Il gruppo punk rock The Enthused.
Il gruppo punk rock The Enthused.

THE ENTHUSED: “Supportate le realtà locali e indipendenti”

The Enthused, ai nostri lettori spesso riveliamo particolari poco conosciuti delle band che vengono intervistate. Raccontateci un evento particolare che ha segnato la vostra storia. Da una punk rock band come voi ci aspettiamo qualcosa di particolarmente irriverente.

Sicuramente abbiamo passato tanti momenti memorabili, ma soprattutto abbiamo bevuto tante tante birre. In particolare per questo ultimo motivo la domanda ci mette un po’ in difficoltà: abbiamo la memoria corta! Ricordiamo però con piacere la prima volta che siamo entrati in studio per registrare il primo album. Era la prima esperienza professionale per tutti, e la prima volta che abbiamo ascoltato il tutto è stato davvero soddisfacente. Da lì abbiamo iniziato a sentirci una vera e propria band!

Siete in attività da sette anni circa, avete suonato in diversi locali in tutta Italia, e avete un album all’attivo e un secondo inedito. Come è cresciuto il vostro gruppo? Cosa vi lega dentro e fuori lo studio?

Quando abbiamo iniziato nel 2010 eravamo in tre e ci siamo messi a suonare insieme un po’ per caso, jammando i pezzi dei blink-182 ad una festa locale. Arrivavamo tutti da esperienze con altre band, del genere e non, e abbiamo deciso di iniziare questa avventura. Da quel momento sicuramente è maturata anche una forte amicizia tra noi, anche fuori dalla band che ora conta anche un membro in più (il Ferro, arrivato nel 2016). Secondo noi è fondamentale essere affiatati sia come band che come persone al di fuori della musica e dello studio, proprio per questo possiamo dire di essere amici prima ancora di essere compagni di band.

Ascoltando i vostri due album, sembra chiaro che i blink-182 abbiano avuto una grande influenza su di voi, non solo durante le jam session.

blink-182 sono la band che ci ha permesso di avvicinarci a questo genere quando eravamo bambini o poco più, siamo tutti accomunati dai ricordi legati a quegli anni e dalle prime impressioni che poi ci hanno aperto un mondo. Con i The Enthused abbiamo iniziato proprio per rievocare questi ricordi. Abbiamo deciso di portare avanti il progetto andando ad aggiungere le nostre influenze e cercando sempre di fare qualcosa di spontaneo, non troppo forzato.

La storia punk pop anni ’90 è stata caratterizzata anche dai Green Day, i Simple Plan e i Sum 41. Fanno parte della storia di tutti noi, ed abbiamo ricordi legati ad ogni loro pezzo. Raccontateci invece un ricordo legato ad un vostro brano in particolare.

Potremmo dire che ogni nostro pezzo si porta dietro i suoi ricordi, che siano belli, brutti, profondi o superficiali. A noi piace particolarmente ricordare la storia di “Green Car”, pezzo del primo disco che racconta della macchina di Ciodo (basso/voce), che è diventata un po’ un simbolo dei primi anni dei The Enthused. Oggi non la suoniamo più live e la green car è stata rottamata. R.I.P.!

Con l’uscita del vostro ultimo disco “Still Alive” si apre un nuovo capitolo della vostra storia. Ascoltandolo, le differenze di  qualità e cura nei brani si notano immediatamente. Cosa vi ha dato la collaborazione con No Reason Records e Kids and Kicks Records? Siete stati appoggiati nelle vostre scelte stilistiche, o avete dovuto accettare dei compromessi?

Con il nuovo disco abbiamo fatto un lavoro molto più dettagliato durante la scrittura e la pre-produzione dei pezzi. Oltre ad avere una seconda chitarra e un’ulteriore voce, che hanno riempito molto il nostro sound, abbiamo anche acquistato una mente in più nel processo di scrittura dei pezzi, e questo è stato di grande aiuto per il nuovo album. Per quanto riguarda No Reason e Kids and Kicks abbiamo trovato in loro prima di tutto degli amici, ma soprattutto dei ragazzi come noi che supportano le band al meglio delle loro possibilità, facendolo con grande impegno. Sono stati subito contenti di collaborare con noi per la promozione del nostro album e hanno appoggiato loro in primis le nostre scelte. Speriamo di mantenere viva la collaborazione anche in futuro, perché realtà del genere hanno bisogno di rimanere attive e devono essere supportate.

Uno dei brani che mi ha colpito di più del nuovo disco è stato “Ghost of the past.” Potete dirci quale è il pensiero che si nasconde dietro questa traccia? E cosa volete trasmettere con il vostro album, quale messaggio sperate arrivi al pubblico?

ll testo di “Ghosts of The Past” parla di un amore finito, in questo caso è riferito in particolare ad una ex-ragazza. Una canzone abbastanza triste rispetto ai nostri standard, ma parla di una situazione che molte persone hanno vissuto e questo è quello che cerchiamo di scrivere nelle nostre canzoni. Non vogliamo tanto fare arrivare un messaggio, ma piuttosto raccontare qualche esperienza personale, o meno, per permettere a chi ci ascolta di potersi immedesimare o esserne partecipe.

Il grosso del lavoro è fatto, ora rimane solo il divertimento. Avete già delle date o un tour programmato? Dove potremo ascoltarvi live in questa stagione? Diteci cosa ha in serbo il vostro futuro.

Tra maggio e giugno abbiamo fatto già una decina di date iniziali di promozione in giro per il Nord Italia, abbiamo voluto iniziare nella nostra zona per ritornare attivi sulla scena (di fatto negli ultimi 2 anni l’attività live è stata pochissima). Durante l’estate abbiamo in previsione una data a Roma, l’8 luglio al Traffic e poi torneremo a fine agosto con alcune date in zona Bergamo, Lecco e Lodi. Al momento stiamo organizzando le date e un mini-tour anche fuori confine per la prossima stagione. Seguite la nostra pagina Facebook per tutti gli aggiornamenti!

Raccontateci ciò che vi passa per la testa dopo questa intervista, avete massima libertà di espressione.

Grazie a Emanuele e Music.it per lo spazio che ci avete dedicato! Mi raccomando, supportate le realtà locali e indipendenti e venite ai concerti!

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