Ciao Hype Zulu, benvenuto su Music.it! Rompiamo subito il ghiaccio con un tuo ricordo: racconta ai lettori un aneddoto imbarazzante, legato alla tua carriera musicale, che non dimenticherai mai!
All’età di 16 anni feci il provino per X Factor, durante l’ora di pranzo sono uscito per mangiare un panino con l’adesivo della trasmissione ancora sul petto, mentre ordinavo una bambina si è avvicinata a me convinta che fossi uno dei partecipanti dell’edizione precedente ed io per non infrangere i suoi sogni ho firmato autografi e fatto foto pur essendo totalmente sconosciuto.
Quanto è importante, secondo te, avere un nome d’arte al giorno d’oggi? Come nasce il tuo?
Un nome d’arte d’impatto è sempre utile, ai giorni d’oggi l’immagine di un personaggio è fondamentale. Quando iniziai a fare musica mi chiamavo semplicemente Hype, sapevo che mi serviva un qualcosa di più identificativo e aggiunsi Zulu dato che il mio gruppo di amici è conosciuto come Villaggio Zulú.
Quali sono stati i tuoi primi ascolti? Sono gli stessi da cui tutt’ora prendi ispirazione?
Fino ai 12 anni ascoltavo Hip-hop americano alternandolo con alcune influenze Nu metal come i Linkin Park. Durante il periodo adolescenziale sono passato all’EDM e alla musica elettronica. Al liceo ho scoperto il Rap Italiano e da quel momento ho iniziato ad interessarmi veramente a quest’ultimo.
“Come no” è il tuo nuovo singolo: in questo brano si percepisce tutta la leggerezza e spensieratezza dal sapore anni 80. Come nasce l’idea di rispolverare certe atmosfere?
In un momento di difficoltà come questo ho cercato di alleggerire e non inserire il dito nella piaga. Non c’è un messaggio cosi articolato dietro al brano, tratto tematiche ordinarie e spensierate, l’ascoltatore deve rilassarsi e farsi trascinare.
Dopo qualche anno di esplorazione nel mondo Pop e Rap, cosa non può mai mancare nelle tue canzoni e cosa ti fa capire che un pezzo è veramente maturo?
Tendo molto spesso a far prevalere il flusso di coscienza: se non riesco a scrivere un brano in poco tempo vuol dire che non è quello giusto. Il fattore principale è quello emotivo, quando riesco a far provare delle sensazioni positive o negative so che sono sulla giusta strada.
Come sarà Hype Zulu tra venti anni? Quale è il sogno che più ti piacerebbe realizzare?
Per quanto può risultare banale, il poter vivere di musica sarebbe davvero un sogno, ci metto l’impegno di un lavoro comune senza pensarci, è questo che lo rende speciale. È un mondo che non dà sicurezze a nessuno e probabilmente è questo che mi piace.
Progetti per il futuro? Cosa bolle in pentola e cosa devono aspettarsi i tuoi ascoltatori?
Mi trasferirò a breve in un altra Nazione, sarò sicuramente influenzato da altre realtà, sarà difficile mantenere una costanza ma ce la metterò tutta. In cantiere ci sono diverse idee e magari chissà, qualche collaborazione interessante.
Hype Zulu la nostra intervista è giunta al termine, ma il finale spetta a te. Saluta i lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e a presto!!!
«Farò le scale, solo per fantasticare e se per caso starò per inciampare, incolperò i tuoi modi di fare».