TOP TEN: I MIGLIORI FILM DEL 2018 DA VEDERE ASSOLUTAMENTE
Una scena de "La forma dell'acqua".
Una scena de "La forma dell'acqua".

TOP TEN: I MIGLIORI FILM DEL 2018 DA VEDERE ASSOLUTAMENTE

Con un altro anno al termine, iniziamo tutti quanti a tirare le relative somme. E noi della sezione cinema di Music.it non potevamo che svolgere il nostro personale resoconto di quest’annata cinematografica. Abbiamo stilato una selezione dei dieci titoli che, secondo il nostro giudizio, sono tra i più meritevoli del 2018. Per correttezza, abbiamo deciso di comprendere solo film usciti e distribuiti in Italia durante quest’anno. Evitando di inserire pellicole selezionate ai vari festival a cui siamo stati presenti, e che arriveranno nelle nostre sale durante il 2019. Abbiamo deciso di non fare una classifica, ma presentarvi le pellicole della nostra top ten in ordine di uscita, che trovate a fine articolo.

Pensando al 2018 cinematografico nel complesso, non possiamo non far luce su vari scenari di rilievo. In prima istanza, con la vittoria del Leone D’Oro per “La Forma dell’Acqua” a Venezia 74 e il successivo Oscar al miglior film, il confine tra i due eventi sta divenendo sempre più labile. Non solo una delle manifestazioni cinematografiche più importanti si sta aprendo al cinema di genere e commerciale, ma inizia a porsi come trampolino di lancio per l’Awards Season a seguire. Anche nella sua 75esima edizione, a dispetto del veto posto dal Festival di Cannes, è stato premiato un film come “Roma” di Alfonso Cuarón, distribuito direttamente sulla piattaforma digitale Netflix. Un chiaro sintomo di uno scenario in evoluzione, dove le varie etichette di film d’autore o film di genere, stiano pian piano perdendo la loro specificità.

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Un altro evento degno di nota è stato rivedere sul grande schermo opere della maggior parte dei registi esordienti in passato nel versante indipendente americano. Ora divenuti dei veri capisaldi del cinema mondiale. Come Paul Thomas Anderson con “Il filo nascosto”, che ha segnato l’addio alle scene di Daniel Day Lewis, “Blackkklansman” di Spike Lee, Gran Prix speciale della Giuria a Cannes, “La ballata di Buster Scruggs” dei fratelli Coen, Premio Osella per la migliore sceneggiatura a Venezia, “L’isola dei cani” di Wes Anderson, Orso d’argento a Berlino e il duplice ritorno di Steven Soderbergh con “La truffa dei Logan” e “Unsane”. Tra le nuove leve meritano di essere citati Martin McDonagh con “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e Sean Baker con “The Florida Project”. E inoltre “Tully” di Jason Reitman, “7 sconosciuti a El Royale” di Drew Goddard e “Lady Bird” di Greta Gerwig.

Dal versante nostrano c’è stato un approdo in massa dei registi italiani più affermati anche a livello internazionale. Luca Guadagnino con “Chiamami col tuo nome” ha dato piena conferma del suo statuto autoriale, segnando un’opera già cult per le nuove generazioni. Paolo Sorrentino con il suo discusso film diviso in due parti su Silvio Berlusconi, “Loro 1” e “Loro 2”, non è riuscito a raggiungere il grado dei precedenti film, ma comunque non è passato inosservato. Alba Rohrwacher con “Lazzaro Felice” ha incantato il Festival di Cannes, portando a casa il Prix du scénario. Ma tra tutti, chi è riuscito a spadroneggiare tra i suoi colleghi italiani, troviamo Matteo Garrone con “Dogman”. Uno dei più favoriti a Cannes, premiato con il Prix d’interprétation masculine per l’esordiente Marcello Fonte, e tre European Film Awards.

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Dal panorama internazionale, ci teniamo a citare degli autori non presenti nella nostra selezione, ma lo stesso rimarchevoli. “Un affare di famiglia”, Palma d’Oro a Cannes, del giapponese Kore’eda Hirokazu. E poi “Disobedience” del cileno Sebastián Lelio, “Oltre la notte” del tedesco Faith Akin e il ritorno dell’ex-Python, Terry Gilliam, con la sua turbolenta opera maggiore, “L’uomo che uccise Don Chisciotte”. Altro elemento di rilievo di questo 2018, è l’enorme successo di due pellicole inerenti il franchise del Marvel Cinematic Universe. “Black Panther” di Ryan Coogler e “Avengers Infinity War” dei fratelli Russo, non solo hanno dominato il box-office mondiale, ma sono riusciti ad appagare il divario tra critica e pubblico. Confermando quanto un blockbuster possa essere considerato di rilievo, sia per il comparto tecnico, quanto registico e di scrittura.

Concludendo, anche questo 2018 ha indubbiamente alimentato la nostra fame di cinema. A fronte di molte speculazioni, che anno dopo anno proclamano la sua morte e quella dell’esperienza in sala, secondo il nostro modestissimo parere, il fascino che esercita è ancora lontano dal venir meno. L’elevato grado di spettacolarità di certe immagini sul grande schermo, nuovi assetti di costruzione dell’intreccio, e l’inesauribile carica narrativa di alcune realtà, danno conferma nuovamente del suo statuto privilegiato. Così vi lasciamo alla nostra personale selezione, preparandoci al nuovo anno che si prospetta molto particolareggiato, e intriso di tante opere cariche di elevata aspettativa.


LA FORMA DELL’ACQUA

Di Guillermo del Toro. Baltimora, 1962, piena Guerra Fredda. Elisa Esposito è una donna affetta da mutismo che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio governativo dove avvengono sperimentazioni a scopi militari. I suoi due unici amici sono la collega afroamericana Zelda e l’inquilino gay Giles, coi quali condivide una vita di solitudine ed emarginazione. Un giorno al laboratorio viene portata una creatura anfibia dall’aspetto umanoide: è stata catturata in un villaggio amazzonico, dove era oggetto di venerazione dagli indigeni locali. Elisa rimane affascinata dalla creatura e la incontra di nascosto, portandole del cibo e insegnandole a comunicare tramite la lingua dei segni americana. Qui la recensione completa.


IL FILO NASCOSTO

Di Paul Thomas Anderson. Londra, secondo dopoguerra. Il rinomato stilista Reynolds Woodcock domina la scena della moda britannica: dal suo atelier passano le migliori clienti della borghesia europea. Il suo talento nel campo dell’alta sartoria si accompagna a un carattere maniacale che lo porta a voler tenere sotto controllo ogni aspetto della propria vita in maniera ossessivamente precisa. L’uomo ama attorniarsi di belle donne, che frequenta finché esse non reclamano la sua attenzione, totalmente indirizzata al lavoro. Quando incontra Alma, una giovane e bella cameriera che lo affascina, Reynolds la sceglie come modella, musa ispiratrice e compagna di vita, portandola a vivere con sé nell’atelier. Qui la recensione completa.


FOXTROT

Di Samuel Maoz. Quando tre militari suonano alla sua porta, Dafna capisce subito che notizia le portano. Lo shock per la morte del figlio le fa perdere i sensi. Con la moglie addormentata, spetta a Michael sopportare il dolore della perdita di Jonathan. Niente di tutto ciò può essere reale. Il destino ha in serbo per i due una beffa ancora peggiore. La logica militare appare più ridicola di un passaggio a livello nel deserto da cui transitano solo cammelli, e più stupidamente fiera di un passo a due con un kalashnikov. Eppure il ridicolo e lo stupido sacrificano ragazzi, li nutrono di carne in scatola facendoli sprofondare letteralmente nel fango, e con essi lacerano padri, madri e cani. Qui la recensione completa.


READY PLAYER ONE

Di Steven Spielberg. Nell’anno 2045 l’inquinamento e la sovrappopolazione hanno rovinato la vita sulla Terra e molte delle sue città sono diventate baraccopoli. Come via di fuga dalle loro vite nelle città decadenti, le persone si immergono nel mondo virtuale di OASIS, dove possono prendere parte a numerose attività per lavoro, istruzione e intrattenimento. Quando il suo fondatore e creatore, James Halliday, muore, annuncia tramite il suo avatar Anorak l’Onnisciente un concorso in cui i giocatori devono trovare un easter egg all’interno del mondo di gioco, ma per sbloccarlo servono tre chiavi nascoste nei mondi. Riuscirà Wade Watts a trovarle tutte?


DOGMAN

Di Matteo Garrone. Periferia di Roma. Marcello è un uomo piccolo e mite che vive nella periferia della città. Possiede un locale di toelettatura per cani e divide le sue giornate tra il modesto lavoro, l’amore per la figlia Alida e un pacifico rapporto con i suoi vicini. Per arrotondare spaccia cocaina. Questo lo porta a instaurare una torbida amicizia con Simone, un delinquente locale che con piccoli crimini e atti di violenza terrorizza gli abitanti del posto, senza che nessuno abbia il coraggio di intervenire. Marcello dal canto suo gli procura la droga, lo aiuta in alcune rapine e subisce passivamente i suoi soprusi, accontentandosi della minima percentuale che Simone gli rende. Qui la recensione completa.


MEKTOUB MY LOVE: CANTO UNO

Di Abdellatif Kechiche. 1994. Amin abbandona gli studi universitari a Parigi per tornare nella natale Sète, cittadina sulla costa meridionale francese. La vicenda si sviluppa attraverso degli episodi di vita quotidiana tra bar, ristoranti, spiaggia e dintorni della cittadina, in compagnia di amici e cugini. Coprotagonista la generosa Ophélie, amante di un gaudente Tony, cugino di Amin. A seguire due giovani turiste da Nizza, Charlotte e Céline, la prima infatuatasi disperatamente del viveur, la seconda bisessuale, con la quale il protagonista ha un breve flirt. Amori, divertimento e liti che non lasciano apparentemente conseguenze. Qui la recensione completa.


BLACKKKLANSMAN

Di Spike Lee. All’inizio degli anni settanta, Ron Stallworth è il primo afroamericano a diventare poliziotto a Colorado Springs. Inizialmente viene assegnato all’archivio, dove deve affrontare il razzismo dei suoi colleghi. Mentre legge il giornale locale, nota un annuncio di reclutamento del Ku Klux Klan. Decide di chiamare il numero fingendosi un uomo bianco e parla con Walter Breachway, presidente del cantone di Colorado. Si fa aiutare dal suo collega Flip Zimmerman, che lo impersona per incontrare i membri del Ku Klux Klan di persona: Zimmerman partecipa agli incontri e incontra Walter Breachway, Felix Kedrickson, il membro più radicale del cantone, e un membro di nome Ivanhoe, che parla di un attacco imminente. Qui la recensione completa.


ZOMBIE CONTRO ZOMBIE

Di Ueda Shin’ichirô. Uno zombie sta per divorare una fanciulla giapponese che grida con voce stridula. Stop. Il regista passa davanti alla macchina da presa e interrompe la scena. In una fabbrica abbandonata si sta girando un film horror, ma le prestazioni degli attori non sono abbastanza credibili. La ragazza in particolare sembra non provare realmente terrore, e il capo del progetto cerca esattamente quello. Egli brama la verità sullo schermo. Ecco allora l’intuizione vincente. Perché non risvegliare davvero degli zombie? Qui la recensione completa.


ROMA

Di Alfonso Cuarón. 1970. Città del Messico. Cleo è una domestica nella casa di Sofia, suo marito Antonio, i loro quattro figli piccoli, la madre di Sofia, Teresa, e un’altra cameriera, Adela. Tra scene della vita di Cleo con la famiglia – la pulizia, la cucina, portare i bambini a scuola, servire i pasti, mettere a letto i bambini e svegliarli – diventa chiaro che il matrimonio tra Sofia e Antonio è teso, fino a quando Antonio, medico, parte per due settimane per recarsi ad una conferenza in Québec. In realtà non tornerà alla fine del viaggio, ma Sofia tiene nascosto il suo allontanamento ai bambini, dicendo loro che il viaggio si è prolungato. Qui la recensione completa.

https://youtu.be/fp_i7cnOgbQ


COLD WAR

Di Pawel PawlikowskiWiktor è un direttore d’orchestra e musicologo che viaggia attraverso la Polonia con la sua produttrice Irena sperando di reclutare melodie e talenti per il collettivo musicale che il nuovo regime comunista gli ha commissionato. È durante uno di questi provini che la carismatica cantante Zula entra nel campo vitale dell’uomo. Dotata nella voce e particolarmente affascinante nell’aspetto, Zula è anche opportunista fino al punto di mentire cinicamente. In qualche modo si innamorano ma, poiché nessuno dei due si dice davvero tutto, un filo di menzogna e malinconia si insinua sul nascere nel loro rapporto. Qui la recensione completa.


Vi auguriamo un buon 2019, sempre in nostra compagnia, alla scoperta dei film da vedere assolutamente. O da evitare come la peste. Felice anno nuovo!

GIOVANNI COSMOSIMONE ARONICAVINCENZO ALTOBELLI