OROFINO, benvenuto sulle nostre pagine! Noi di Music.it siamo soliti chiedere all’artista un aneddoto imbarazzante legato alla propria carriera musicale. Quale è il tuo?
L’unico aneddoto imbarazzante che ricordo è stato quando in un Pub di Parigi ho buttato addosso a Gianluigi (batterista della band) un boccale di birra in pieno inverno prima di un live. Dei turisti inglesi si divertirono a tal punto che mi offrirono un’altra birra e non si preoccuparono minimamente per Gianluigi che era completamente bagnato.
Quando hai cominciato a muovere i primi passi nel mondo della musica e quali sono stati i tuoi Maestri di riferimento o band d’ispirazione?
Ho sempre avuto una forte attrazione per il pianoforte, è proprio da lì che inizia la mia grande passione per la musica. Ricordo che all’età di sedici anni con una spalla rotta, per noia suonai il piano che avevo a casa, poi subito dopo iniziai a cantare, è stato tutto molto istintivo. Suonavo spesso ad orecchio, poi nonostante abbia provato diversi percorsi di studio mi sono sempre ritrovato al punto di non avere più stimoli per continuare ed è stato lì che ho capito che sono una persona molto istintiva, adoro scrivere e suonare di pancia, adoro mettere le emozioni al centro dei miei live, delle mie canzoni. Come band di riferimento inizialmente ascoltavo Queen, The Beatles, Toto o solisti come Elton John, Cesare Cremonini.
Il primo album che mia madre mi comprò quando avevo 5 anni fu “…Squérez?” dei Lùnapop, andavo matto per quel disco anche se ero parecchio piccolo.
C’è un momento della giornata o un luogo in particolare che prediligi per scrivere?
Non ho momenti che prediligo, riesco a scrivere dovunque, che sia in una situazione di caos come al supermercato o nel silenzio della notte. Ovviamente in studio riesco ad essere molto più concentrato, però ritengo sia davvero affascinante scrivere in giro.
Quale è il tuo rapporto con la musica? L’ispirazione ti viene principalmente da momenti di nostalgia e mancanza o da momenti di spensieratezza e felicità?
Sono molto legato alla musica, molte volte mi ha aiutato a star meglio, molte volte scrivo perché riesco a buttare fuori sensazioni negative. Sento solo una grande e forte esigenza di dire qualcosa, non ho mai creduto nell’ispirazione, anzi, penso che l’ispirazione sia solo quel momento in cui ti immergi totalmente dentro un ricordo o un’emozione o quando sei molto concentrato nella scrittura di un brano.
Parlaci del tuo nuovo singolo “Scrivimi quando”. Cosa significa per te questo brano e in quale particolare momento della tua vita lo hai scritto?
“Scrivimi quando” nasce dall’esigenza di raccontare una forte indecisione sentimentale. È la chiave di lettura che ho sempre preferito dare a questa canzone perché in quel settembre del 2019 vivevo in pieno questa tempesta.
Dopo questo singolo come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori? Ci puoi dare qualche anticipazione?
Il prossimo brano è pronto, la direzione è totalmente diversa da quella di “Scrivimi Quando”.
Mi piace tanto variare.
Quale colore attribuiresti alla tua musica? E al brano “Scrivimi quando”?
Il colore che attribuirei alla mia musica è il blu come primo colore, l’arancione come secondo.
“Scrivimi quando” sta sul versante blu.
C’è un rito in particolare o cosa sei solito fare prima di salire sul palco?
Mi ripeto sempre di essere me stesso, il regalo più grande che mi posso fare.
OROFINO, siamo arrivati ai saluti ed io ti ringrazio per essere stato con noi. Ora il finale spetta a te: saluta i nostri lettori con una citazione o, se preferisci, con una frase tratta dalle tue canzoni! Ciao e a presto!
«Sorrido distratto dalle tue chiamate, fuori dalle noie, fuori dai casini»
Non vedo l’ora di riabbracciarvi tutti presto con la musica dal vivo.