“Non si uccidono così anche i cavalli?” è lo spettacolo vincitore del Premio Camera di Commercio Riviere di Liguria al 52° Festival Teatrale di Borgio Verezzi. La storia narra di una maratona di ballo che attira giovani senza quattrini in cerca di successo. I partecipanti devono ballare ininterrottamente fino allo sfinimento, in cambio di vitto e alloggio. In palio ci sono anche molti soldi, ma soprattutto la possibilità di farsi notare da produttori e registi che frequentano questi eventi. La maratona ben presto si trasforma in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, dove non c’è spazio per i sentimenti né per la pietà umana.
“Non si uccidono così anche i cavalli?” è un vero e proprio contenitore di tutte le arti performative. L’impronta è quella dei musical britannici, ben lontani dai musical italiani, in cui la bravura degli attori permette di vedere artisti a tutto tondo. La commistione di musica dal vivo, ballo, canto e prosa dà vita ad un risultato assolutamente ben amalgamato e coeso.
Dopo un breve cappello introduttivo, il pubblico viene catapultato in una sala da ballo anni ’30. E qui incomincia la festa. A introdurci e ad accompagnarci per tutto il viaggio è un eclettico presentatore, Giuseppe Zeno. Spumeggiante e brillante, mantiene un’energia altissima per tutta la durata della pièce. Notevoli sono anche le sue doti canore. Nell’esibire continuamente un sorriso a trentadue denti, lo sguardo tradisce un vissuto sofferente e faticoso. Sembra la prima vittima di quel gioco infernale a cui stiamo assistendo. Giuseppe Zeno ammicca al pubblico, ma in cerca d’aiuto.
“Non si uccidono così anche i cavalli?” diverte e commuove allo stesso tempo. È una retta che, dal vertice del diletto, sprofonda gradualmente nella disperazione.
I giovani attori che interpretano i partecipanti al ballo mostrano di essere competenti e capaci. Riusciamo a distinguere e a dare un carattere ad ogni coppia grazie all’espressività e agli atteggiamenti di ognuno. Spiccano tra tutti Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Elisa Lombardi e Lucina Scarpolini, avendo trovato un giusto compromesso tra preparazione tecnica ed espressività.
“Non si uccidono così anche i cavalli?” diverte e commuove allo stesso tempo. È una retta che, dal vertice del diletto, sprofonda gradualmente nella disperazione. Le rosee speranze iniziali dei concorrenti si trasformano mostruosamente in una competizione insana e feroce. La lotta per la sopravvivenza è spietata e violenta, tanto da finire nel sangue. La messinscena riflette la sconvolgente realtà di oggi. Anzitutto, l’ambiente malato dei reality show.
La colonna sonora che ci accompagna è musicata live della band Piji Electroswing Project. Sia i brani inediti che le cover proposte sono eseguiti con maestria e originalità. Hanno finemente accostato uno swing raffinato a elettronica coinvolgente e grandi classici, sia italiani che stranieri, rivisitati in chiave personale.
Tutti gli elementi sopraccitati contribuiscono all’avanzata di questo carrozzone triste e colorato. Unica nota lievemente dolente di “Non si uccidono così anche i cavalli?” è la presenza di troppe parole per spiegare qualcosa che allo spettatore è già noto. Il senso arriva attraverso il corpo, il gesto, l’espressione, la musica. È forse superfluo doverlo sottolineare sistematicamente con i monologhi affidati a Sara Valerio.
Lo spettacolo si conclude con un inizio. Il finale a cui assistiamo è il principio di un’altra gara, l’ennesima. Entrano le nuove coppie di ballerini sorridenti e dinamici. Noi spettatori rimaniamo in bilico. Li avvertiamo che la conclusione sarà triste e che non ne vale la pena? O forse è meglio lasciar loro credere che si possono divertire e possono afferrare il loro sogno? La metafora con la vita vien da sé.