Quattro ragazzi, quattro appartenenze diverse, quattro background distinti, si incontrano e convogliano le loro energie a Bologna. E meno male. Qui La Gabbia raccoglie le energie e pianifica il proprio futuro come band. E a dirla tutta, ve lo diciamo subito, lo fa davvero bene. Nati da appena un paio d’anni hanno già solcato palchi importanti come quello del M.E.I. di Faenza e il Bedford Theatre di Londra, accanto a nomi importanti. Il primo EP “Bruciare Vivo” li porta al Giovinazzo Rock Festival ad aprire lo show di Willie Peyote e completano circa cinquanta date in tutta la penisola. Un bel da fare insomma, che convoglia nel loro primo vero debutto.
“Madre Nostra” de La Gabbia si presenta da subito come un album ben prodotto e arrangiato. La sensazione che arriva è quella della conferma di essere davanti a una band che sa bene quale direzione prendere. Reminiscenze del più moderno rock alternativo italiano si fanno avanti traccia dopo traccia. Si respirano Ministri, Verdena, i ritmi dei Subsonica. Né nascondono passioni internazionali come quelle per i Tool o i Soundgarnen. Le otto tracce di “Madre Nostra” fondono il rock più impetuoso a momenti più fragili e posati. Entrambe le parti, figlie della stessa terra, facce della stessa medaglia, parallele ma coerenti.
“Madre Nostra” de La Gabbia fonde il rock più impetuoso a momenti più fragili e posati
Dalla prima traccia, “Ilaria”, La Gabbia sfodera subito le proprie energie e continua a spillare forza con “Violenza”, esattamente come suggerisce il titolo. “La Luna e Il Falò” invece riprende momenti più riflessivi, ma comunque di impatto. Con “Memorie Di Una Prostituta”, passando per “Non Esisti” e “La Fine E L’Inizio Di Una Vita” si delineano uno dopo uno i protagonisti di questo album. La Gabbia con “Madre Nostra” compongono un compendio di personaggi, che animano le atmosfere come fossero in carne e ossa. E infatti non c’è niente di immaginario: “Madre Nostra” è proprio quella natura umana a cui tutti apparteniamo.
La Gabbia, con questo primo album, racconta di uomini e donne in tutte le loro umane sfumature. Emozioni, sensazioni e sentimenti che noi tutti viviamo e affrontiamo ogni giorno. La quotidiana essenza di cui le nostre anime sono fatte, ora in maniera più impellente, ora più riflessiva, rivive in tutte le tracce. Il comune denominatore di questo marasma di realtà è un rock duro e profondamente vero che non si concede a sonorità ruffiane. Un alternative rock che manca da troppo tempo e non cerca neanche un momento di star buono. Come un animale in gabbia, che stride e batte contro le sbarre e, per fortuna, non si arrende.