MARTE: "Quello che ci ha sempre salvato dallo sconforto è stata l’autoironia e il sorriso"
Marte, il duo al femminile in uno scatto promozionale.
Marte, il duo al femminile in uno scatto promozionale.

MARTE: “Quello che ci ha sempre salvato dallo sconforto è stata l’autoironia e il sorriso”

Ciao Marte, benvenute sulle nostre pagine! Rompiamo subito il ghiaccio con un ricordo: raccontate ai lettori un aneddoto davvero imbarazzante avvenuto durante uno dei vostri concerti.

Sicuramente c’è da premettere che i nostri più grandi difetti contribuiscono a renderci goffe molto spesso sul palco: Greta è distratta, sbatte la chitarra ovunque mentre suona, fa volare le scalette e fa cadere continuamente plettri e capotasti. Io sono disordinata e quindi lascio pezzi a destra e a manca ed ogni tanto capita che debba scendere dal palco per recuperarne qualcuno o dover cambiare le pile ai synth al volo per aver scambiato quelle cariche con quelle scariche. Diciamo che chi ci conosce sa che vederci suonare significa anche rendersi conto che siamo buffe. Top imbarazzo però: molti anni fa è successo che mentre stavamo suonando un piccione lasciò segno del suo passaggio sulla testa di Greta, non siamo riuscite a finire il brano dalle risate.

Ricordate la prima cover suonata insieme? Quali sono stati gli artisti o le band principali da cui avete preso ispirazione?

Prima cover suonata insieme: “What’s Up” dei 4 Non Blondes. Gli anni ‘90 ci hanno forgiate fin da ragazzine e ancora si sente, ma col passare degli anni abbiamo fuso questo nostro grande amore con l’indie-pop moderno internazionale e di recente anche italiano. Greta ha anche doverosi ascolti super nerd da chitarristi ed io una passione smisurata per gli “iconici” Lady Gaga in pole position.

Dopo aver suonato insieme per anni, avete deciso di intraprendere strade diverse. Quando e cosa ha fatto rincontrare le vostre strade? A distanza di anni, cosa avete trovato di nuovo nell’una e nell’altra e cosa, invece, non è mai cambiato?

Ancora prima della musica, l’amicizia è ciò che ci ha fatto rincontrare. Mentre aiutavo Greta per il suo ritorno in Italia l’anno scorso, ci siamo ritrovate a ridere come pazze durante traslochi e viaggi in macchina, l’idea di tornare a suonare insieme ha preso forma come conseguenza della nostra grande intesa che è sempre la stessa da dieci anni. Infatti, ci basta uno sguardo per capirci e/o scoppiare a ridere. Ci siamo però reciprocamente trovate più mature, Greta mi è subito sembrata più sicura e con un bagaglio d’esperienze che le ha fatto acquisire più determinazione durante i suoi anni a Malta. Lei invece dice di avermi trovata più consapevole e più cresciuta grazie alle mie esperienze qua e là per l’Italia e l’Europa.

Quali sono state le principali variazioni subite dalla vostra musica nel corso del tempo?

La nostra è una ricerca continua per arrivare sempre di più ad una forma musicale che sia fedele a noi, che ci racconti per quello che siamo. Quindi è una ricerca primariamente personale che per necessità diviene una ricerca sonora ma solo secondariamente. Naturalmente col passare degli anni cambiano i gusti, cambiano gli ascolti e più cresci e più ti rendi conto di chi sei e come sei. Quindi la musica cambia insieme a noi, se sono cambiati i suoni, e se è cambiata la lingua con la quale scriviamo è perché noi in primis ci stiamo evolvendo come persone ed artiste e ci sentiamo più vicine ad uno stile piuttosto che ad un altro.

Parliamo del vostro nuovo singolo “Fiesta”, dall’atmosfera ironica e leggera che nasconde velature di riflessione. Quanto ha influito l’attuale contesto storico nella creazione di questo brano? Quale è il messaggio che volete far arrivare a chi lo ascolta?

Eravamo in quarantena insieme e, tra picchi di sconforto totali, momenti di risate e riflessioni pseudo-positive, abbiamo scritto “Fiesta”. Abbiamo cercato di portare il nostro spirito “sdrammatizzante” in musica, non perché non comprendessimo la gravità della situazione anzi, ma proprio per evadere dalla realtà. Alla fine quello che ci ha sempre salvato dallo sconforto, dalle delusioni e da noi stesse è stata l’autoironia e il sorriso.
“Fiesta” è una vera e propria fotografia dello spirito disilluso di chi sa che passerà un’estate non degna di essere chiamata tale, generale mood che si respirava tra lamentele e negatività sui social ai tempi del lockdown. “Fiesta” è quel venticello fresco che ti frega in estate, che ti fa godere dopo una giornata afosa, ma poi ti fa venire mal di gola perché non ti sei accorto che era pungente.

Cosa bolle in pentola? State già lavorando a nuovi brani?

In pentola bolle la pasta perché abbiamo sempre fame ma anche nuovi brani, con il cambio di lingua abbiamo molto su cui lavorare per prepararci a salire sul palco. Questo periodo strano ci ha fatto un solo unico grande dono, la possibilità di rimettersi in gioco e il tempo di lavorare su sé stessi per ripartire un giorno, più consapevoli e preparati di prima.

In futuro, quando sarà nuovamente possibile, con chi vi piacerebbe condividere il palco?

Vorremo condividere il palco con altre artiste donne, il mondo della musica è prettamente
maschile e abbiamo passato anni a suonare con musicisti uomini ma ci sono un sacco di artiste pazzesche che vorremo incontrare sui palchi. Prime fra tutte Margherita Vicario, St. Vincent, Francesca Michielin.

Grazie Marte per il vostro tempo e per essere stati con noi di Music.it. Le ultime righe sono per voi, potete aggiungere tutto ciò che volete: spazio alla fantasia! Ciao e a presto!

La nostra storia è strana: decidiamo di suonare insieme una sera a 14 anni a New York e dopo 5 anni ci separiamo e per due lunghi anni non ci parliamo nemmeno. Un giorno, in tour con il mio disco, Greta mi telefona dal nulla per farmi i complimenti per il nostro lavoro, stiamo al telefono per ore fino a che non devo cominciare il concerto per raccontarci tutto quello che è successo in quei due anni.. Dopo pochi mesi torna in Italia, dopo altrettanti pochi mesi le chiedo di venire a suonare con me. La storia è circolare e pazzesca.