envenuti sulle nostre pagine ai Teverts. Ragazzi, avete suonato con tantissime altre band, spesso anche internazionali. Raccontateci un’esperienza particolare che avete vissuto durante uno dei vostri concerti. Qualcosa che solo in pochi sanno.
Ciao e grazie mille per averci invitati sulle vostre pagine, è un piacere per noi. Negli ultimi 11 anni ci sono capitate parecchie belle situazioni live. Un aneddoto che forse nessuno conosce è che durante le date condivise con i Karma to Burn, la band spesso si fermava a parlare con noi, per avere info su che amplificatori o pedali usassimo. Amavano il nostro sound, e noi eravamo quasi imbarazzati all’idea che una delle band che fino a pochi anni prima sentivamo solo su cd, ci chiedesse consigli sui suoni live.
Siete un gruppo ormai in attività da più di dieci anni, raccontateci cosa vuol dire per voi questo legame e come affrontate la quotidianità di questa realtà.
Suonare insieme per tutto questo tempo ha sicuramente cementificato tra di noi un rapporto che va ben oltre la semplice amicizia. C’è un feeling musicale che credo sia diventato percettibile anche dal comune ascoltatore. Quando uno di noi suona qualcosa, gli altri sembra che già sappiano quale sarà la destinazione. La musica è diventata importante per le nostre vite, ormai è impossibile pensare alle nostre vite senza la musica.
Ascoltando i vostri brani ho sentito davvero molte influenze e contaminazioni, derivanti tra l’altro da diversi generi, ma quali sono le colonne portanti del vostro lavoro? Ci sono artisti per i quali avete una predilezione tutti di comune accordo?
Ognuno di noi ha delle influenze diverse e forse è anche per questa fortuna che non siamo una band clone come tante altre. Sicuramente abbiamo dei punti comuni importanti, come possono essere i Kyuss, i Black Sabbath, la psichedelia ed il blues, giusto per citare le prime cose che ci vengono in mente. Abbiamo sempre cercato di proporre un nostro sound, una nostra idea di musica, e non semplicemente una copia di altre band che amiamo.
Il vostro ultimo album “Toward The Red Skies”, in collaborazione con la Karma Conspiracy, è davvero un lavoro ben curato. Parlatecene. Come nasce la collaborazione e come vi siete trovati durante le registrazioni?
Phil: Karma Conspiracy era nata inizialmente proprio per promuovere il progetto Teverts, poi è diventata qualcosa di più grande ed ora è un pezzo importante della mia vita. Era da tempo che volevo una label che fosse per davvero al servizio delle band, e con l’aiuto di Davide di Subsound Records, sono riuscito a tirar su Karma Conspiracy Records, che è stata inaugurata proprio con la release di “Towards The Red Skies”. Le registrazioni del disco le ho curate tutte io, con il supporto dei ragazzi della band e di qualche amico, nel mio studio, eccezion fatta per la fase di mastering, affidata a Paso di Studio 73 a Ravenna. Abbiamo lavorato bene nella fase di pre-produzione, quindi la fase della produzione vera e propria in studio è filata via liscia. Avevamo già chiaramente in testa il tipo di disco che volevamo e siamo soddisfatti del risultato. L’idea era un chiaro ritorno alle origini, al suono marcio e desertico che ci ha contraddistinto fin dagli esordi, dando maggior spazio possibile alla nostra vena psichedelica.
Della scena nazionale cosa ne pensate? Credete che per un gruppo giovane ci siano possibilità di emergere in questa situazione, o secondo voi è meglio fuggire verso mete più idonee e affabili nei confronti degli artisti del genere?
La scena nazionale è controversa a nostro parere. Abbiamo band validissime, che ci vengono invidiate all’estero, che vengono invitate a suonare all’estero, e che poi hanno difficoltà a suonare live o trovare un pubblico attento in patria. L’Italia sta vivendo in questo momento forse il fenomeno dell’esplosione della scena stoner e psichedelica, e vive la cosa quasi come una moda. Si preferisce far suonare la band mediocre inglese o americana, piuttosto che la band spaccaossa italiana che da oltre un decennio porta avanti con coerenza un’attitudine chiara. In Italia ci sono band che non hanno niente meno di quelle straniere. Permetteteci di citarne alcune come L’Ira Del Baccano, Godwatt, Doomraiser, Zippo e tante altre!
È passato più di un anno dalla realizzazione del vostro album. Possiamo aspettarci qualcosa di nuovo nel prossimo futuro? O state lavorando a qualcosa di ancor più sperimentale che richiede più tempo? Dateci qualche anticipazione.
Il nostro sound è in continua evoluzione, quindi chi si aspetta un “Towards The Red Skies” bis probabilmente rimarrà deluso. L’attitudine resta invariata, ma stiamo continuando a sperimentare e ad evolverci, com’è normale che sia. Il prossimo anno potrebbe essere l’anno buono per qualche novità, non ci sentiamo di sbilanciarci oltre. Siamo semplicemente molto soddisfatti di quello che stiamo componendo. Abbiamo già inciso delle cose e nei prossimi live qualcosa si sentirà probabilmente.
È stato davvero un piacere poter fare due chiacchiere con voi ed ascoltare il vostro parere. Vi lascio qualche riga per dire quello che volete, sempre che non vi abbia già annoiato troppo.
Il piacere è stato tutto nostro, grazie per il tempo concesso. L’unico invito che ci sentiamo di dare è quello di supportare la scena nostrana come si supporta quella internazionale! Grazie per la piacevole chiacchierata.