NIC GYALSON: "col tempo si possono trovare piccole risposte alle grandi domande"
NIC GYALSON
NIC GYALSON foto promozionale

NIC GYALSON: “Col tempo si possono trovare piccole risposte a grandi domande”

Diamo il benvenuto su Music.it a Nic Gyalson!! Partiamo subito con l’intervista. Qual è la cosa più strana che ti è mai capitata durante un concerto? Raccontaci un aneddoto che solo tu conosci.

Una cosa strana, o perlomeno molto divertente, è capitata durante un concerto a Kirchheim Unter Teck, vicino a Stoccarda, Germania, durante il tour di presentazione di “Alluvision”. Stavamo suonando al Klub Bastion, un locale sotterraneo sotto le mura del borgo medievale, e ad un certo punto un teschio umano cadde dalla nicchia dove stava appoggiato nel muro alle nostre spalle, e Serena Maggini – la tastierista – se lo ritrovò in mano. Ci raccontarono in seguito che si trattava del cranio di un soldato tedesco ucciso durante la Prima Guerra Mondiale, difatti presentava un notevole foro di proiettile sul lato.

Che cosa racconta “You Could Almost”? Dove vuole arrivare questo brano?

“You Could Almost” parla di potenziale non manifestato, racconta la storia di un giovane che, di fronte ai dubbi e alle incertezze della vita, si sente impotente e terrorizzato dalle conseguenze di qualsiasi possibile decisione, per cui si abbandona ad una sorta di mantra negativo: “Potresti quasi…Se solo potessi…”. Naturalmente non sa nemmeno lui cosa vorrebbe ottenere, né cosa gli manchi per ottenerlo. Alla fine, in un momento di speranza ritrovata, si rende conto di dover semplicemente portare pazienza, perché tanto si sa: solo con il tempo si possono forse trovare alcune piccole risposte alle grandi domande.

Che cosa ti influenza maggiormente in fase di composizione? Di cosa non puoi fare a meno?

In special modo nei momenti di solitudine (non per forza intesi come malinconici), la montagna, e più in generale la natura selvaggia, mi fa sentire minuscolo e al contempo espanso. Se riesco a lasciarmi completamente andare e a dimenticare i pensieri della vita quotidiana, mi sembra quasi di fondermi con l’ambiente circostante, e quando mi risveglio da quella fase di trance o meditazione, molto spesso ritrovo lucidità e consapevolezza. Così a volte nasce l’ispirazione per un brano. Ho scritto “You Could Almost” in tutt’altra situazione, ma altri brani dell’album sono nati proprio lassù, tra le rocce sopra casa mia, durante l’inverno del 2015.

Parliamo di questo brano: un sound tra la psichedelia e la colonna sonora dal sapore vintage. Come descriveresti “You Could Almost”? Come è venuto alla luce?

“You Could Almost” per me ha qualcosa di soul, qualcosa di cinematografico, un profumo di psichedelia anni ’60-’70 e anche qualche sfumatura un po’ new wave o giù di lì. Scherzandoci su a volte la definisco un Rock’n’Roll retrò del XXII secolo. La parte strumentale del brano è nata quasi per caso mentre stavo improvvisando con l’organo Hammond e una drum machine. Come spesso mi accade, ho poi iniziato a scrivere un testo riversando nelle parole e nella melodia emozioni e storie legate al mio passato e presente, e ai miei desideri per l’avvenire. Un po’ è stata la musica ad ispirare il testo, un po’ il testo ad ispirare la musica. È una canzone che si è autoalimentata per 3 anni, evolvendo e stravolgendosi fino alla sua conclusione un mese fa.

Il tuo prossimo album, “You Could Almost”, uscirà a ottobre a quattro anni dal precedente “Alluvision”. Cosa è cambiato in questi anni? Come sei cambiato tu?

Sono cambiato moltissimo come persona e di conseguenza come artista. Potrei forse dire che pian piano sto imparando a conoscermi. Sicuramente rispetto a quattro anni fa ho fatto progressi dal punto di vista tecnico, sia come musicista sia come fonico. Inoltre per questo album ho avuto da subito abbastanza chiari i concetti da esprimere e la direzione estetica, mentre per “Alluvision” ero più che altro in fase di sperimentazione.

Cosa stai preparando per il tour d’uscita del disco? Che cosa devono aspettarsi i tuoi fans ai concerti?

Sto organizzando la serata di presentazione , che avrà luogo non in una sala concerti bensì in un cinema-teatro. L’ascoltatore sarà quindi anche spettatore di tutta la parte visuale del mio progetto: sul grande schermo dietro il palcoscenico verranno proiettati i video che ho realizzato per le canzoni, più qualche visual creato appositamente per il live. Sto architettando una cosa in grande stile che molto difficilmente sarà esportabile in tutte le date successive. Per chi si trovasse ad una distanza accettabile, consiglio quindi di venire a Lugano la sera del 24 ottobre. In ogni caso cerco e cerchiamo di dare sempre il massimo, per cui ogni data è buona per venire a sentirmi e condividere un bel momento di emozioni ed energia con me e la mia band.

Adesso una domanda “libera”, raccontaci qualcosa di te o del disco in uscita.

Il capitolo finale coinciderà con l’uscita del disco nella sua interezza. Ci sono ancora 5 canzoni che nessuno ha mai sentito, per cui metà album è ancora da scoprire. Posso solo anticipare che ci sarà parecchia elettronica e che due di queste canzoni sono le più lunghe che abbia composto ad oggi. Sono brani a cui sono molto affezionato e che non vedo l’ora di presentare. Ci sarà anche un nuovo video fuori di testa a cui sto lavorando in modo più o meno discontinuo da ormai tre anni. È un video di fantascienza estremamente impegnativo e complicato da realizzare, ma il processo è molto divertente e creativo. Mi sembra surreale che sia tempo di concluderlo, perché ormai lavorarci è diventato una sorta di hobby a tempo perso.