Diamo il benvenuto su Music.it a Senhit. Per rompere il ghiaccio raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è accaduto su un palco o in studio. Tu cosa puoi dirci?
Allora, diciamo che dato che siamo fermi da parecchio tempo, troppo per i miei gusti, di recente non mi pare mi sia successo molto. Però devi pensare che io vivo ancora l’ansia da prestazione, nonostante siano tanti anni che faccio questo mestiere e nonostante i tantissimi concerti che ho fatto. Ci sono quei cinque secondi prima di entrare in scena che ho bisogno di fare mille cose, tipo i bambini quando sono emozionati e gli scappa la pipì e devono andare in bagno, cose così [ride]. Però io vivo la cosa sempre con un po’ di agitazione e molto entusiasmo.
E questo porta a…
Può capitare che vengo presa dal panico e quando entro in scena inciampo nei fili del microfono o cose del genere. Poi fortunatamente afferro il microfono e parte lo show. Diciamo che sono un tipo un po’ sbadato e può capitare che scivoli sul palco, che mi cada il microfono o che me lo sbatta sui denti. Insomma sono un personaggio un po’ distratto. E questa cosa mi succede anche durante questi “meeting virtuali” tipo le dirette Instagram e cose così: Magari mentre sono in diretta c’è il cane che si presenta davanti allo schermo, oppure penso di aver spento la telecamera e continuo a dire cose più strane.
Parliamo di “Breathe” e del remix ad opera di Benny Benassi e del suo team. Come è cambiato il brano con questo remix?
Anche io all’inizio avevo dei dubbi sul remix. Conosco Benny Benassi da tanto tempo sia dal punto di vista lavorativo che dal punto di vista umano; siamo abbastanza vicini anche come distanza, io sono di Bologna e lui di Reggio Emilia, e c’è stata la voglia di conoscersi e la curiosità di fare qualcosa di diverso. Allo stesso tempo avevo anche timore che potesse stravolgere il brano. Per quanto riguarda questo brano, diciamo che non c’è stato un grande stravolgimento. Gli ho dato delle indicazioni precise e lui ha messo qualcosa di suo sul brano e questa cosa ha reso “Breathe” ancora più commerciale e ancora ascoltabile nelle radio.
Che vantaggi pensi ci saranno?
Diciamo che questo rendere il brano più dance mi ha aperto un grande mondo e in virtù di ciò che andrò a fare all’Eurovision Song Contest; questa cosa mi sta portando tanta fortuna perché siamo riusciti a rendere “Breathe” più trasversale tra il mondo pop e quello dance. Se ascolti il brano lascia molto spazio alla mia vocalità e resta comunque molto elegante; diciamo che Benny Benassi ha messo su una bella carica. Il brano ha ancora un gusto equilibrato e non esagerato.
Parliamo del tuo rapporto con L’Eurovision Song Contest. È una manifestazione affascinante che è in grado realmente di unire tutte le nazioni sotto il segno della musica. Cosa significa per te questa manifestazione e cosa si prova a rappresentare San Marino?
Io ho sempre avuto rapporti molto forti con San Marino, da Bologna sono circa 40 minuti di macchina. Quando all’epoca mi chiesero di partecipare all’Eurovision Song Contest l’Italia era fuori dai giochi da tempo, sarebbe tornata in gioco più tardi con la partecipazione del vincitore di Sanremo ecc. Però io negli anni mi sono molto affezionata a San Marino e porto alta la bandiera con responsabilità; consapevole del fatto che possono succedere belle cose ma dalla prima esperienza che ho avuto nel 2011 è stata una gran bella sorpresa. Negli anni sono cresciuta a livello artistico e ho trovato la mia direzione musicale e quando San Marino mi ha chiesto lo scorso anno di partecipare sono stata molto contenta. Poi è successo quello che è successo e l’Eurovision Song Contest è saltato ma io sono pronta a calcare di nuovo quel palco il prossimo anno.
Giusto, perché arrendersi?
È una grande occasione ed è anche veicolo di un messaggio importante con tante delegazioni anche in lingue diverse, quindi non vedo l’ora di partecipare. Poi stiamo preparando lo spettacolo anche con l’aiuto di Luca Tommassini e stiamo lavorando molto sul brano da portare in concorso e sull’album. Sono molto carica e molto contenta!
Sanremo è un contenitore importante in Italia ma spesso ci sono dei gruppi che non rappresentano alla perfezione il panorama musicale. Però alla fine i vincitori del Festival vanno a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest….
Sanremo è probabilmente il contenitore più importante nel nostro paese. Certo fino a qualche anno fa era anche un po’ limitato musicalmente, anche se nelle ultime edizioni si è espresso molto verso la nuova musica italiana, pensa a Mahmood o a Lo Stato Sociale. Però L’Eurovision è una manifestazione vista in tutto il mondo e ti offre la possibilità di non porti nessun limite qualsiasi sia il tuo genere e la tua lingua. È una grandissima opportunità e il messaggio che può dare è realmente trasversale ed è questa la principale differenza con Sanremo e altri spettacoli in generale.
Nei video di “Freaky Trip to Rotterdam” rappresenti l’uguaglianza, la libertà di espressione e la parità di diritti. Sono tutti temi fondamentali ma che in questo momento sembrano un po’ passati in secondo piano a causa dell’emergenza sanitaria.
Sì, assolutamente! Ed è anche uno dei motivi principali che ci hanno spinto ad affrontare temi del genere assieme a Luca Tommassini: partire dalle canzoni dell’Eurovision per dare un messaggio concreto e attuale. Ci sono anche questi problemi oltre alla pandemia. Però non dimentichiamoci che c’è gente che ancora abusa del proprio potere, persone che subiscono violenza e via dicendo. Ed è per questo che attraverso i nostri video provocanti vogliamo riportare l’attenzione anche su questi tempi e far risuonare il messaggio. Bisogna pensare al razzismo, alla parità dei sessi, alle discriminazioni e quant’altro perché sono temi forti e molto attuali.
Decisamente importante. C’è già dell’altro che bolle in pentola?
Ti anticipo che il prossimo brano dei “Freaky Trip to Rotterdam” sarà legato a una ONLUS che si occupa di violenze domestiche e andrà a supporto di questa causa. Un situazione difficile amplificata anche dalla situazione degli ultimi mesi e dal lockdown. Diciamo che il nostro scopo è quello di riportare l’attenzione anche su altri problemi che sono reali e ci sono ancora, anche se sono passati in secondo piano a causa del virus.
Questi temi sono fondamentali ma secondo te, le persone sono pronte? A prescindere dal genere musicale e dal tipo di video, secondo te la gente è pronta per recepire il messaggio?
Io non so se le persone sono pronte, però l’unica cosa che riesco a pensare è che non possiamo stare fermi. Continuare a vivere la vita e certe situazioni passivamente, per me, rende inutile fare questo mestiere, quello di cantante, di artista, di giornalista e via dicendo. Secondo me va bene divertirsi ma bisogna anche dare dei messaggi positivi. Io non ho la presunzione di dire ascolta il mio messaggio per capire quello che è giusto o sbagliato. Io voglio farti sapere che ti sto dando un messaggio attraverso questi video, poi se lo recepisci o meno è un problema tuo, ma a me piacerebbe anche riuscire a dare questo tipo di informazioni. La gente non sarà mai pronta, però è anche vero che se le persone non vengono informate e disciplinate farà sempre ben poco o non cambierà mai niente.
Sacrosanta verità.
Non dico di scendere in campo e fare la rivoluzione, però a piccoli passi a forza di piccoli messaggi si riesce a buttare giù qualche porta. Noi abbiamo il dovere di farlo; bisognerebbe almeno tentare e per questo l’informazione è fondamentale.
Le cose quest’anno sono andate come sono andate. Secondo te la musica ha saputo aiutare le persone in questi mesi così difficili? Ad esempio, durante la prima ondata c’è chi cantava dal balcone. Secondo te queste manifestazioni hanno avuto un qualche significato?
Quando fai un concerto hai una sensazione diversa. Io sono una da contatto umano, ho bisogno di guardarti e di sentire le tue sensazioni e di farti sentire le mie. È uno scambio continuo. Durante il lockdown ho trovato molte persone contente e grate dei video che abbiamo condiviso in rete; persone che per forza di cose non possono venire ad un concerto ma che attraverso i video e le dirette sui social riescono comunque a godere della musica e di questa possibilità.
Per molti è stato un sollievo.
Io non ci avevo mai fatto caso a questa cosa. Stando su un palco c’è stata gente che alla fine dello spettacolo si avvicinava per parlare e via dicendo. Ma stando a casa ho letto molti commenti, sia positivi che negativi, che in qualche modo sono stati una critica anche costruttiva molto efficace. C’è stato un ottimo scambio, molto bello ma che mi auguro che non duri ancora a lungo [ride]. Per questo non biasimo le persone che nel loro piccolo fanno qualcosa di buono per gli altri: che sia una diretta sui social o che sia cantare dai balconi è comunque un modo per avvicinare le persone e renderle partecipi di qualcosa.
Molti però non sono stati a favore di queste manifestazioni in rete o sui balconi.
Secondo me è stata una cosa molto bella. Io non ho trovato niente di contraddittorio o di danneggiante nei confronti degli altri. Se tu hai voglia di cantare dal balcone e condividere questo con gli altri non lo vedo come una cosa negativa. Soprattutto perché durante il lockdown sono uscite fuori molte situazioni gravi che ci porteremo dietro per molto tempo. Perciò se tu vuoi uscire a cantare sul balcone “Volare”, nudo o vestito o come preferisci a me non da nessun problema, anzi! È una cosa che mi sa di unione e di aggregazione. Diciamo che potevano essere quelle due ore di leggerezza in giornate pesanti e molte dure; un momento liberatorio per sfogarsi e sentirsi più vicini.
Quale pensi che sarà il futuro della musica e dei lavoratori dello spettacolo? In tanti hanno aderito alla causa per sostenere la categoria ma pensi che sia sufficiente?
Io non credo che purtroppo sia sufficiente. Questo fondo istituito da Fedez, dove ho partecipato anche io in maniera molto orgogliosa, è una piccola goccia ed è ovvio che deve continuare ad essere nutrita da tutte le persone che hanno deciso di partecipare all’iniziativa. Io spero in un 2021 florido dove si possa riprendere la vita di prima con i concerti e tutto il resto. In Italia siamo abili nell’arte dell’arrangiarci ma, indubbiamente, ci sono molti settori che non possono cambiare il loro lavoro o farlo in virtuale. Un fonico deve avere un palco e così via. Io spero che questo sia un periodo di transizione, un periodo di pausa dal quale però si ripartirà, magari gradualmente e a piccoli passi. Senza vanificare il lavoro fatto fino a questo punto e senza essere troppo avidi, ricominciare piano piano prima di esplodere.
Quale è stato il tuo ultimo evento dal vivo a cui hai assistito?
Da quando mi hanno dato l’ok per l’Eurovision Song Contest, a gennaio 2020, io ero già in fase promozionale ed ero in giro a fare promozione. Adesso che ci penso però l’ultimo concerto l’ho visto qualche mese fa, in situazione covid con pochissime persone è stato quello de i Dirotta su Cuba. Ho avuto la fortuna di lavorare con Simona Bencini al programma televisivo “All Together Now” e mi ha scritto dicendo che sarebbe passata per Bologna per questo concerto. Se parliamo di concerti senza nessuna restrizione parliamo del 2019 ormai, quindi un bel po’ di tempo fa.
Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?
[Ride] La domanda che mi faccio è: “sono soddisfatta e felice di come stanno andando le cose?” La risposta è: “sì sono soddisfatta e felice ma spero che si torni presto alla normalità perché questo virus ci ha tolto tanto e mi auguro che questa situazione di angoscia finisca presto”. Mi auguro di poter tornare a viaggiare e a incontrare gli amici in ogni parte del mondo.