È uscito per il mondo il 25 Ottobre, si chiama “Lucertola” ed è una creatura dei boschi che ama uscire al tramonto ed aprire i polmoni. “Lucertola”, il nuovo progetto solista di Ettore Giuradei, segna una curvatura nel laboratorio della scrittura e della ricerca sonora del musico di Brescia. Confezionato in Casa Molloy, “Lucertola” fotografa un respiro che si estende per nove canzoni. Nove brani di ricerca intima e cantautoriale, in cui acustico e sintetico si fondono alla volta di una una forma ideale. In cui l’immagine – che conta – resta sempre uguale. Come quando si può ri-conoscerla e magari, anche salutarla. In “Lucertola”, Ettore Giuradei lo fa. La sperimentazione che dà corpo ai movimenti di “Lucertola”, è qui al servizio di un’autenticità intesa come fedeltà all’atto d’amore che è lo scrivere canzoni.
“Lucertola” fotografa un respiro in cui acustico e sintetico si fondono alla volta di una forma ideale
Nonostante il disco abbia avuto gestazione piuttosto lunga – «Prima di fare il disco con i Dunk avrei voluto farne uno da solo. […] Ma non mi sentivo pronto. Però Il progetto ha preso forza nella mia mente proprio durante l’avventura Dunk»– l’incisione e produzione del disco è stata frutto di un lavoro collettivo. Ho deciso di coinvolgere Giacomo Papetti, bassista che viene dal circuito jazz alle tastiere, synth, effetti e tanto altro, Fidel Fogaroli. Infatti, entrambi, hanno lavorato d’istinto e memoria, ascoltando il demo una sola volta per poi suonarci assieme, affidandosi alla scintilla creativa del momento. Per la regia e post produzione di Paolo Frappani, la simbiosi sonora di “Lucertola” crea ambienti subacquei ed umori terrestri.
La sperimentazione che dà corpo ai movimenti di “Lucertola”, è qui al servizio di un’autenticità intesa come fedeltà all’atto d’amore che è lo scrivere canzoni
Perché nonostante cinque dei nove brani non siano inediti, Ettore li ri-scrive a ritmo di “Lucertola”. Con una partitura più scarna, eppure distesa ed eterea come denso vapore. Di un respiro che libera il verde delle chitarre, di una clorofilla che sa farsi nera e che tesa e ballerina, viaggia tra l’umidità delle tastiere sintetiche e le pelli bagnate. “Prendimi in un mazzo di fiorellin”, “Un attimo prima di dormire”, “Strega”, “La sconosciuta” sono brani post-rock contemporanei che Ettore riscrive in chiave Giuradei. Andando giù con i colori scuri, tutto il disco restituisce il dipinto calore di un fluido lunare in cui sono le atmosfere a cambiare. Sono i giri delle corde, qui mistiche e acquatiche. “Sette Astri” ce ne aveva dato un assaggio, quando era uscita come singolo lo scorso 20 Giugno.
Le liriche sono squisitamente poetiche, come Ettore Giuradei ha insegnato a farci riconoscere. In “Lucertola”, compongono la luce attraverso cui si scruta il proprio e intimo paesaggio, vivida come all’avvento di un sogno lucido. Ettore Giuradei è così tornato con un album ricco perché scavato, che vive all’ombra delle note che si fanno remoti strumenti di bellezza e poesia. Hic et Nunc, tra i fili d’erba riflessi nell’acqua e con in testa l’universo – anche se dal cesso non ci passo.