I milanesi The Worst Horse, dopo aver colpito favorevolmente la scena rock milanese con un pregevole EP nel 2015, pubblicano ora il loro primo full lenght. “The Illusionist” è un album cattivo e graffiante, il cui sound, come il demone di conradiana memoria, scorre flaccido e grasso, ma mai noioso. Questo grazie a una incisiva commistione di hard rock, stoner rock, blues distorto e liriche perverse. Aleggia su tutto il disco la figura dell’illusionista folle del titolo, che impazzisce la notte in cui uccide l’amata assistente durante uno spettacolo. Ci lanciamo al suo inseguimento attraverso uno sporco tunnel musicale, fatto di tracce dalla sonorità piuttosto varia. Si spazia infatti da un hard rock duro e puro, come in “Tricky Spooky”, a un blues lento e paludoso, come nella prima parte di “It”, passando per brani più lenti e tipicamente stoner.
The Illusionist è uno sporco tunnel musicale, dal sound ruvido e graffiante
La voce carontica di David Podestà fa un ottimo lavoro nel raschiare fuori dal pantano le storie inquietanti del grottesco prestigiatore, di un brutale stupratore e di alcune iconiche figure dell’horror anni ‘80, raccontate con maligno carisma. Anche il commento ritmico di chitarra, basso e batteria risulta particolarmente curato, incanalando con efficacia la violenza delle tematiche. “The Illusionist” si apre con tre tracce tipicamente hard rock, per poi rallentare il ritmo su “Circles”. In questo pezzo più contratto, David Podestà può esprimere tutta la sua propensione per l’istrionismo. “Leather Face”, dedicata al celebre assassino dello slasher di Tobe Hopper, riparte con forza a segnalare che la caccia all’orrore non è ancora finita. Allo stesso modo “Grimorium” conferma l’efficacia della formula hard rock dei “The Worst Horse”, per poi cedere il posto a “XIII”. Quest’ultima, più lenta e controversa, racconta il monologo interno di un predatore sessuale con malata partecipazione.
I Worst Horse ci tuffano in un distorto carosello di orrore e rock n’ roll, che i fan dei due generi non potranno non apprezzare
«I’m your sugar!» ringhia David Podestà, mentre la chitarra di Omar Bosis sembra voler entrare in questa miseria umana per comprenderla, con un tono meno rock n’ roll delle altre tracce e più vicino a una buia epica da vicoli ciechi. Anche “Blind Halley” (alley?) tiene un tono lento e interiore, per poi esplodere nella ruvidezza di “Elevator to Hell”, un altro pezzo prepotentemente rock. “It” ritorna a mettere in luce il carisma evocativo dei “The Worst Horse”, con una lugubre imitazione del pagliaccio di Stephen King. La canzone si chiude poi con una intensa cavalcata rock. “The Illusionist” conferma la qualità del lavoro dei The Worst Horse e ci introduce in un distorto carosello di orrore e rock n’roll, che i fan di entrambi i generi non potranno non apprezzare.