I primi dieci anni di FABRIZIO BOSSO SPIRITUAL TRIO nel variegato album SOMEDAY
Il trombettista Fabrizio Bosso e il suo Spiritual Trio
Il trombettista Fabrizio Bosso e il suo Spiritual Trio in uno scatto promozionale.

I primi dieci anni di FABRIZIO BOSSO SPIRITUAL TRIO nel variegato album SOMEDAY

Variegato, sentimentale, vivace e leggero. In occasione dei primi dieci anni di attività di Fabrizio Bosso Spiritual Trio, è uscito “Someday”, terzo disco che rende omaggio alla musica nera declinata nella sua variante Gospel e Spiritual. Lo Spiritual Trio è considerato uno dei progetti più affascinanti del virtuoso trombettista Fabrizio Bosso, che vede al suo fianco Alberto Marsico all’organo Hammond e ad Alessandro Minetto alla batteria. “Someday” è il risultato di dieci anni di sodalizio e questo è ben chiaro all’ascolto. La perfetta sintonia e complicità che unisce gli strumentisti è evidente negli scambi puntuali e sempre diversi. I musicisti sono continuamente chiamati al confronto e alla discussione dalle linee musicali proposte dal trombettista.

Undici brani corrono a formare questo album, summa di un percorso musicale multiforme e cangiante. Nelle intenzioni di Fabrizio Bosso Spiritual Trio si percepisce la voglia di sperimentazione, indagando e ricercando sempre nuovi orizzonti. Infatti, ogni brano che si va ad ascoltare è sempre una sorpresa, semplicemente imprevedibile. L’album si apre con il brano “Cold Duck Time”– del pianista e vocalist americano Les McCann;in questa traccia il trio dà subito il meglio di sé mettendo l’ascoltatore in condizione di capire immediatamente di che pasta sono fatti. Un’infinità di colori, passaggi repentini e magnetici, frenetici e senza sosta: la musica prende il posto alle parole, in un dialogo continuo e sempre più acceso.

Fabrizio Bosso Spiritual Trio con “Someday” condensa momenti di puro movimento, allegri e briosi ad altri più riflessivi, spirituali e profetici

Ma, come d’incanto, nel secondo brano si entra in un’altra dimensione: la ballad “Lawns” è ricca di pathos. È la tromba a richiamare l’ordine e l’attenzione: è un brano dall’ampio respiro, a tratti nostalgico, ma non per questo triste. Alla tromba si alterna il velatissimo suono dell’organo dando vita ad un’atmosfera soft ed avvolgente. Ondeggiante ed ipnotica è la voce dell’ospite d’eccezione Mario Biondi nel terzo brano “Som…ario Biondi”; il cantante interpreta con grande pathos “Someday We’ll All Be Free” di Donnie Hathaway ed Eddy Howard, suonato anche in versione strumentale a chiusura dell’album.

La voce dialoga e si fonde con la tromba pulita e leggera di Fabrizio Bosso e alle sfumature virtuosistiche dell’Hammond; il tutto sostenuto dalla batteria mai invadente di Alessandro Minetto. Ma la massima velocità, l’impossibilità di rimanere attaccati alla sedia, la troviamo nel frizzante e brevissimo brano – rispetto alle altre tracce dell’album – “Bernie’s Toon”, brano originale di Fabrizio Bosso. A seguire, come il giorno che lascia il posto alla notte, c’è il brano “A Lullaby” – firmato dal trombettista e da Alberto Marsico – una dolcissima e sognante ninna nanna.”Someday” condensa momenti di puro movimento, allegri e briosi ad altri più riflessivi, spirituali e profetici.