MASSIMO CANFORA: “La musica comincia dove finiscono tutti i concetti tecnici”
Una foto promozionale del chitarrista Massimo Canfora.
Una foto promozionale del chitarrista Massimo Canfora.

MASSIMO CANFORA: “La musica comincia dove finiscono tutti i concetti tecnici”

Diamo il benvenuto al maestro Massimo Canfora su Music.it! Siamo felicissimi di averti nel nostro pantheon musicale.

Piacere mio!

La prima domanda è sui massimi sistemi. In una società malata tanto di ideologia e poco di idealismo, in che modo la Musica è fondamentale?

La musica, e l’arte in generale, comincia dove finiscono tutti i concetti tecnici. Per la società la musica non è fondamentale, ma lo è per gli individui che la ritengono tale

Perché hai scelto di iniziare a suonare la chitarra? Quanti anni avevi? È stato amore a primo accordo?

Credo di avere la chitarra per le mani fin da piccolissimo, di preciso non lo ricordo. Ricordo, invece, che mi rimase molto impresso la prima volta che ascoltai dal vivo una chitarra distorta. La scelta di iniziare a suonare credo derivi dal fatto dalle prima volte che ascoltai musica vera. In particolare sulla chitarra rock pensai: “Se sentirla è fichissimo, produrla deve esserlo ancora di più!”.

Come si chiamava la band di cui hai fatto parte? Che genere suonavate?

Anche in questo caso non ricordo esattamente. Quando con i miei amici eravamo dei teenagers, abbiamo formato e sciolto una marea di band. Credo che la primissima, con un minimo di organizzazione, si chiamava qualcosa come Radio Active, o roba simile.

Se ti dicessi la parola “maestri”, chi menzioneresti? Sia reali che ideali, ovviamente…

Nella musica si impara sempre da tutti gli aspetti, dal solo ascoltarla e cercare di riprodurla, fino a prendere lezioni da un maestro vero. I miei guitar hero sono gli stessi di tutti i chitarristi della mia generazione. Quindi i vari Van Halen, Steve Vai, Joe Satriani, Nuno Bettencourt, Yngwie Malmsteen, Paul Gilbert. I miei maestri reali sono stati molteplici. Per motivi di spazio cito Giacomo Castellano per il quale presi una cotta – musicale ovviamente – ai tempi del suo primo libro didattico. Erano i primissimi anni ’90.

Si dice spesso che gli insegnanti apprendano molto dai propri allievi. C’è un episodio particolarmente positivo del tuo lavoro come educatore che vuoi condividere?

È assolutamente vero. Nel mio caso più che un episodio, menzionerei il fatto che sapendo quale argomento devo trattare alla prossima lezione, me lo ripasso bene. E ogni volta scopro qualcosa di nuovo.

Va da sé che ora dovrai raccontarcene anche uno negativo…

Anche qui non racconterò nessun episodio. Di negativo nell’insegnamento c’è spesso l’approccio di alcuni studenti, per cui è difficile fargli superare una certa soglia di attenzione. Ma sono questi i casi in cui si affinano i metodi di insegnamento.

Hai meditato tanto prima di mettere la firma sotto un album. Cosa ti ha spinto, infine, a comporre “Create Your Own Show”?

In realtà per me comporre musica è un fatto naturale fin dai primissimi anni. Ho ore e ore di musica mia nei hard disk di backup. Per l’album ho utilizzato pochissimo di questo materiale e ho composto quasi tutto ex novo. Non so dirti il vero motivo per cui ho deciso di pubblicare un album tutto mio proprio adesso, è stata una esigenza artistica che è emersa in modo naturale

C’è stata una collaborazione con qualche altro musicista per la scrittura delle linee melodiche che compongono le tracce di “Create Your Own Show”?

Tutte le linee melodiche sono state composte da me tranne la parte vocale di “No right”, scritta insieme alla cantante Jade Singer.

Premetto che mi sta dando coraggio in questo momento ciò che diceva sempre un mio professore: “Non esistono domande banali”. Volevo chiederti, quindi, come si danno titoli a tracce senza testo.

Nel mio caso è stato facile in quanto il mio è un concept album con uno story board abbastanza definito. Questa cosa non è menzionata chiaramente sul booklet, ma sono certo che i più attenti l’avranno intuito. I titoli delle tracce sono quindi i titoli di ipotetici capitoli di una storia

So che hai collaborato con tanti progetti musicali. Ce ne è uno che ti ha reso particolarmente orgoglioso?

Proprio questo che sto promuovendo. È un progetto più ambizioso degli altri, perché ci sono scommesse artistiche e tecniche in campo. Scommesse che, indipendentemente dal successo di critica che avrò, ritengo di aver già vinto.

Ci saranno altre pause lunghissime prima di poter ascoltare qualcos’altro di tuo, oppure sei già all’opera per un nuovo lavoro?

La risposta potrebbe essere che sto già lavorando a qualcosa, in quanto la musica mi circola sempre in testa. Ma a livello progettuale la risposta è che per adesso non ho intenzione di lavorarci. Ho appena pubblicato “Create Your Own Show”, e me lo voglio un po’ godere, parlandone e suonandolo live.

Ci anticipate le date in cui gli MC Vision porteranno in tour “Create Your Own Show”?

L’album è uscito a mio nome, ma ho creato (già da più di un anno prima) gli MC Vision per suonarlo live. La band prende il nome dallo studio nel quale sono state fatte parte delle lavorazioni, ma per non creare equivoci ricordo che non è un album degli MC Vision. Cominceremo con 2 date di rodaggio qui a Roma, la prima delle quali in apertura ai mitici Ancillotti di Bud degli Strana Officina. Poi faremo la Release party alle Officine Sonore a Vercelli e poi suoneremo all’Exenzia di Prato. Nel 2019 ci aspettano 4 date nell’est Europa. Ma sicuramente prima di queste ultime uscirà fuori qualche altra gig al nord Italia.

Qui la nostra chiacchierata finisce. Ti lascio salutare i nostri lettori come preferisci. Non ci saranno censure. A presto!

Un saluto a tutti i lettori di Music.it. Spero che mantengano sempre il massimo supporto alla musica originale italiana e spero, soprattutto, che in molti compreranno il mio album. A presto!