Oggi ci sediamo al tavolo e facciamo quattro chiacchiere con Konrad, benvenuto. Le nostre interviste non possono iniziare se prima l’artista di turno non passa la nostra prova del fuoco, quindi ti chiedo: raccontami un aneddoto particolarmente imbarazzante che ricordi di un tuo live solista o con una delle tue band. Meno persone lo sanno e meglio è.
Beh, in realtà è stato poco prima di salire sul palco di un Festival, con i Radiolondra. Eravamo nel camerino e quando sono venuti a chiamarci per iniziare, hanno trovato il pavimento pieno di lattine di birra vuote e noi, apparentemente, non proprio nelle migliori condizioni per il live. Come sempre, invece, sul palco abbiamo fatto il culo a tutti.
Sei cresciuto in un ambiente familiare decisamente artistico. Credi che questo abbia influenzato la tua carriera musicale o il tuo metodo di scrittura?
Non mi ha influenzato, semplicemente mi ha dato la libertà di provarci. Nella mia famiglia, fare arte è visto come una cosa assolutamente normale, come andare a lavoro la mattina.
Se non fossi cresciuto in un ambiente del genere credi che avresti intrapreso comunque la strada della musica?
Assolutamente sì. Io non ho intrapreso un percorso, io ho semplicemente vissuto la mia vita.
Quali sono gli artisti che non possono mancare nella playlist di Konrad? Ascoltando il tuo ultimo lavoro direi Pink Floyd e Led Zeppelin, ma prova a stupirmi.
Non ho neanche un disco dei Pink Floyd, ma mi piacciono. Ho ascoltato i Led Zeppelin, ma non sono nella mia Playlist. Chi non manca sono: Pearl Jam, Alice inCchains, Soundgarden, Fabrizio De André, Daniele Silvestri, Francesco De Gregori, Johnny Cash, Bob Dylan, U2 (fino al 1994), e Niccolò Fabi.
Durante il tuo percorso musicale per un certo periodo ti sei fermato, intraprendendo la strada della recitazione per poi tornare alla musica. Sapresti dirmi quali sono state per te le differenze fondamentali tra questi due mondi artistici così vicini e perché alla fine ha prevalso la musica?
La recitazione è un gioco. La musica è vita. Ha prevalso la musica perché preferisco vivere che giocare.
Sembra che la vecchia band con questo lavoro si stia ormai riunendo, potremo vedere un ritorno dei Radiolondra? Magari con un nuovo nome
Assolutamente no. Capitolo chiuso. Lavoro con alcuni di loro, Valerio e Fabrizio, perché ne ho stima e nutro profondo affetto.
La nostra chiacchierata termina qui, e ci tengo a lasciarti qualche riga in bianco in cui puoi aggiungere tutto quello che vuoi oltre a quello che ci siamo detti finora. Grazie mille per il tempo dedicato e a presto!
Ci tengo a dire che gran parte dei ricavati delle vendite del mio disco, “Luce”, sono devoluti a Save the Children ed inoltre, è davvero un disco sincero, quindi, tutti su Amazon e regalatelo per Natale.