L'INVASIONE DEGLI OMINI VERDI: "finché ci sarà da ribellarsi, il punk non morirà"
La formazione de L'Invasione degli Omini Verdi
Lla formazione de L'Invasione degli Omini Verdi

L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI: “finché ci sarà da ribellarsi, il punk non morirà”

Benvenuto su Music.it a L’Invasione Degli Omini Verdi! Ciao ragazzi, iniziate col dirci qualcosa di voi che non vorreste mai confessare!

Ale: Ciao Music.it, personalmente vorrei confessare che non vado mai a confessarmi.
Mauri: I Ramones mi fanno cagare.

Il vostro è un nome che suscita curiosità. Da dove viene?

A: Vent‘anni fa i punk erano visti come alieni dalla gente comune, Ti guardavano tutti male per come eri vestito o pettinato. Il nome è stato scelto durante una serata in sala prove pensando proprio a questo!

Siete arrivati finalmente a vent’anni di attività e “8 bit” sembra essere il bilancio di tutto questo tempo. È così?

A: “8 bit” è il frutto della voglia di continuare a suonare ed esprimerci come meglio ci riesce, ovvero tramite la musica. Più che il bilancio è il seguito della nostra vita artistica: vent’anni, alla fine, non sono nulla, siamo poco più che maggiorenni!

In “Arcade Boyz” non mancano critiche ai generi che oggi sembrano andare per la maggiore – trap e rap – mentre il punk sembra essere morto. Non tutti la pensano proprio così. Voi cosa dite?

A: il punk non muore mai, non è una moda, anche se in passato per molti teenager lo è stata. Finché ci saranno ingiustizie, discriminazioni, finché ci sarà ancora qualcosa per cui ribellarsi, il punk non morirà.
M: Il “core“ di ogni genere non muore mai, muoiono solo le sue declinazioni. Come il rap non morirà mai. La trap “tunata” senza concetti prima o poi farà la fine del metalcore, dell’emo e di tutte quelle mode del momento con band fatte con lo stampino.

C’è qualcuno oggi, non solo nella scena punk rock, che vale la pena seguire?

A: sicuramente non i rapper e i trapper! Scherzo ovviamente, ognuno è libero di ascoltare il genere che più lo rappresenta.
M: Mezzosangue, Giancane, Rancore, per quanto riguarda l’Italia. Violent Soho, Waax, Dune Rats dalla scena australiana che sta ri-portando in vita gli anni ’90. Death Of a Nation se volete ascoltare i nuovi Rage Against The Machine senza che facciano rapcore, Iron & Wine, Pinegrove, The Tallest Man on Earth se volete capire come si fa oggi vero cantaturato “indie”, non quei quattro incapaci dei nostri, Calcutta escluso, lui secondo me, anche se non mi fa impazzire, ha una ragione di esistere.

Torniamo a “8 bit”. Ottavo album, otto tracce, i temi sono quelli di sempre: ingiustizie sociali, arrivismo, omologazione. Ma c’è anche un velo di ottimismo o almeno di soddisfatta gratitudine. È così?

A: Il messaggio di 8 bit è quello di non arrendersi mai e di cercare e di creare il proprio percorso nella vita e che nessun ostacolo è impossibile da scavalcare.

Parlando di cose ancora più serie. Ci sarà un tour a seguito di “8 bit”?

A: ovviamente si!
M: poche ma buone, partiamo da Brescia il 27 Aprile, seguiteci sui nostro social.

In attesa dei prossimi venti anni di carriera da omaggiare, vi salutiamo e vi ringraziamo. L’invasione degli Omini Verdi, quest’ultima domanda è uno spazio bianco da poter riempire con ciò che volete! A presto!

A: grazie mille a voi di Music.it per l’intervista! Voglio riempire questo spazio bianco dicendo a tutti i punkers che tra vent’anni ci si vede al solito posto, noi sul palco a suonare e voi a pogare!