Ryan O’Conner presenta “Prequel” il suo nuovo lavoro in studio uscito a quattro anni di distanza da “250 EP”. A un primo ascolto ci troviamo davanti a un sound rap impreziosito dalla scelta di alcune sonorità naturali che vanno ad affiancarsi a quelle sintetiche. Beat digitali si mescolano a chitarre e tastiere naturali per dare vita a un sound che punta verso il rap ma prendendo in prestito idee e sfumature sonore da altri generi. In questi nove brani Ryan O’Conner porta alla luce molte buone idee; sembra prendere le distanze da quel rap con pochi contenuti che va per la maggiore. Siamo davanti a un artista che ha scelto la via più difficile e ha deciso quindi di rinunciare a tutti i cliché di un genere che agevolano, sì, il favore di un certo pubblico ma allontano un altro pubblico in cerca di qualcosa di più di nicchia.
Ryan O’Conner ha scelto la via più difficile del rap in “Prequel”
“Prequel” oltre a quanto già detto può appoggiarsi anche ad una vena testuale ricercata e non scontata; altro dettaglio da non sottovalutare nell’ascolto di un disco del genere. Nel materiale registrato da Ryan O’Conner troviamo testi diretti e di impatto, ricercati ma non autocelebrativi o poco credibili. Siamo davanti a un artista genuino e coerente che, forse, è la cosa che più serve per rendere apprezzabile un disco rap. “Prequel” si ascolta con piacere e riporta il rap nostrano verso un panorama più internazionale. Una cosa che forse manca da parecchio nel nostro paese. Ryan O’Conner ci porta a riscoprire il rap nella sua accezione più internazionale e più genuina.
“Prequel”, un sound cupo e metropolitano
Il sound cupo e “metropolitano” di “Prequel” ci fa tornare in mente quel tempo quando il rap non era un continuo ammiccare alle radio e ai ragazzetti con le casse bluetooth. Un brano alla volta viene a galla un rap di sostanza, con obiettivi chiari e ben definiti: niente cliché, niente strizzate d’occhio e nessuna voglia di omologazione. Ryan O’Conner è forse uno degli ultimi rap puri della scena nostrana e se questa cosa può essere penalizzante in termini economici è sicuramente un valore aggiunto in termini di originalità e coerenza. Certo in questi nove brani c’è qualcosa che funziona meglio e qualcosa che funziona un po’ così, ma nel complesso siamo davanti a un buon livello di contenuti e musica. C’è ancora qualcosa da affinare ma possiamo dire che “Prequel” si ascolta con piacere e rimane anche piuttosto originale e riconoscibile.