Perdersi, ma solo per ritrovarsi. È nei silenzi più profondi e nella «notte all’incontro di tante strade e possibilità», che il cantautore Sabia si ferma, immobile, ad aspettare. “Antihype Superstar” è il suo disco d’esordio, forse il punto d’incontro e scontro tra le diverse realtà che lo circondano, tra i molti sé che lo compongono, fino ad annegare negli abissi della propria anima. Questo album è la dichiarazione di un uomo che, nel mezzo di una crisi, decide di scendere per un momento dal quel treno chiamato vita e riflettere, guardarsi intorno, dove tutto cade, come per «effetto domino».
E allora si fa forza e prova a rialzarsi, dare un senso a questa socialità a basso mercato, a questa esistenza in saldo, e lo fa nel modo che gli riesce meglio: con la sua voce, la sua sensibilità e con un sound ipnotico e frizzante; impossibile non rimanere colpiti dai synth dal sapore anni ’80 che avvolgono la melodia in bilico tra heritage e contemporaneità. Stare in disparte mentre tutto il resto corre nel caos indecifrabile della quotidianità, nell’incomunicabilità dei giorni e della notte che persuade ogni città. Essere, dunque, senza paura, senza rimpianti. Accettarsi e rendersi conto di vivere in mondo senza valori, senza tempo, che si disperde nel vortice delle banalità. Dunque, quanto è importante la «lezione di geografia» per ritrovare la retta via nei meandri più oscuri.
“Antihype Superstar” è il disco d’esordio di Sabia, il punto d’incontro e scontro tra i molti sé che lo compongono, fino ad annegare negli abissi della propria anima.
Perché “Antihype Superstar” è un po’ questo, fermarsi ad osservare, meditare e far luce nei corridoi oscuri di quel labirinto in cui viviamo. Un fermo immagine sulla società di oggi, ma anche di ieri e di domani, una pressa di coscienza sulla condizione di ogni uomo; una macchina del tempo che ti porta indietro, ma anche a una sfera di cristallo in cui scorgere quel che accadrà. Tutto dipende dalla predisposizione dell’animo nell’attimo in cui si ascolta Sabia, quei vortici di parole che si rincorrono su un tappeto di sintetizzatori psicoanalitici. Nella fluida melodia, la voce armonica del cantautore si diffonde soffusa nell’ondeggiare leggero e malinconico di “Occhi d’Oceano” perché «in fondo sarebbe bello non andarsene mai».
È nel silenzio assordante che Sabia, in disparte, espone il suo punto di vista sul mondo, un attimo prima di perdersi e naufragare nel vuoto dei giorni, negli attimi eterni. Docile e determinato, insinuante ed aspro, senza mezze misure. Il tutto scorre fluido e compatto, mai completamente nitido: «è troppo presto giudicare qualcosa di immenso», canta Sabia in “Ascolta E Ripeti In Silenzio”. Perdetevi nel caos della quotidianità, nei vicoli della città, nelle onde del mare; chiudete gli occhi ed immergetevi nella variegata esplosione sonora di “Antihype Superstar”.