Il SEGRETO PUBBLICO svelato da CARMELO PIPITONE senza alcuna remora
Carmelo Pipitone in uno scatto di Benedetta Balloni
Carmelo Pipitone in uno scatto di Benedetta Balloni

Il SEGRETO PUBBLICO svelato da CARMELO PIPITONE senza alcuna remora

A distanza di due anni dal suo primo album da solista, “Cornucopia”, Carmelo Pipitone incocca la freccia (ben 11 frecce a dir la verità), prende la mira, inspira, scocca, ed è di nuovo centro. Sì, perché il suo nuovo lavoro rappresenta appieno ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà il chitarrista. Un disco che viaggia tra musica tradizionale, post rock e cantautorato, tutto alla sua maniera.

Se “Cornucopia”, nonostante fosse un ottimo disco (leggi qui la recensione) sembrò un timido accenno a una nuova dimensione per il chitarrista di DunkMarta sui Tubi, e Ork, “Segreto Pubblico” è invece una vera e propria confessione a cuore aperto. Si affrontano tutte le paure e le parti più nascoste e macabre del nostro io, e invece di nasconderle ancora una volta, si palesano davanti a tutti. Per Carmelo Pipitone si tratta anche di affrontare il suo passato, i suoi “vecchi difetti”. Perché come ha detto nella nostra intervista: «Se ti guardi dentro, scopri che non sempre sei un fan di te stesso».

“Segreto Pubblico” rappresenta tutto quello che abbiamo passato a celare per una vita dentro di noi, senza successo

Con “Segreto Pubblico” viene tutto a galla. Un album che affronta temi come l’omicidio, il femminicidio e la scomparsa di amici cari. Tutto visto da una prospettiva totalmente nuova. Un regalo che il cantante fa a tutti gli ascoltatori, ma anche a se stesso. E che sia questa la strada giusta da seguire per tirare su un po’ l’asta del cantautorato italiano nel 2020?

Nel dettaglio L’album si snoda in mille sfaccettature, tanto da definirlo un album di shot. Puoi berne uno a caso e trovare sempre un sapore diverso, che brucia sempre la gola. Ma se li bevi tutti insieme vai fuori di testa. A partire da “Intro”, che regala emozioni ai puristi della chitarra, per passare subito a “Nera” che, grazie alla sua straziante e ridondante voce spezzata che parla di omicidio, ti catapulta subito in un mondo grottesco. Così come “Le Mani di Rodolfo” e “Gabriè”, i due singoli che anticipano il disco.

Un album in grado di rapire grazie alla vasta apertura musicale che regala sempre nuove emozioni all’ascoltatore

La chiave di volta dell’album è invece “L’intelligenza delle Bestie”. Una filastrocca che riesce a spiegare a toni scuri qual è la bestia che tutti abbiamo dentro, quella bestia che ci rende tutti potenzialmente dei killer. Se a questo punto i suoni vi sembrano troppo alti (ma ricordate, il volume non è mai troppo alto, siete voi che siete troppo vecchi) allora ci pensano “Giusti” e “Lei” a rimettere le carte al loro posto. Una accompagnata dai delicati arpeggi di Carmelo Pipitone e l’altra che vede la partecipazione di Stefano Costa al sax, che rende il brano uno dei miei preferiti.

Alex Boschetti invece è la voce narrante de “Il mio vecchio mondo”, più poesia che musica. Ci accompagna dolcemente e con malinconia ad “Abbuccamo”, che inevitabilmente riporta le origini siciliane del chitarrista anche in questo lavoro, come è giusto che sia. “Vertigini in mare aperto” è un bellissimo esperimento che riprende il vecchio brano “Vertigini a cuore Aperto”. Ne cambia il testo creando una nuova canzone, a dimostrazione che la musica non è fatta solo di suoni o parole.

Il lavoro si chiude con “Ogni giorno e io”, brano che ci mostra quello che alla fine di quest’album è il nuovo Carmelo Pipitone. Un artista pronto a seguire la strada da solista senza però lasciarsi nulla alle spalle, ma portando con sé un bagaglio musicale ingombrante, pesante e allo stesso tempo magnifico.