Jovanotti torna a parlare di come sarà la musica dopo la pandemia. In una intervista a Rockol, il cantante parla a ruota libera del futuro della musica che, sicuramente, non potrà essere legato solamente ad eventi digitali sui vari social. Certo le idee messe in cantiere sono tante, ma quali sono realmente applicabili al mondo della musica?
Concerti nei drive-in, concerti in streaming (anche) a pagamento e podcast. Quali idee per la musica?
Concerti nei drive-in, concerti in streaming (anche) a pagamento, podcast e via dicendo, sono tutte alternative che non possono replicare l’adrenalina e le sensazioni di un concerto vero. Magari ci vorrà ancora del tempo ma non si può privare la musica dei concerti perché, oltre alla perdita economica, ci sarebbe anche una perdita di feeling con gli artisti. Una perdita di quel “contatto” che durante il live si percepisce tra un artista e il suo pubblico.
Secondo un recente sondaggio, solo l’1,6% degli intervistati si è detto favorevole a pagare i concerti in streaming. Questo discorso vale per l’Europa, mentre in America questa pratica è già molto diffusa e per certi versi si affianca ai concerti, diciamo, “regolari”. Riguardo ai concerti in streaming Jovanotti ha detto:
«Per quanto sia un entusiasta del nuovo, non farei affidamento sulla musica attraverso i social. È un’emergenza, ci piace stare in una comunità con i cantanti fatta di persone con le quali siamo abituati ad avere a che fare. Se immagino il futuro della musica con i concerti con la chitarra acustica su Instagram un po’ di avvilimento mi prende»
Jovanotti e le perplessità riguardo concerti da casa o in streaming
Nonostante Jovanotti sia stato tra i primi artisti a lanciare live da casa con il suo “format” Jova House Party, è anche tra i primi che mostrano perplessità riguardo concerti da casa o in streaming. Secondo Jovanotti suonare in acustico da casa non può essere considerato un vero e proprio concerto. Potrebbe essere considerato un modo per mantenere vivo il rapporto tra l’artista e i fan, ma non un vero e proprio concerto.
«La musica è nell’aria tra le persone, si vive insieme. Non è nell’aria tra te e le casse di un computer. Quando usciremo da questa situazione sarà una sfida immaginare la musica. Sono incuriosito da cosa porterà la fase 4, non la due perché nella fase due i concerti non ci saranno. I concerti torneranno quando ci sarà la possibilità di assembramenti. A me i concerti fatti nei drive-in non mi consolano affatto. È tutto da costruire. Capisco che la musica fa parte del superfluo, ma di un superfluo necessario, quello dell’anima e dello spirito»
Il punto di vista di Jovanotti è sicuramente interessante. È ovvio che il futuro della musica non può essere ridotto a soli live acustici sui social o a concerti in streaming, magari riproponendo vecchi live. Certo è che registrare nuovi concerti è ovviamente un rischio e suonare a “porte chiuse”, con arene e stadi vuoti sarebbe un peccato.
Diciamo la verità, nessuna soluzione è minimamente paragonabile a un concerto vero e proprio. L’energia, l’adrenalina e il contatto tra le persone sono componenti imprescindibili di un live.
Magari bisognerà aspettare ancora un po’, sei mesi o un anno, non importa. Ma il fatto è che nulla potrà sostituire il brivido di un vero concerto. Ci sarà da attendere, è vero, ma probabilmente questo è un gioco che vale la candela.