giorni. Quando siamo confusi ci basta ricordare questo.
Progetti per il futuro? Avete in cantiere già dei nuovi pezzi o vi state concentrando sulla promozione del vostro lavoro? Date una piccola anticipazione ai nostri lettori.
Siamo assolutamente presi dalla promozione del disco. Per essere dei lavoratori con tempi molto limitati stiamo facendo i salti mortali, ma sembra che i nostri sforzi ci stiano ripagando in qualche modo. Come al solito faremo tutt’altro rispetto a quello che si aspettano da noi, siamo fatti cosi!
Spazio per voi, dite tutto ciò che avreste voluto dire ma che non vi ho chiesto!
Vogliamo semplicemente ringraziarti per le domande. Un abbraccio a tutti quanti, comprate “Tre Volte Dieci” e fateci sapere che ne pensate.