Lucio Leoni ne ha pubblicata un’altra delle sue, e questo per noi non è altro che un enorme piacere. “Il fraintendimento di John Cage” è il secondo singolo, dopo “Mi dai dei soldi”, che anticipa l’uscita di “DOVE SEI pt. 1” in uscita ad aprile. Il cantautore romano ci ha regalato nel tempo perle di cantautorato immerse in una violenta commistione di musica e teatro, facendo divertire e pensare. Ed è divertente pensare e chiedersi come ci riesca.
Il video su YouTube de “Il fraintendimento di John Cage”, «che poi un video non è», è presentato da un simpatico disclaimer in didascalia. Il paroliere romano invita alla cautela. Le liriche, condite da una coinvolgente base elettronica minimale, sono accompagnate da continue immagini psichedeliche, lampi e colori. Grazie Lucio Leoni, come se non fossimo già abbastanza confusi.
«John Cage è un simbolo. Il fraintendimento del suo pensiero musicale è il segno. Sono numerosissime le interpretazioni, gli studi, le analisi sul compositore americano, differenti, opposte, valutate, metabolizzate e trasformate nel corso degli anni. Un segno che è la metafora di un momento in cui si perdono certezze e ci si interroga e diventano percorribili tutte le strade: quelle del rumore o del silenzio, della partitura o della casualità: bivi che paralizzano e che ci spaventano dunque immobili assistiamo alle esplosioni e fatichiamo a reagire»
Ascoltare Lucio Leoni è come venir travolti, ogni volta, da un inarrestabile flusso di coscienza. Pensieri che corrono come fiumi in piena che destabilizzano, fanno vacillare e tentennare. Allora ci si mette in discussione, ma si pensa anche se ciò che abbiamo ascoltato non sia altro che una enorme supercazzola. Allora si rimette play, si stoppa, si riflette, si riascolta. Frasi pensate che fanno pensare. Arriva il dubbio, il bivio, che strada bisogna prendere? Ma tanto, spesso «una è male illuminata, l’altra non è segnalata».
Eppure, sembra non essere sua intenzione aiutare a imboccare una via o a pendere dalle sue labbra, e quindi semplicemente a credere a ciò che sta dicendo. Lui pone domande instillando il dubbio, il resto sta all’ascoltatore. Seguire quella ramificazione di pensieri che portano ad accartocciare tra le mani il cervello, tirarlo contro il muro e riniziare da capo. Mentre accade questo Lucio Leoni rimane lì, ci guarda e con un sorriso raccoglie la poltiglia di materia grigia per renderla al proprietario, dicendo: “Vai, ricomincia”.
Oppure, potrei aver preso un granchio gigante ed aver frainteso totalmente il tutto dando io stesso una mia interpretazione. Ma magari, così facendo, ho io stesso alimentato la tesi sul concetto del fraintendimento. Lo stesso John Cage disse: «Ho spesso frainteso ciò che un altro compositore stava dicendo semplicemente perché non capivo appieno il suo linguaggio. E ho constatato come altre persone fraintendessero ciò che io stesso stavo dicendo quando dicevo qualcosa di preciso e diretto». Io non sono compositore, tantomeno cantautore, ma mi interessa atrocemente il linguaggio. E quello di Lucio Leoni ha tutto un altro sapore.