Ruggero
Ruggero, pseudonimo di Filippo Lazzari, nasce a Cremona il 3 gennaio 1993. A 19 anni si trasferisce a Firenze dove diventa allievo del maestro Walter Savelli.

RUGGERO: “PIRANDELLO e ATINERES, continua il mio viaggio verso la serenità”

Diamo il benvenuto su Music.it a Filippo Lazzari, in arte Ruggero. Per rompere il ghiaccio ed iniziare con un sorriso, ci racconti un simpatico episodio, legato alla tua carriera, che ricordi con piacere?

Un saluto alla redazione di Music.it! Potrei raccontare cento episodi simpatici, sono un generatore di situazioni surreali! Tuttavia mi piace sempre ricordare il mio primo concerto (che in realtà di simpatico ha ben poco). In uno dei locali più chic di Firenze mi presentai a cantare giovanissimo chiamato dal direttore che mi aveva preso in simpatia. Credendo che la strumentazione piovesse dal cielo mi presentai con in mano solamente una cavetto aux. Potevo leggere il panico negli occhi dello staff che si erano subito pentiti di avermi ingaggiato. Portai comunque a termine la serata recuperando roba che trovai nel locale e arrangiandomi parecchio. Lì ho capito che la passione non basta: se fai musica per mestiere serve capacità, conoscenza, dedizione e tanta professionalità. Comunque poi mi richiamarono quindi tanto male non andò quella sera, Ruggero.

È passato poco più di un anno dall’uscita del tuo primo album di inediti, “La Gente Mi Chiama Ruggero”. Raccontaci le sensazioni che ti ha lasciato questo debutto.

Avevo tanto bisogno di rompere il ghiaccio nel mondo della discografia con qualcosa che fosse un vero progetto di inediti. È un po’ come il primo amore, rivedo il momento della presentazione, riascolto i brani e mi emoziono. Ritengo tutto sommato sia un buon lavoro, come dico sempre è il mio biglietto da visita, non solo per il titolo.

Nemmeno il tempo di metabolizzare del tutto il tuo esordio che ti sei buttato a capofitto nel progetto “Atineres”. Oggi vorremmo soffermarci sul terzo capitolo di questa serie. Dopo “Sentirmi Meglio” e “Noia Da 10”, ecco “Pirandello”, con la sua analisi sulle sfaccettature dell’essere umano. Ce lo presenti?

Essendo una serie di episodi musicali anche “Pirandello”, oltre alla canzone, ha il suo videoclip. Prosegue il mio viaggio verso la serenità attraverso le esperienze. E l’esperienza di “Pirandello” si traduce nelle molteplici identità che tutti noi abbiamo.

Ci piace molto l’equilibrio che hai saputo trovare nel sound di Ruggero, un mix tra reggae e pop che ha un certo fascino. E la sceneggiatura del videoclip di “Pirandello” è azzeccatissima. Raccontaci l’idea e come si è sviluppata la realizzazione del video.

Il video è basato tutto sui contrasti, a partire dalla scelta del regista, Piero Torricelli, del bianco e nero. Per l’appunto va a “scontrarsi” con il ritmo frizzante della canzone. O anche nelle tante maschere che indosso. Che mi vedono passare ad esempio da Lino Banfi a Clint Eastwood durante questo provino davanti a me stesso. C’è anche una ragazza che mi accompagna e che a volte è vestita di bianco, a volte di nero. A volte è interessata, a volte no. Insomma, in questo caos di identità e personalità l’unica figura ferma e sicura è il regista. Che poi, nel film della nostra vita, i registi siamo proprio noi stessi.

Quando si parla di Pirandello l’associazione alle maschere potrebbe essere banale, ma in questo videoclip non lo è, perché tutto ha un senso. E poi la frase che ci ha colpito di più è “…maschere/invece volti mai/ma se ti vòlti/che parte fai…”. È l’essenza della canzone?

Sicuramente. È una frase che ho ripreso da “Uno, Nessuno E Centomila”, proprio di Luigi Pirandello. Invito le persone ad avere consapevolezza di ciò perché tutti noi, volenti o nolenti, recitiamo delle parti nella vita.

Nel 2015 la voce di Ruggero ha supportato il batterista Will Hunt nel suo tour toscano. Come è nata questa collaborazione?

Per caso. I prescelti per questi due concerti in Toscana erano gli Ossigeno, una band di miei amici. Il loro frontman, però, non poteva essere presente e allora chiamarono me. Fu un colpo di fortuna, ma ricordo che sul palco ho dato tutto. Prendendomi anche un po’ troppo la scena che doveva essere dello special guest. Ad ogni modo quando lavori con professionisti di alto livello non puoi far altro che osservare, ascoltare e imparare.

Legandoci al senso del brano “Pirandello”, ti facciamo una domanda a bruciapelo: quali sono il tuo peggior pregio ed il tuo miglior difetto?

Il mio peggior pregio è che vivo tutto in maniera molto emotiva. Il mio miglior difetto è che sono un testone.

Ci piace conoscere i nostri ospiti anche al di fuori della musica. Quando Filippo non è Ruggero, con quale altro interesse occupa il suo tempo libero?

Non vi darò grande soddisfazione perché la mia vita è rivolta 24 ore su 24, 7 giorni su 7 alla musica. Mi sto appassionando di cinema, ma anche quello sto cercando di portarlo nel mio lavoro con “Atineres”. Però quando sono Filippo creo. E quasi sempre riesco ad essere Filippo quando sto con me stesso.

Le restrizioni dell’ultimo periodo hanno creato sicuramente dei problemi organizzativi anche a te. Al di là delle apprensioni giustificabili e della volontà di non infrangere le regole del distanziamento sociale, c’è possibilità di vederti live questa estate?

Sì, fortunatamente sono già partito dai primi di giugno con un’esibizione molto suggestiva sul Ponte Vecchio a Firenze. Poi sempre a Firenze ogni venerdì sono a “Estate In Villa” a Villa Corsini. Propongo i brani pop italiani che hanno fatto la storia del nostro Paese. Il 26 luglio sarò a Bologna ospite di Sanremo Rock.

Grazie a Filippo Lazzari, in arte Ruggero. Le nostre domande sono terminate. Lasciamo a te lo spazio per aggiungere ciò che vuoi e, magari, per fare un saluto ai tuoi fan e alle persone che seguono Music.it!

Ringrazio Music.it e saluto tutti i lettori! Fate un giro su YouTube, scrivete “Atineres” e date un’occhiata a questo “album a puntate” che mi sono inventato! Inoltre vi invito ad ascoltare il mio nuovo brano “10 Donne Nude”. A fine mese ovviamente uscirà anche per questa canzone il videoclip su Youtube, sarà il quarto episodio di “Atineres”.

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