Avete presente quando andate ad un concerto e vi rendete conto che era proprio quello di cui avevate bisogno? Ecco, questo è ciò che è avvenuto per il concerto di Moonlight Benjamin nella sera di giovedì 21 novembre, all’Alcazar, nell’ambito del Roma Jazz Festival. Moonlight Benjamin, è una delle musiciste più interessanti della nuova scena di Haiti, canta in creolo e francese, denuncia le condizioni di sfruttamento e la mancanza di libertà del suo Paese natale. Ad accendere i motori sono stati quattro musicisti francesi, carichi di un’insolita energia. Mentre loro iniziavano a suonare, la serata inconsapevolmente si stava preparando a ciò che non avrebbe mai immaginato di vedere, ascoltare e provare.
Il pubblico è rimasto shockato sin dall’inizio dalla grinta di tutta la band composta da Matthis Pascaud, chitarra; Matthieu Vial-Collet, chitarra; Quentin Rochas, basso; Bertrand Noël, batteria. L’arrivo della cantautrice haitiana ha immediatamente incuriosito il pubblico. Scalza e vestita con abiti di pizzo nero, si lascia andare disinvolta sul palco, danza e muove le mani come in un rito. Ed è proprio questo il punto: abbiamo assistito ad un vero viaggio di purificazione, ad una sorta di rinascita. Impossibile distogliere lo sguardo mentre lei si muove a passo lento e sostenuto intorno ai musicisti e intona i suoi canti di dolore e gioia. La cantautrice con voce sommessa ha diffuso frasi motivazionali e una carica emotiva senza precedenti.
Si rimane ipnotizzati da quella voce scura e possente in grado di infiammare ed accendere l’anima di chi l’ascolta
Ci siamo trovati di fronte ad un’artista che si è espressa con linguaggio potente, lontana dal rock contemporaneo, per sperimentare, contaminare e dare alla luce un nuovo genere: quello del voodoo rock. Contaminazione e influenze in un’originale fusione di generi e colori, tra melodie e ritmi voodoo caraibici – musica tradizionale haitiana – e il blues rock americano degli anni ’70.
Minuta nell’aspetto, la potenza della sua voce ha lasciato tutti increduli. Mistero e fascino, dal vivo la cantante trascina dolcemente in un mondo sconosciuto. Il concerto inizia con il massimo della grinta, una vera e propria forza. Piano, piano, dalla strana felicità si passa alla riflessione, i toni iniziano ad affievolirsi ed un clima più tranquillo si diffonde tra le mura dell’Alcazar.
Ci si ritrova immersi in un silenzio spirituale e sembra quasi di perdere il controllo. Non si sa come, si rimane ammaliati, ipnotizzati, da quella voce scura, possente, vera, in grado di fomentare, infiammare ed accendere l’anima di chi l’ascolta. Il momento di maggiore intensità è stato quando la cantautrice è rimasta sola con il chitarrista: è stato il punto più profondo dell’abisso che Moonlight Benjamin ci ha fatto esplorare e toccare. E proprio quando tutto sembrava per finire, tornano sul palco gli altri musicisti per ricominciare. Una nuova e sempre più potente luce si diffonde, che dalla voce della cantante sfiora, stimola e fa vibrare inaspettate emozioni. Tutto veramente incredibile, quasi impossibile da descrivere.
La cantautrice con voce sommessa ha diffuso frasi motivazionali e una carica emotiva senza precedenti
Tra le tante canzoni che la cantautrice ha proposto insieme alla sua band, ricordiamo “Memwa’n” (“Memoria” in creolo), brano che apre il suo terzo album “Siltane” uscito a marzo 2018.Tra chitarre elettriche fulminanti, battiti di mani e basso imponente, «L’energia è qui, in questo luogo» afferma la cantautrice, ormai consapevole di aver il pubblico completamente sotto il suo controllo. Tradizione e innovazione, rock e religione, commenti politici e confessioni personali, gioia ed energia. Il pubblico, unanime, è entrato in una vera e propria trance voodoo, scavallando il palco ed occupando, o meglio, condividendo la spazio con la band, al fianco della regina della notte Moonlight Benjamin. Uno spettacolo assolutamente da vivere.